venerdì 25 aprile 2014

PAGINE DI STORIA
Riporto, oggi, una riflessione di Véronique scritta nel 2008; mi ha colpito molto leggerla, perché sembra scritta stamattina mentre il telegiornale annuncia l’ennesimo sbarco a Lampedusa.
Il dramma dei profughi è lo stesso da sempre, i loro sentimenti, le loro speranze, le loro difficoltà… purtroppo ci si è accorti solo adesso che le migliaia e migliaia di profughi che hanno percorso il Mare Nostrum in tutti questi anni potevano essere salvati soltanto con un po’ di buona volontà e una migliore organizzazione fra soccorsi e campi di accoglienza.
Ma si sa, purtroppo per noi, che spesso prevalgono più facilmente le logiche disfattiste soggiogate  dalla crudeltà di quel razzismo che nega un aiuto a chi si trova in uno stato di pericolo e di necessità… 
Fino a quando quella presunta Civiltà dalla testa non scenderà nel cuore potremo solo immaginare un mondo migliore e senza confini ideologici, geografici, culturali, un mondo semplicemente capace di accogliere senza discriminazioni, di amare vedendo nell’altro soltanto il fratello bisognoso, il fratello spaventato, il fratello che ha fame, sete e tante speranze nel cuore… proprio come noi… proprio come me!
‘’Mi sono sempre chiesto com’ è l’ isola, se ha il cuore per accogliere il dolore dell’ altro continente, così vicino e così  lontano. A volte ho immaginato le donne con i bambini e il mare nel lungo viaggio, la fame e la sete, ho immaginato la speranza dentro il loro cuore, la stanchezza, la paura, lo sguardo fissato sull’isola.
Ho molto sognato su Lampedusa che vedevo come una terra faro, ma anche crudele dove si frammenta il desiderio di allontanare la fame.
Ho sentito il sale sul volto, il ricordo del sole livido.
Ho immaginato i corpi annegati, il sole della speranza scoppiato nel cuore, ho immaginato le mani che afferravano  la sabbia, segno di una libertà raggiunta.
Non ho mai incrociato un solo sguardo, perché era terribile da incrociare, solo si vedeva un gruppo disperato, ma a volte vorrei ascoltare una voce venuta dall’ altro continente, raccontare il lungo viaggio, la speranza, non solo immaginare.’’ (Veronique)

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