Fra commenti e fughe…la responsabilità s’impone!
Parallelamente al susseguirsi della conta dei morti nell’Olocausto mediterraneo, abbiamo assistito, in questi mesi scorsi, anche ad un proliferare di commenti, pensieri, riflessioni, polemiche sull’argomento, molte volte sono stati dei veri e propri atti d’accusa che rimbalzavano da un nome all’altro, nomi di coloro che in qualche modo erano responsabili o coinvolti nell’emergenza del salvataggio o nell’organizzazione logistica della stessa.
Senza voler giudicare nessuno e senza la pretesa di essere nel giusto, mi sembra opportuno offrire una riflessione ‘’sulle riflessioni’’, cioè sui commenti di coloro che hanno espresso il loro parere sull’argomento, affinchè dalla diversità dei commenti possiamo trarne un insegnamento o perlomeno cercare di capire chi siamo, chi sono gli Italiani del Terzo Millennio, i loro valori o le loro difficoltà ad accogliere valori di solidarietà, di empatia, di rispetto e di accoglienza dell’altro, dello straniero, del diverso e verificare anche la nostra capacità di resilienza cioè la capacità (attiva) di fronteggiare le difficoltà per ricostruire la propria vita adeguandola ai nuovi fatti che vengono a scombussolare la ‘’quotidianità’’, la staticità delle certezze acquisite, in pratica la rivoluzione del tempo che passa, la dinamicità dell’esistere, imprevedibile, a volte anche improponibile.
La resilienza non è una semplice resistenza (passiva) alle avversità, come un subìre e un lasciar passare su di sé gli eventi negativi cercando di non lasciarsi coinvolgere da essi, ma è una reazione matura di ‘’accoglienza e superamento della difficoltà’’, un modo che esalta l’intelligenza e la stimola a non lasciarsi schiacciare dai problemi, ma a fare ‘’dei problemi’’ un ‘occasione di crescita e di miglioramento di se stessi.
Friedrich Nietzsche diceva: «Tutto ciò che non mi distrugge mi rende più forte», ecco la resilienza è la capacità di non lasciarsi distruggere dalle difficoltà, ma approfittare di esse per diventare più forti nel rapporto con se stessi, nel superare quelli che sono i limiti della propria persona.
Leggendo dei commenti presenti su un sito riguardante l’emigrazione, mi sono sorti alcuni interrogativi inquietanti che mi hanno fatto riflettere sul chi siamo davvero e sul dove stiamo andando, verso quale società siamo proiettati o quale società stiamo costruendo e che ci apprestiamo a lasciare in eredità ai nostri figli.
Alcuni commenti mi hanno letteralmente sconcertata, altri leggermente rincuorata, ma ciò che emerge nel leggerli tutti è un quadro d’insieme allarmante, che ci dovrebbe davvero far riflettere seriamente e a lungo sulle nostre capacità di ragionamento e sulla validità socio-esistenziale dei nostri ragionamenti, sul tipo di società che stiamo costruendo.
Riporto qui di seguito alcuni di questi commenti, tireremo alla fine le conclusioni:
1 - Accadrà che ci domanderemo, alcuni lo stanno già facendo, se valga la pena raccogliere i corpi dei migranti in mare. Oramai sono morti, ha senso sprecare energie e soldi per dare loro una sepoltura già felicemente avvenuta? La crisi economica riduce ogni spazio per la comprensione e la solidarietà, e la faticosa conta delle zattere della disperazione, la quotidiana misura di un’invasione di corpi che non riusciamo a ospitare, restituisce alla nostra umanità un senso di smarrimento, di afasia.
Ma questi sono motivi decenti per perdere ogni seme di civiltà, sono ragioni sufficienti per farci incamminare verso la barbarie?
2 - Dobbiamo davvero augurarci che il mare, il Mare nostrum, divenga vasca per morti, luogo di un genocidio indiscriminato, al quale guardiamo senza più stupore e senza nemmeno più commiserazione? Facciamo invece il conto delle operazioni militari internazionali che si susseguono, proviamo a indicarne almeno un paio dove l’intervento armato abbia contribuito a risolvere anziché acuire i vari conflitti regionali. Proviamo poi a fare la resa del conto, a mettere in ordine le spese in vite e in finanze e – una a una – addizionarle. Armi e morti e poi armi e altri morti e poi ancora armi…
3 - L’unica risposta efficiente dell’Occidente è divenuta la chiamata alle armi, per via diretta o negoziata. Scomparsa dall’agenda alcuna forma di mobilitazione pacifica internazionale, di quella che trent’anni fa da noi fu chiamata Cooperazione allo sviluppo (defunta per il peso della nostra corruzione che la depredò rendendo anche quella missione uno strumento per fare affari loschi lontani da casa). Abbiamo bombardato Gheddafi, esultato alla primavera araba, sostenuto la rivolta tunisina e poi, quando l’azione della nostra civiltà e l’aiuto, l’attenzione dei nostri governi avrebbero dovuto agevolare una benché minima tenuta democratica, siamo corsi via, infischiandocene di ciò che sarebbe accaduto. La Libia è così divenuto un pontile per affamati, una piattaforma di transito per l’umanità dolente che cerca con la fuga una prova della dignità della vita.
4 - Questo evento logico nella sua disperazione è stato trasformato da noi in una prova insostenibile di resistenza al proprio destino di morte. L’Italia ha messo in campo la Marina militare che ha svolto, nei limiti della sua funzione, un compito egregio, riuscendo a salvare centinaia di migliaia di persone. Anche questa minima ma essenziale azione di protezione civile pare divenuta esorbitante. Il ministro dell’Interno Alfano chiede che la nostra marina sia sostituita da altre. Venga l’Europa a organizzare se non l’accoglienza almeno la conta dei morti. Siamo a un passo dall’azione di osservazione muta dell’olocausto in mare: lasciamo che i morti nutrano le acque e facciano da scudo al nostro terrore, siano ammonimento ai prossimi in arrivo: se salpi muori, ti conviene?
5 - Premettendo il rispetto per i morti, ma qui ormai il significato delle parole è stato abolito. Come si fa a usare la parola "olocausto" in connessione ai barconi affondati nel Mediterraneo? Non mi pare sia stata la nostra marina che di punto in bianco si è messa a sparare (anche se in Australia è legittimo che le navi dell'esercito possono affondare imbarcazioni che provano a entrare illegalmente in acque territoriali). Comunque l’ olocausto era riferito ai nazisti che sterminavano gli ebrei
6 - La domanda che l'autore ci pone in questo articolo è di per sè retorica.
Non recuperiamo i corpi? Siamo privi della minima Pietas umana. Siamo mostri.
Siamo cinici ed indifferenti.
7 - Giro a lui la domanda. Se non impieghiamo le risorse per la nostra povera gente, per i nostri disoccupati, per i disabili, vedove ed orfani di chi per la crisi si è suicidati, cosa siamo?
La risposta io la conosco. Siamo TRADITORI. Non basta il Mare Nostum, dobbiamo anche fare il De Profundis? Ecchè, siamo i colpevoli di tutte le nefandezze del mondo?
8 - Bisogna mettersi in testa che non possiamo ospitare tutti coloro che vengono
da paesi piu' poveri del nostro.
Fra Africa e Medio Oriente ci sono centinaia di migliaia di persone e noi ne abbiamo pure troppi.
Lavoro non ci sta nemmeno per noi e le spese per mantenere quelli arrivati quest'anno
comportano tasse che rovinano l'economia e impediscono di incentivare assunzioni di cui i giovani avrebbero bisogno.
Quasi il 50% dei nostri giovani è disoccupato, cosa succederà quando
non avranno più i genitori ad aiutarli ?
Non si tratta di razzismo, ma di buonsenso, continuando così non ci sarà futuro nè per gli italiani né per gli immigrati.
9 - Da quando esiste l'Africa, guerre e dittature sono state la norma, ad eccezione degli stati coloniali. Negli ultimi dieci anni scopriamo che tutti gli africani sono dei rifugiati che scappano dalle guerre. Soluzione? Saltare su un barcone rattoppato per finire in braccio a navi appartenenti al paese più ridicolo del mondo. In realtà costoro vogliono venire in Europa perchè pensano sia meglio per loro, si può anche capire, ma se passasse il concetto che chiunque va dove vuole senza alcuna regola, il mondo semplicemente salterebbe per aria. Quel che sta capitando in Italia tra buonismo d'accatto e indifferenza.
10 - Come al solito, noi Italiani dovremmo pensare, oltre ai nostri problemi, a risolvere pure quelli dell'Africa intera e di buona parte dell'Asia.
Se diciamo che non ce la facciamo siamo brutti cattivi e razzisti.
Curiosità: ma i migranti ci pensano ai problemi che abbiamo noi?
a me dispiace che muoiano tutte quelle persone: ma non gli ho certo detto io di venire qui, quindi non vedo perchè dovrei prendermene la responsabilità.
A loro dispiace per il 40% di giovani disoccupati? Dispiace per gli imprenditori suicidi? Dispiace per chi si è suicidato o è stato sfrattato o è finito sulla strada perchè ha perso il lavoro?
Mi si dirà" ma non sono problemi loro, sono problemi dei nostri politici!", bene, perfetto: allo stesso modo posso rispondere pure io.
11 - Adesso sentiamo quotidianamente notizie del tipo: oggi la Marina ha portato in Italia 400/800/1200 migranti (in realtà rifugiati). Se queste missioni dovessero interrompersi, a giudicare dalle condizioni dei natanti su cui arrivano, dovremmo sentire: oggi 150 richiedenti asilo sono morti; il giorno dopo 300 richiedenti asilo tra cui 20 bambini sono annegati...giorno per giorno assisteremo alla conta di questo olocausto. E io sarò lì a ricordare, per ogni morto, i nick di quelli che hanno postato commenti CONTRO il loro diritto di vivere e dei politici che li hanno seguiti
12 - Molto scorretto il tuo terrorismo morale e ricattatorio, allora x coerenza devi schierarti a favore di ogni ultimo che subisce violenza morale e fisica nel mondo e credo che siano nell'ordine di miliardi di persone. Sei dunque in grado di farti carico di tanta sofferenza?
13 - Ne avete combinate troppe, con le vostre motivazioni "umanitarie"
Quindi assumi quel che sei, uno a cui non importa nulla della vita umana, perciò nulla della sua stessa vita.
14 - Il Mediterraneo è diventato una tomba? Ce ne faremo una ragione.
Lei scambia l'indifferenza italica con la consapevolezza di non poter affrontare un problema più grande di noi. Noi tutti dobbiamo pensare a sopravvivere con la crisi che ha distrutto l'economia e già solo questo è uno sforzo immane.
Come possiamo pensare di poter risolvere i problemi di un continente intero, che peraltro in ampie parti è persino più ricco di materie prime del nostro, quando noi stessi stiamo lentamente e inesorabilmente affondando?
Uno stato serio avrebbe ripristinato l'unica misura decente, cioè i rimpatri forzati delle imbarcazioni dei migranti, invece di andarseli a prendere, con il risultato di avere già adesso le città invase di migranti che sono una calamità per le nostre già esigue finanze.
Tanto per fare un esempio, a Catania, uno dei corsi centrali della città, di notte è diventato un rifugio per migranti, alla faccia delle risorse che dovrebbero essere, un mio amico mi ha detto che lo stesso accade alla stazione Termini di Roma, pure a Bologna… e noi dovremmo metterci a piangere, per tutti i poveri migranti che muoiono nella traversata?
15 - PROVO PROFONDA VERGOGNA PER I COMMENTI DISUMANI A QUESTO INTERVENTO, SIAMO VERAMENTE NOI ITALIANI CHE STIAMO NAUFRAGANDO DALLA CIVILTA'!
Mi fermo qui con i commenti dei lettori, con questo appello alla ‘’defunta civiltà umana’’ e proviamo a tirare le conclusioni: che l’Italia sia in crisi è ormai un ritornello ‘’svenduto’’, perché questa crisi la si mette dappertutto, soprattutto quando si tratta di decisioni che hanno a che fare con la solidarietà e l’impegno umanitario, come se la crisi fosse causata dagli immigrati o potesse essere superata semplicemente con la non-accoglienza degli immigrati. Questo tirare in ballo la crisi ogni qualvolta che si tratta di occuparsi di qualcun altro che non sia se stessi è la prova della nostra ‘’fallita civiltà’’, perché quando una civiltà è fatta di ‘’oggetti’’ e non di ‘’soggetti’’, quando fa solo rima con consumismo e populismo, quando per civiltà si intende un piangersi addosso per i problemi, uno scaricare le responsabilità sui più deboli, un vedere nell’altro un ostacolo al proprio progresso, una limitazione o un aggravio dei problemi già esistenti… allora abbiamo proprio sbagliato tutto!
Il progresso ha prodotto beni di consumo, un benessere materiale ed economico che è durato quel che è durato, che è imploso in se stesso, così ora ci troviamo in mezzo ad una crisi economica spaventosa per le conseguenze sociali e con una società che oltre alle mancate risorse economiche avverte anche la mancanza di risorse morali, etiche, di resilienza: cioè di mancata fiducia nelle sue capacità di risollevarsi.
In questo clima di profonda crisi morale e di devastante crisi economica ecco che sopraggiunge un nuovo problema a scatenare una terza crisi: quella umanitaria.
In tempi già difficili si complica la situazione con la necessità di occuparsi oltre che di se stessi, anche di altri che vengono da esperienze più dure e difficile delle nostre.
Che fare? Come porsi di fronte a tutto questo?
C’è chi spara sui morti, c’è che ribalta e scarica tutti i problemi sugli altri, che siano i politici nostri o gli immigrati, c’è chi prova a fare un timido ragionamento umanitario ma si ritrova bombardato dai suoi stessi connazionali come ‘’quello che stona, voce fuori dal coro e dalla realtà’’; c’è chi urla la sua rabbia, c’è chi accusa puntando l’indice e c’è chi difende restituendo al mittente le accuse proponendo un esame di coscienza per recuperare un minimo di umanità.
Il quadro che ne emerge è quello di un popolo ‘’figlio del consumismo, del perbenismo materialistico, capace di fare i conti solo con i soldi delle proprie tasche o con quelli delle tasche degli altri… abbiamo disimparato o completamente abrogato il fare i conti… con la propria coscienza!
Siamo diventati un monologo di frasi fatte, siamo un contenitore di luoghi comuni e preconcetti, siamo pieni di niente… ci siamo svuotati della nostra stessa sostanza umana, siamo vuoti di ‘’umanità’’!
Dopo aver letto questi commenti, mi venivano in mente le manifestazione degli animalisti dei giorni scorsi per la morte accidentale dell’orsa Danzica, per dosi eccessive di sonnifero, e la preoccupazione di tanta gente per i suoi due cuccioli: chissà se ce l’avrebbero fatta a sopravvivere con l’inverno in arrivo!
Cortei e proteste hanno animato le strade delle cittadine per giorni, striscioni e slogan contro gli autori di questo ‘‘assassinio’’, per giorni si è gridato ed infierito contro una simile barbarie!
Con tutto il rispetto per la morte dell’orsa e per i princìpi degli animalisti e di coloro che hanno pianto la morte dell’orsa, ma non mi pare di aver visto qualcosa di simile per i circa 500 migranti barbaramente e volutamente annegati in pochi giorni sotto gli occhi di un mondo intero: si trattava di giovani, donne e bambini… non di bestie!
‘’Circa 1900 i morti in 8 mesi…
Migranti, erano 250 sul barcone naufragato a largo della Libia.
Recuperati 20 corpi…
Migranti, sbarcati in Sicilia 600 profughi siriani e palestinesi: 197 sono minorenni…
E si potrebbe continuare con una lunga lista di numeri relativi ai naufragi…
La morte di Danzica, con tutto il rispetto per quanto le è accaduto … mi sembra ben piccola, modesta oserei dire… insignificante cosa davanti ai genocidi, alle stragi volontariamente provocate nel Mediterraneo dagli scafisti, all’indifferenza di un’Europa che fa i conti con lo spread e con i BOT e che ha dimenticato oltre che la sua coscienza morale anche la sua memoria storica: un tempo si partiva dai loro porti con grandi imbarcazioni per colonizzare, sfruttare e dominare quei popoli che oggi chiedono aiuto.
Non vorrei parlare di doveroso ‘’risarcimento morale’’ verso questi popoli, ma senza dubbio non si può non parlare di responsabilità civile e politica nei confronti di chi è stato travolto da una furiosa ondata di violenza gratuita e insensata; se proprio non vogliamo chiamarlo ‘’risarcimento morale’’ chiamiamolo almeno ‘’dovere morale’’, il dovere di ogni uomo di buona volontà di tendere la mano a chi sta affogando e chiede aiuto… e scusate se questo è poco!
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