sabato 18 ottobre 2014

ED ORA E’ … CAOS NEL CAOS !

Eccoci al bivio! Siamo giunti al momento della svolta, del cambio di guardia, di un cambio al comando della ‘’Missione immigrati’’: dal primo novembre si passa dall’operazione Mare Nostrum a Triton, ciò dovrebbe permettere di svoltare pagina e… almeno in teoria… migliorare la situazione non più sostenibile da parte della sola Italia impegnata da tempo nel salvataggio, accoglienza, assistenza e a tutto ciò che è stato necessario mettere in atto per rispondere alle richieste di aiuto di centinaia di migliaia di immigrati.
In un articolo su ‘’www.Ilfattoquotidiano.it’’ del 18 ottobre c.a., possiamo apprendere le ultime decisioni in tema di immigrazione:

MIGRANTI, UE: AL VIA TRITON PER CONTROLLO FRONTIERE. ALFANO: 
‘MARE NOSTRUM CHIUDE’
Il primo novembre parte Triton, operazione europea affidata all’agenzia Frontex ma coordinata dall’Italia. Si occuperà solo del controllo delle frontiere marittime, anche se “la sorveglianza dei confini resta agli Stati membri”. Ma l’avvio della missione per Angelino Alfano esclude la prosecuzione di Mare Nostrum: “Sarà chiusa. Non convivrà con Triton“. Una posizione, quella del ministro dell’Interno, che si scontra con quella di Gil Arias Fernandez, direttore esecutivo di Frontex, che già a settembre aveva messo in chiaro che la nuova operazione non avrebbe sostituito Mare Nostrum, impegnata nella ricerca e nel soccorso dei migranti. Quindi, due missioni con obiettivi diversi.
Ora lo stop del ministro degli Interni sembra essere definitivo. “Sarà individuata una data del Consiglio dei ministri, la cosa certa è che Mare Nostrum si concluderà e che Triton partirà il primo novembre”, ha detto Alfano. Una posizione che era già stata anticipata a fine agosto quando, durante un incontro con il commissario europeo agli Affari interni Cecilia Malmstroem, Alfano aveva annunciato che il suo obiettivo era “avviare Frontex-Plus (ora Triton, ndr) e poi ritirare Mare Nostrum. Una missione che, secondo il titolare del Viminale “è nata come operazioni di emergenza e a tempo”. E nonostante Malmstroem avesse risposto che Frontex-Plus “non potrà sostituire Mare Nostrum” perché avrà risorse “più limitate” e non avrà la capacità dell’operazione italiana che ha già salvato 100mila persone nel Mediterraneo”, la posizione di Alfano è rimasta sempre immutata in queste settimane. Fino alla conferma del 16 ottobre, in cui il ministro dell’Interno ha ribadito che la chiusura di Mare Mostrum coinciderà con l’avvio della nuova operazione di Frontex. A Triton partecipano 26 Stati, come precisa Fernandez chiarendo i dubbi che c’erano stati sul numero delle adesioni, per un budget di 2,9 milioni di euro al mese. Risorse che secondo Fernandez sono “più che sufficienti per coprire i fabbisogni dell’operazione”.
Frontex: “Chiusura Mare Nostrum? Decisione spetta a governo italiano”. ”L’agenzia e l’Unione Europa non possono sostituire gli Stati membri nella responsabilità di controllare le loro frontiere: da noi ci sarà un supporto”, ha detto il direttore esecutivo Fernandez, sottolineando come il ruolo dell’agenzia sia quello di “integrare il compito degli Stati che si trovano ad affrontare crisi promuovendo operazioni congiunte“. Ed è proprio all’interno di questa operazione di coordinamento che si inserisce Triton, che deve però avere vita propria rispetto a Mare Nostrum. ”La decisione se ridurre o terminare quest’ultima operazione spetta al governo italiano”, precisa Fernandez che sottolinea gli obiettivi che differenziano le due operazioni. “Salvare vite umane è sempre una priorità – prosegue – ma il mandato dell’agenzia è quello di controllare le frontiere, non facciamo ricerca e soccorso”.
Fernandez ha anche rilevato che “l’agenzia non ha imbarcazioni in grado di andare vicino alle coste libiche”, come invece accade per i mezzi di Mare Nostrum, “né siamo autorizzati a farlo” e ribadisce il divieto assoluto dei respingimenti in mare (“non sono neanche da prendere in considerazione”) e anticipa che i migranti recuperati nel corso di Triton “saranno portati in Italia, perché è lo Stato che ospita l’operazione”. In questo caso, “non vale il principio della nazionalità dell’unità che compie il salvataggio”. Per Fernandez, però, è chiaro che l’impegno dell’agenzia finisce “nel momento dello sbarco di queste persone sul suolo italiano; tutto il resto compete a scelte politiche da fare in sede europea”.
Amnesty: “No a chiusura di Mare Nostrum”. La sezione italiana di Amnesty International ha scritto al premier Matteo Renzi e al ministro dell’Interno Alfano affinché Mare Nostrum non chiuda perché è convinta che con Triton la situazione non possa migliorare. “Mare Nostrum non può essere in nessun modo ridimensionata – scrive Amnesty – ma deve essere piuttosto potenziata e sostenuta da tutti gli stati membri dell’Ue” perché mentre “Mare Nostrum copre sia le acque europee che quelle internazionali, Triton avrebbe un campo d’azione molto più ristretto”, fermandosi “al controllo delle frontiere”. “È ormai chiaro – conclude la lettera – che Triton risponderà solo parzialmente alle reali e attuali esigenze di ricerca e soccorso in mare al fine di salvare vite umane”.

Mi chiedo, e credo legittimamente, alla luce di tutto questo, che senso abbia l’ affermazione di Fernandez: ‘‘Salvare vite umane è sempre una priorità, ma il mandato dell’agenzia è quello di controllare le frontiere, non facciamo ricerca e soccorso”.
Sarebbe stato preferibile, per un fatto di onestà intellettuale e morale, togliere la prima parte dell’affermazione e lasciare solo la seconda, sarebbe stato più credibile e forse avremmo anche cercato di capire, ma così no, questa è ‘’ipocrisia a buon mercato’’, questo è mettere le mani avanti e tirare dritto per la propria strada, confondendo le idee, camuffando le intenzioni, fingendo un senso umanitario che non esiste e che viene immediatamente annullato dalla seconda parte della frase!
Leggendo questo articolo e in modo particolare questa affermazione, mi viene da pensare all’eterno dilemma  shakespeariano, nel suo famoso Amleto: ’essere o non essere, questo è il problema: se sia più nobile d'animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell'iniqua fortuna, o prender l'armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli.’’
Il dilemma che Amleto si pone è fra l’agire o il sopportare; ma mentre per Shakespeare il sopportare è espressione di una nobiltà d’animo, nel nostro caso il sopportare  rivela la presenza di una distanza dal vero problema, la volontà di volerne restare fuori, di fronte ad un coinvolgimento forzato si risponde con  un colpo di coda, come dire: il problema c’è, lo sappiamo, ma non abbiamo nessuna intenzione di farcene carico. Il sopportare, quindi, non ha niente a che fare con la nobiltà d’animo… tutt’altro… qui l’animo viene quanto mai mortificato dalle ipocrisie né tanto meno si ha nessuna intenzione di combattere contro le tribolazioni… a meno che non siano le proprie; quelle degli altri interessano poco!
Proseguendo con  Shakespeare ‘’Morire, dormire, nulla di più, e con un sonno dirsi che poniamo fine al cordoglio e alle infinite miserie naturale retaggio della carne, è soluzione da accogliere a mani giunte.
Morire, dormire, sognare forse: ma qui é l'ostacolo, quali sogni possano assalirci in quel sonno di morte quando siamo già sdipanati dal groviglio mortale, ci trattiene: é la remora questa che di tanto prolunga la vita ai nostri tormenti.
Morire. Dormire. Questi due termini che Shakespeare mette insieme vedendo nel dormire il morire stesso o nel morire il dormire stesso, assumono qui un significato che va ben oltre la metafisica shakespeariana: mentre tanti muoiono, qualcuno dorme!
È l’infinita miseria della nostra carne! Il naturale retaggio dei nostri limiti. Il problema diventa a questo punto il sogno: quali sogni (tranquilli) si potrebbero fare quando milioni di persone si dipanano nel groviglio mortale della guerra, della persecuzione, delle epidemie e della lunga lista dei loro tormenti: mancanza di cibo, di acqua, di medicine, di cultura… di diritti?
E di tormenti Shakespeare ne sapeva qualcosa: ‘Chi vorrebbe, se no, sopportar le frustate e gli insulti del tempo, le angherie del tiranno, il disprezzo dell'uomo borioso, le angosce del respinto amore, gli indugi della legge, la tracotanza dei grandi, i calci in faccia che il merito paziente riceve dai mediocri, quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto con due dita di pugnale? ‘’.
Tormenti che di secolo in secolo non cambiano mai, cambiano i volti, i nomi, i tempi, i luoghi,  non le ignominie del potente, del dittatore, dell’aggressore di turno e cambiano anche le risposte del mondo e in queste bisogna mettere in conto, a quanto pare, anche la possibilità delle non-risposte, come quelle della nostra cara Europa!
Questa  frase, poi, sembra sia stata scritta, profeticamente, da Shakespeare proprio in risposta a Fernandez: . E così imprese di grande importanza e rilievo sono distratte dal loro naturale corso: e dell'azione perdono anche il nome...’’!
È proprio così: le imprese di grande importanza finiscono con il perdere anche il nome di ‘’azione’’, restano demagogia, retorica, discorsetti impregnati di manierismo, discorsi artificiosi ed accademici che tendono ad abbellire le brutte notizie, quasi come la ‘’pillola addolcita’’ della più famosa baby sitter: Mary Poppins, che allegramente canticchiando diceva che ‘’ con un po’ di zucchero anche la medicina più amara va giù!’’
Ma qui non si tratta di somministrare medicine amare inzuccherate di buoni sentimenti, qui si tratta di salvare vite umane in condizioni di disperazione, le favolette vanno lasciate da parte e forse va preso in seria considerazione l’altro famoso dilemma che ci suggerisce Totò: siamo uomini o caporali?
Gli uomini sono quelli che si assumono le loro responsabilità e sanno agire in situazione di emergenza o di assestamento con coerenza e coraggio, nel rispetto della vita umana; i caporali sono quelli che agitano la frusta dicendo che è per il bene degli operai!
Mi sembrano due posizioni molto lontane fra loro e sicuramente da non considerarsi come alternative l’una dell’altra!
Ma volendo essere concreti, facciamo anche noi i conti… con i conti!
Leggendo i commenti relativi all’articolo riportato, è possibile farsi un’idea di quello che c’è dietro questo finto buonismo: il problema vero è che … i conti non tornano!
26 stati membri UE parteciperanno all’operazione Triton per controllare le frontiere, con un budget economico pari a un terzo di quello messo in campo dall’Italia per l’operazione Mare Nostrum: dunque la questione è tutta qui!
Fernandez dice chiaramente che i fondi stanziati sono sufficienti per l’operazione che si intende portare avanti, poi sottolinea che non hanno né i  mezzi né i fondi sufficienti per salvare le vite, pur considerando prioritario il salvare le vite!
 Se l’Italia vorrà farsene carico, bene, in caso contrario il problema riguarda soltanto la sua coscienza nazionale!
A questo punto bisogna fare un distinguo, altrimenti si rischia di non capirci niente: l’obiettivo di Triton è il controllo delle frontiere e per fare questo i fondi sono sufficienti.
Salvare le vite non fa parte dell’impegno di questa Agenzia, perché mancano i fondi.
Ma allora quest’operazione in che cosa consisterà? In un giro su navi da crociere per godersi il mare azzurro del Mediterraneo, intascare i fondi  e dire di aver svolto il proprio dovere?
Che cosa si intende per controllo delle frontiere e a che cosa servirà tale controllo se poi gli immigrati che saranno individuati saranno sbarcati sulle coste italiane e lasciati, ancora una volta, alle cure della sola Italia?
Dove sono gli altri 25 Paesi membri? In che cosa consiste il loro intervento e la loro adesione all’operazione? Qual è la loro parte?
Non possono salvare, non possono accogliere, non possono intervenire in nessun modo sul piano umanitario… quale dunque il senso della loro partecipazione?
Forse c’è da chiedersi se l’Europa abbia colto il nocciòlo della questione: non si tratta di un semplice problema politico-militare, ma di un serio problema socio-umanitario; forse che il rigorismo europeo non è in grado di cogliere questa macroscopica differenza?
O forse è più comodo sorvolarla e fingere di non capire?
Emergency, giustamente, inquadra molto chiaramente il problema, ed invita ad essere vigili e responsabilmente partecipi all’emergenza che si è venuta a creare negli ultimi tempi, perché la superficialità o i conti fatti solo con ‘’i conti’’ prima o poi si pagano in costi molto più salati di quelli che si sarebbero potuto porre in essere nei tempi giusti!
Ma l’Europa, a quanto pare, preferisce piangere sul latte versato, piuttosto che porre attenzione prima che il latte si versi.
E se per latte versato s’intende ‘’vite umane in pericolo’’, l’intervento fatto prima o dopo… fa la differenza!
Non  basta affermare che  salvare vite umane abbia la priorità, se poi non si ha intenzione di passare dal pensiero all’azione.
Diceva bene, tornando a Shakespeare ‘’ Chi vorrebbe caricarsi di grossi fardelli imprecando e sudando sotto il peso di tutta una vita stracca, se non fosse il timore di qualche cosa, dopo la morte, la terra inesplorata donde mai non tornò alcun viaggiatore, a sgomentare la nostra volontà e a persuaderci di sopportare i nostri mali piuttosto che correre in cerca d'altri che non conosciamo? ‘’.
Sì, chi vorrebbe farsi carico di grossi fardelli e sudare sotto il peso di una vita stanca? Chi?
Ecco la stanca Europa di cui ci parla papa Francesco, un’Europa stanca che non ha neanche più timore di quel ‘’qualche cosa dopo la morte, di quella terra inesplorata donde mai nessun viaggiatore tornò mai’’; la volontà di questa Europa non è sgomenta, ma inattiva, oserei dire sepolta sotto la densa coltre del secolarismo.
Il filosofo tedesco Jürgen Habermas, nel discorso di accettazione del Premio per la pace conferitogli dall’Associazione editori e librai tedeschi il 14 ottobre 2001, ebbe a dichiarare:  la secolarizzazione fuori controllo sembra porre una sfida decisiva al sacrosanto principio della “società aperta”, vividamente descritto da Karl Popper nel 1945’’, il che significa che da oltre 60 anni si parla di società aperte, ma il secolarismo galoppante ha avuto la meglio e le società restano aperte nei bei discorsi, ma chiusi e serrati nel momento dell’azione e la chiusura della mente è certamente la meno drammatica, la tragedia vera è la chiusura del cuore che porta le mani a restare serrate in pugni, piuttosto che ad aprirsi verso l’altro.
Sì… ‘Così ci fa vigliacchi la coscienza; così l'incarnato naturale della determinazione si scolora al cospetto del pallido pensiero.’’ , Shakespeare lo aveva ben capito … ma anche noi lo capiamo altrettanto bene… se non fosse per quella vigliaccheria della coscienza che ce ne toglie la sofferenza!

Forse più che lavarsi  le mani ‘’con le belle parole’’ stando in poltrona, sarebbe ora che qualcuno cominciasse a sporcarsele davvero in campo ‘’con i fatti concreti’’.


Quel ‘’Così ci fa vigliacchi la coscienza’’ di shakespeariana memoria forse è meno noto del suo ‘’essere o non essere’’, ma sicuramente più perfettamente calzante allo stato attuale della Nostra cara Europa e forse, pensandoci bene, non le farebbe neanche tanto male il chiedersi, coscienziosamente, che cosa vorrebbe veramente ESSERE!

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