L’EMERGENZA…
INFINITA!
Immigrati,
la truffa delle tendopoli. Ecco perché il governo preferisce il caos
Mentre si
moltiplicano le fughe dai centri di accoglienza, l'esecutivo non prende in
esame la possibilità di un decreto di protezione internazionale temporanea. Una
strada già battuta con successo in occasione delle emergenze profughi
provenienti dall'Albania e dalla Bosnia
Sul
caso-migranti, il governo naviga a vista. E “lo tsunami umano difficile da gestire”,
come è stato definito da B., continua a creare problemi e imbarazzi
all’esecutivo.
Da una
parte U. B. e i suoi “fuori dal nostro territorio”, dall’altra il suo compagno
di partito R. M., che, in aperta contraddizione con la politica della Lega in
materia di immigrazione, chiude entrambi gli occhi di fronte alle continue
fughe dai centri d’accoglienza.
Il simbolo
di quello che accade è la tendopoli di Manduria. Qui, nel giro di due giorni,
sono arrivate circa 3000 persone. Sono fuggite in 2500. Con il beneplacito
dello Stato. Giovedì gli abitanti del paese pugliese si erano organizzati in
ronde per riportare, con le buone o con le cattive, nel centro chi era uscito.
In pulmino i cittadini caricavano i migranti e li trasportavano nelle tende.
Venerdì, una volta capito che il centinaio di agenti posti di guardia al campo
avevano l’ordine di non intervenire, ecco che le ronde si sono messe a
trasferire gli immigrati nella vicina stazione ferroviaria.
Insomma, è
il caos. Sia dal punto di vista organizzativo che politico. Sì, perché sono
bastate poco più di 15mila persone per mandare in tilt un paese da 60 milioni
di abitanti. Non uno “tsunami”, e nemmeno un evento inatteso visto che già un
mese fa il ministro Maroni parlava di 300mila sbarchi. Semplicemente qualcosa
di previsto rispetto cui il governo non ha saputo (o voluto) attrezzarsi.
Così adesso
c’è Berlusconi che annuncia il via libera delle regioni sull’istallazione di
altre tendopoli per essere smentito subito dopo dal presidente della Conferenza
delle regioni Vasco Errani. E dal centro di Manduria, teatro di una
spettacolare fuga di massa, al Villaggio della solidarietà di Mineo, in
provincia di Catania, è un continuo fuggi fuggi. Profughi, clandestini,
immigrati economici, non fa differenza. Tutti verso nord. Spesso con il placet
delle forze dell’ordine che dicono “non ci è stato detto di intervenire”.
Eppure una
soluzione ci sarebbe. A proporla è il pool di legali dell’associazione Avvocati
per niente. “Mentre il governo spacca il capello in quattro per cercare di
capire che trattamento riservare ai profughi piuttosto che ai clandestini –
dice A. G., membro dell’associazione – fa finta di non sapere che la
risoluzione del problema è a portata di mano”. Secondo Guariso, il governo
dovrebbe fare un decreto d’urgenza sulla linea di quello che fece nel 1991
durante la crisi albanese. “L’esecutivo può e deve emanare una legge di
protezione temporanea”, dice l’avvocato che sottolinea come la normativa non
solo sia contemplata dalle disposizioni europee (articolo 78 del Trattato di
Lisbona), ma soprattutto sia esplicitamente prevista anche dal Testo unico
sull’immigrazione. “L’articolo 20 recita che in presenza di guerre, catastrofi
o altri eventi di particolare gravità – sottolinea G. – ai migranti è
consentito temporaneamente di stare in Italia e di girare nell’area Schengen”.
Il governo
però un decreto del genere non lo vuole approvare. Non può farlo la Lega che ha
timore di perdere la faccia nei confronti del suo elettorato. Non può farlo B.
che teme di perdere l’appoggio del Carroccio. Quindi la soluzione è
all’italiana: da una parte si dice “rispediamoli a casa”, dall’altra si ordina
alle forze di Polizia di chiudere tutti e due gli occhi davanti ai migranti che
evadono dai centri, occupano i treni verso nord e cercano in una maniera o
nell’altra di raggiungere la Francia, il Belgio e la Germania.
Sono i
numeri a parlare. I 3500 tunisini sbarcati a Lampedusa e trasferiti nelle
strutture di accoglienza in continente sono fuggiti dai centri e ora si stanno
accalcando alla frontiera di Ventimiglia, nel tentativo di raggiungere le città
francesi. Ultima tappa di un viaggio iniziato su un barcone nei porti tunisini…
Ma com’è
possibile che le forze dell’ordine e soprattutto il Viminale tollerino questa
continua emorragia di immigrati? Soprattutto alla luce del fatto che il
ministro dell’Interno è la stessa persona che nel 2008 sottoscrisse gli accordi
con la Libia per i respingimenti in alto mare. Quel trattato, che mandò su
tutte le furie Europa e Nazioni unite, prevedeva che tutti i barconi che
incrociavano nel Canale di Sicilia fossero respinti. Poco importava se sui
natanti ci fossero immigrati economici o gente che scappava da guerre e carestie
e quindi bisognosa (e soprattutto avente diritto) di protezione internazionale.
Oggi le indicazioni del Viminale sono di segno opposto. “Maglie larghe”, come
hanno riferito fonti qualificate del ministero a Repubblica.
“Dai nostri
superiori abbiamo avuto indicazioni di fare finta di niente”, dice al
fattoquotidiano.it un agente della Polfer in servizio sul treno interregionale
che da Milano va a Ventimiglia. Sul convoglio, uno dei tanti, ci sono almeno
una trentina di giovani tunisini che sperano di raggiungere la Francia
attraversando, in un modo o nell’altro, il confine fra Ventimiglia e Menton.
Forse non sanno ancora che non appena attraversata la frontiera, la polizia
francese li arresterà per poi lasciarli nuovamente liberi, ma in Italia.
La situazione
nella città ligure è paradossale e, assieme a Manduria, è un’altra istantanea
su come è stata affrontata questa emergenza. Centinaia di giovani tunisini
fanno la spola fra la stazione ferroviaria e il confine di Stato. “Non possiamo
fare niente se non monitorare la situazione dal punto di vista dell’ordine
pubblico. Speriamo semplicemente che nessuno si faccia male tentando di
arginare i controlli francesi”, dicono gli agenti di polizia che controllano la
città. E hanno ragione perché per arrivare in Francia, gli immigrati sono
disposti a tutto. Anche a rischiare la vita camminando sui binari del treno,
sui sentieri di montagna o in autostrada. Ma per molti Parigi è solo un
miraggio. Appena passato il confine, la Gendarmerie li aspetta implacabile. Li
blocca e li riporta in Italia. E dopo l’ennesima notte passata in stazione a
dormire, la giostra ricomincia: un altro viaggio, un altro rimpatrio.
Anche “il
tappo” francese potrebbe essere evitato se il governo si decidesse a emanare il
decreto sulla protezione temporanea. “La legge consentirebbe agli immigrati non
solo di rimanere temporaneamente in Italia, ma anche di transitare nei paesi
europei – sottolinea G. – E se l’esecutivo decidesse di emanare un
provvedimento del genere, a quel punto Parigi non avrebbe altra scelta se non
di lasciarli passare”.
Nel
frattempo un monito all’Eliseo è arrivato direttamente dall’Unione europea con
la commissaria Ue agli affari interni Cecilia Malmstrom che ha condannato la
Francia per la sua politica dei rimpatri coatti
(di Lorenzo
Galeazzi | 1 aprile 2011)
È incredibile! La Storia non si smentisce mai.
I corsi e i ricorsi storici … continuano a fare storia!
Le fughe di massa dai campi di accoglienza e le frontiere bloccate verso
la Francia non sono cose solo di oggi, ma soprattutto non sono ‘’cose legate
all’emergenza’’ né di oggi né di ieri, ma sono , si potrebbe dire, la ‘’normalità’’
storica.
La storia si ripete uguale a se stessa… perché l’uomo si ripete… uguale a
se stesso… anche se passano gli anni, i secoli, i millenni… l’uomo resta uguale
a se stesso... a crescita zero!
La speranza di una coscienza morale umana matura… resta ancora un sogno,
una realtà che tarda a venire… anzi … che fa fatica a venire… quando tale
crescita non è avvertito come bisogno… ma solo come un optional… la cui
presenza o meno non fa la differenza!
O almeno… di questo è convinto quello stesso uomo… che si autodefinisce
ULTRAMODERNO!

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