sabato 16 novembre 2013

PENSIERI FATTI PER DIVENTAR... SPERANZE
(prima parte)

Fra le tante superficialità, distrazioni, polemiche, accuse, impegni presi e non rispettati e quant’altro ruota intorno al discorso ‘’immigrazione’’… è consolante (se vogliamo!) notare come almeno una parte del mondo, pur se piccola, si occupa di coloro che nessuno vede, che nessuno considera, che nessuno ascolta.

Aqib parlava di ‘’invisibili’’, oggi direi così ‘’ I visibilmente inascoltati’’, per dire che la loro presenza, pur essendo visibile sul territorio, non è MAI ascoltata, nessuno chiede di cosa hanno veramente bisogno, quali sono i loro progetti, le loro speranze,  qual è il loro vero traguardo, il loro obiettivo di vita.

I campi di accoglienza molto spesso non sono altro che luoghi di reclusione a cielo aperto, nel miglior dei casi; costretti a usare i materassi per ripararsi dalla pioggia più che per dormire; mentre per dormire ci sono i tubi di cemento o i cespugli; chiusi in reticolati a prova di fuga, come animali in gabbia che non hanno scelto di essere catturati né hanno affrontato la morte per finire intrappolati da coloro che si sono prodigati per salvarli.

Più che paradossi di un certo ignoto quanto disincarnato ‘’Destino’’ che viene troppo spesso chiamato in causa… io direi che si tratta dei paradossi ideologici prettamente umani di persone reali con tanto di nome e cognome che … come si suol dire… ‘’predicano bene e razzolano male’’!

Sì, perché molte volte quelli che vengono definiti ‘’aiuti umanitari’’ sono dei veri e propri  ‘’sequestri di persona’’; dopo il salvataggio in mare, infatti, la loro vita non è migliore di quella che vivevano nella loro patria: prigionieri, a tempo indeterminato, senza motivazioni, in luoghi poco idonei e poco accoglienti, un’apparente libertà non molto diversa dalla dittatura dalla quale sono fuggiti.

Cambia il nome… non la sostanza!

Il problema immigrazione è un problema grave, ma non irrisolvibile, se solo lo si volesse!

Nelle ultime settimane abbiamo assistito alla passerella dei ‘’grandi nomi, italiani e non’’ sull’isola di Lampedusa all’indomani dei drammi consumati nell’ottobre scorso, ma a tutt’oggi quello che sappiamo è che si sono presi degli impegni che forse non potranno essere mantenuti per difficoltà apparentemente legati al discorso economico, in realtà il problema è più che altro di tipo culturale-ideologico, di gran lunga più grave di quello economico!

Le risorse economiche si riuscirebbero anche a trovare, ma la soluzione non la si troverà mai se a mancare è la volontà; ciò che veramente manca, infatti, è la volontà di voler affrontare e cercare di risolvere il problema concretamente.

Occorre innanzitutto superare la convinzione che il problema riguardi solo un Paese, in questo caso solo l’Italia; occorre considerare l’immigrazione come un’emergenza umanitaria, ciò cambia la prospettiva e quindi l’approccio al problema; occorre capire le cause e valutare ogni cosa tenendo conto più che delle nostre leggi, spesso, purtroppo, fortemente razziali, quanto  delle necessità vere delle persone coinvolte; considerare gli immigrati ‘’parti in causa’’ e non un ‘’peso, un problema in più’’, non un’occasione per passerelle politiche che lasciano il tempo che trovano, ma un impegno serio e concreto, un impegno reale per persone reali… perché il problema vero è proprio questo: considerare gli immigrati ‘’PERSONE’’, intendendo per persone ‘’soggetti portatori di bisogni, sogni, desideri, progetti’’.

Invece, se per una parte del mondo, loro sono soltanto ‘’merce da comprare, vendere, uccidere all’occorrenza’’; per l’altra parte del mondo, essi sono, nel miglior dei casi, ‘’manodopera da sfruttare’’; ciò che emerge prepotentemente è la tendenza del mondo a considerare l’altro come ‘’oggetto’’, cioè come qualcosa che non possiede né cuore né sentimenti e nemmeno la ragione.

E questo non solo è grave, gravissimo, nel Terzo Millennio, ma è INACCETTABILE per qualsiasi epoca storica!!!

Domenica, 3 novembre a Lampedusa, nella Riserva naturale orientale dell’isola dei Conigli gestita da Legambiente, proprio davanti alla costa, a un mese esatto dalla tragedia, il Comune di Lampedusa e Linosa, in collaborazione con Legambiente, hanno organizzato una celebrazione, accompagnata dai rintocchi di una campana nautica: l’accensione di 366 lumini e la messa a dimora di altrettante piantine per ricordare le vittime del naufragio del 3 ottobre scorso:
“Pianteremo piccoli arbusti – dice il presidente di Legambiente – per ricordare i naufraghi del 3 ottobre e tutti gli altri migranti scomparsi in mare, una strage silenziosa dai numeri impressionanti. Domenica saranno messe a dimora le prime 50 piantine nell’area protetta e nei giorni successivi proseguiremo con la piantumazione delle altre 316, fino a creare il Giardino della memoria.

Abbiamo ritenuto importante creare proprio qui un piccolo bosco, un luogo vivo e destinato a crescere, che rammenti a tutti l’indiscutibile necessità del rispetto dei diritti umani.

Lampedusa deve essere una terra d’accoglienza e non di morte.

Ci aspettiamo al più presto, dall’Italia e dall’Europa, un cambiamento definitivo e reale delle politiche di accoglienza, che metta al primo posto la salvaguardia della vita umana”.

Di questo cambiamento c’è urgente bisogno, ma non basta augurarselo, non basta sperarlo, occorre adoperarsi in prima persona per realizzarlo e qui… l’impegno diventa disimpegno, le presenze diventano assenze, i buoni propositi restano solo propositi e faticano a trasformarsi in azioni concrete.                                                                                                                                (continua…)

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