C’ERA UNA
VOLTA… E C’È…
UN MONDO CHE
CONTINUA A NON VOLERE LA PACE!
Come una
palla che rimbalza, rimbalza e continua a rimbalzare, per forza d’inerzia, senza
mai entrare nel canestro, perché mancante della forza propulsiva necessaria per
schizzare in alto e fare canestro cioè segnare un punto a favore…
Questo
punto a favore tarda a venire perché… probabilmente nessuno lo vuole e questo
conferma ciò che papa Francesco ha detto qualche settimana:
il mondo parla di pace, ma vuole la guerra!
Di cosa sto
parlando!?
Parlo del
fatto che si continua ad andare di riunione in riunione, in una successione di
rinvii, date a venire, scadenze non rispettate… decisioni sempre da prendere…
in date da stabilire… L’argomento immigrazione è quella palla che tutti fanno palleggiare e rimbalzare, senza mai farle
fare canestro, cioè trovare una soluzione o almeno cercare di trovarla; sono
tutti bravi a prenderla e a rilanciare la palla, come una patata bollente, che
scotta nelle mani se la si trattiene un po’ di più; non si può non stare al
gioco, c’è un mondo che guarda, ma si può dribblare, si può scansare il tiro,
allungare i tempi, far scorrere le pagine della storia, pagine in bianco, dove
ognuno può scrivere quello che vuole, verità non verità, bugie non bugie,
libertà di interpretazione, così non c’è né condanna né assoluzione per
nessuno; c’è un gran daffare che in realtà è solo uno spostare pedine sulla
scacchiera, rimettendole poi sempre al posto di prima, come se non fossero
state mosse per niente.

Uno strano
momento storico è il nostro!
Tutti sanno
qual è il problema, conoscono i fatti, conoscono le difficoltà, conoscono il
traguardo da raggiungere… ma sembra che nessuno sappia, ma… forse meglio dire
che nessuno vuole sapere, quale sia il percorso da seguire; sembra che sia
impossibile trovare soluzioni serie, fondate, convinte; ci sono ipotesi, tesi,
teorie, supposizioni, tentativi di proposte… ma nessuna di queste va mai a fine…
non so se dire che sembra che ci sia quasi paura nel decidere o dire che non si
ha voglia di decidere.
Per dare
conferma a quanto dico, riporto un articolo del 23 aprile scorso, subito dopo
il terribile naufragio del peschereccio colato a picco con 7-800 migranti:
‘’C’è una questione di dignità dell’essere umano, dell’Europa e della
comunità internazionale, che Renzi pone al Parlamento italiano. E c’è una
questione di sicurezza che il premier pone alla pubblica opinione Usa sulle
prestigiose colonne del New York Times: ‘’ La Libia è martoriata non solo dall’instabilità
interna, ma anche dal terrorismo internazionale. L’Isis opera lì, approfittando
del caos creato dalla guerra civile. Non tutti quelli che si trovano sui
barconi dei trafficanti di uomini sono famiglie innocenti.’’
Anche il capo di Stato Mattarella si esprime nello stesso modo da
Lubiana:
’’Contiamo su iniziative forti e significative dell’UE perché ora il
clima è più consapevole’’. Tra i motivi perché Bruxelles intervenga, spiega il
presidente della Repubblica, c’è il diritto dei libici a vivere in pace, la
necessità di ‘’porre un freno allo sfruttamento di tanti disperati e l’esigenza
di contrastare l’inserimento di formazioni terroristiche che minacciano la
sicurezza dell’Europa e di tutti’’.
I due aspetti, ristabilire ‘’il senso di umanità’’ dell’Europa e
proteggersi da ogni rischio, saranno entrambi presenti al tavolo dei 28 riunito
da oggi pomeriggio a Bruxelles. Il premier ha preparato con molto accuratezza
la strategia per avere un piano UE quanto più dettagliato e forte. Merkel ha
detto apertamente che l’immagine dei naufraghi di domenica è inconciliabile con
i valori europei, Cameron ha addirittura chiesto scusa per essere stato tra i
leader che chiesero ad ottobre che l’operazione Triton fosse in tono minore. Anche
la lontana Norvegia annuncia la disponibilità di navi. Perciò Renzi si dice
fiducioso circa la buona riuscita del vertice odierno, a partire dal
potenziamento economico del pattugliamento in acqua internazionale.

D’altra parte i vertici delle istituzioni europee , Juncker e Tusk,
stanno lavorando in piena sintonia con le priorità italiane. E la Mogherini è
in costante contatto con Palazzo Chigi per il piano di intervento immediato
contro i barconi.
Leon, l’inviato ONU in Libia, assicura che si è vicinissimi ad una sorta
di intesa minima tra i due Parlamenti rivali di Tripoli.
Sarebbe uno scenario ottimale, lo
scenario su cui si lavora in via prioritaria, perché ne conseguirebbe un
accordo bilaterale UE-Libia per combattere gli scafisti, affondare i barconi,
gestire i campi profughi e inviare che ne ha diritto in Europa.
… un segnale positivo è venuto dal governo di Tripoli, che si è detto
disponibile a cooperare con Roma. Analogo segnale si attende da Tobruk. Però la
diffidenza è tanta, anche perché i servizi di intelligence segnalano che le due
autorità contrapposte potrebbe avere interessi nel traffico di ‘’carne umana’’.
Perciò oggi l’UE deve dare prova di compattezza, dimostrerebbe così ai
libici di poter incassare in breve tempo una risoluzione Onu e poi intervenire
in modo diretto.’’ (M.
Iasevoli – Avvenire 23 aprile 2015).
Dal 23 aprile sono passati circa 2
mesi.
Risposte?
Soluzioni?
Conclusioni?
Interventi?
Proposte messe in pratica?
Azioni concrete?
Svolte decisive?
La risposta a tutte queste domande
è sempre la stessa: niente, assolutamente niente.
Riscatto dell’umanità, fine delle
tragedie del mare, contatti diplomatici, piccoli spiragli, attese che fanno
sperare… non so se dire che niente è stato fatto con vera convinzione o se dire
che tutto quello che è stato fatto non ha dato nessun tipo di esito perché non
c’era convinzione nel farlo.
Vertici, contatti, presunte
disponibilità… tutto naufragato in quel presunto interesse ‘’nel traffico di carne
umana’’.
E se vogliamo aggiungere anche in
un altrettanto, per niente presunto, traffico di armi!
E poi ci aggiungiamo la
globalizzazione dell’indifferenza.
E ci mettiamo anche la
globalizzazione dei traffici illegali o legalmente illegali che vanno dalle
piccole organizzazione criminali alle grandi reti internazionali che gestiscono
i movimenti planetari in vista di benefici economici ristretti ad una cerchia
di ‘’privilegiati carnefici’’.
Uno scenario a dir poco
preoccupante.
E non solo per i rischi di
attentati terroristici o per le minacce dell’Isis di attaccare l’Occidente… la
preoccupazione viene anche dall’intreccio pericoloso degli interessi pubblici e
privati che intercorrono fra i vari Continenti, soprattutto per quella mancata
o inesistente piattaforma morale che potrebbe fare la differenza nelle
decisioni e nelle iniziative da prendere.
È davvero così dunque, come dice papa Francesco: la
pace è solo un bel discorso, un bel sogno, una bella favola, la guerra è molto più
reale, più concreta, più proficua anche, i fabbricanti e i mercanti di morte
prolificano e si arricchiscono sempre più perché la guerra è in stretta
connessione con il potere e la ricchezza e non saprei dire se ad eccellere siano di più le strategie economiche
per finanziare le guerre o quelle belliche che provocano quelle economiche.
Su Avvenire
del 25 aprile scorso c’era un articolo
riguardante proprio le strategie per la raccolta di fondi per finanziare
attacchi kamikaze e le offensive dell’Is, che, dagli ultimi riscontri, pare sia
diventato sempre più ‘’high tech’’, con l’uso di droni per le ricognizioni e
non solo, pare che ci siano dei veicoli-killer completamente robotizzati capaci
di seminare morte e distruzione.
L’ articolo titolava così ‘’ DALL’ITALIA FONDI PER I
KAMIKAZE – Collette e visti falsi per
finanziare attentati in Pakistan’’: ‘’Amico, abbiamo un grosso lavoro con l’India… Sì, faremo anche con il
Pakistan, ma con un limite… lì dobbiamo fare un attentato kamikaze’’,
preannunciava nel 2009 uno degli arrestati di ieri.
Negli
ultimi anni, infatti,…. il gruppo con base in Sardegna avrebbe racimolato
centinaia di migliaia di euro per finanziare attentati all’estero: non solo la
terribile strage del 28 ottobre 2009 in un mercato di Peshawar, con 100 morti e
250 feriti, ma forse diversi altri episodi. Come quelli elencati in un sms
inviato nel 2011 a un indagato da qualcuno che ringraziava per le commissioni
ricevute ‘’ Abbiamo fatto saltare con un’esplosione anche una scuola in Bannu.
I militari che abbiamo catturato nell’operazione contro di noi li abbiamo
ammazzati.
I nostri
sathi sono diventati martiri!’’.
Il gruppo,
secondo il provvedimento, raccoglieva centinaia di migliaia di euro provenienti
dalla gestione dell’immigrazione illegale, dalla raccolta tra i fedeli,
verosimilmente dal traffico di droga e dal reimpiego in attività
imprenditoriali.
Tre indagati riuscivano a catalizzare le
risorse di un’ampia parte della popolazione pachistana in Italia e potevano
disporre, per trasferire il denaro in Pakistan, di un’estesa rete di corrieri o
in alternativa del sistema della hawala, un prestito informale a distanza
praticato da secoli nella giurisprudenza islamica.
Nel 2011 un
corriere diretto a Islamabad è stato fermato all’aeroporto di Fiumicino con
55.262 euro in contanti.
A volte il
gruppo organizzava delle collette fra inconsapevoli musulmani residenti in
Italia, ma soprattutto avevano avviato una fiorente attività legata
all’immigrazione illegale: ’’L’Italia è diventata un grande bazar. Tutto il
mondo è qui!’’ assicurava nel 2010 I. K., arrestato ieri, a un migrante:’’ Vi
faccio avere il visto entro tre mesi. Per voi… 700…750 euro ‘’. In cambio di
somme tra 6 e 12 mila euro, il gruppo favoriva l’ingresso in Italia di
cittadini afghani e pakistani. Se il visto era solo turistico, gli immigrati
venivano istruiti su come chiedere in seguito asilo politico. Altrimenti si
fingeva un’assunzione.
‘’Gli
accusati – scrive il GIP – trafficavano in contratti di lavoro, approfittando
di imprenditori compiacenti che si prestavano ad assunzioni simulate’’.
Una rete di
complicità inquietante e interessata.
‘’Mi sono
arrivati 100.000 euro da altre città e da altri Paesi! Da altre città hanno
versato solo sul mio conto 120.000 euro… mi ha avvisato la banca di non fare
troppi versamenti di denaro perché è possibile che la Polizia mi arresti. Mi
chiederanno come mai così tanti soldi vengono versati sul tuo conto e dopo
riversati sul conto di altri?...’’.
C’era pure
chi scappava con i soldi.
Nel 2010,
R., arrestato ieri, racconta di un certo S., depositario di 1.100.000
dollari:’’ La mattina siamo rientrati e non abbiamo trovato né lui né i soldi e
anche il negozio era chiuso. Non ci ha lasciato niente!’’
_____________________
Da questi fatti accaduti qualche mese fa, emergono
delle verità che dire sconcertanti è dir poco:
-
Il traffico
di immigrati non è cosa di questi giorni, come appare dai telegiornali che da
qualche giorno urlano allo scandalo ‘’Mafia capitale’’; il traffico umano è ben
radicato da anni ed è legato alle organizzazioni criminali nazionali e non, a
corrotti del nostro Paese e a corrotti di altri Paesi, è legato al
finanziamento delle guerre e degli atti di terrorismo, è un business
inquantificabile nel quale sono coinvolti enti e istituzioni, imprese pubbliche
e private, non singoli criminali, non singoli corrotti, ma c’è una rete che
supporta un tale mercato, una rete dai nomi importanti, dai numeri importanti e
dalle conseguenze sconcertanti.
Il sangue
che scorre dalle loro mani è davvero tanto, come davvero tanti sono i milioni
che passano dalle loro tasche.
Definire queste persone non è possibile: definirli mafiosi,
criminali, corrotti… non basta… semplicemente non sono uomini, non
appartengono alla categoria umana!
Un uomo non specula sulla sofferenza altrui, sulla
povertà altrui, sui bisogni altrui, sulla pelle altrui, sulla fame altrui, sul
dolore altrui, sul bisogno di vivere di altre persone!
La realtà sull’immigrazione è alquanto complessa, ma
se vogliamo ben chiara: il discorso umanitario serve per i bei discorsi; il
discorso economico serve per arricchire i ‘’pesci grossi’’ della corruzione; il
discorso militare è scartato a priori perché nessuno vuole la guerra aperta, perché
è più redditizia quella sommersa.
C’è, infatti, una guerra sommersa che uccide più della
guerra palese; c’è un giro di corruzione allargato a dismisura. C’è chi muore
intanto che si organizzano e si rinviano i vertici internazionali. C’è chi vede
i sogni di una vita naufragare dietro a divieti di partenze e di arrivi o
iniziative umanitarie che lasciano il
tempo che trovano.
Di tutte quelle belle parole, di tutti quegli incontri
e quelle possibilità di svolte positive resta solo questo: le stazioni abidite
a ricoveri improvvisati, sedi della Caritas semivuote perché gli immigrati non
vogliono lasciare le loro impronte per non essere costretti a restare in
Italia, ma avere una speranza di ricongiungersi alla propria famiglia o di
andare nel Paese sognato e desiderato.
Frontiere bloccate.
Frontiere bloccate.
Un giro di soldi che arricchisce la criminalità
organizzata: un intervento difficile da portare avanti, ma necessario per un
riscatto dalla corruzione e dalle speculazioni sul futuro di esseri umani.
Conclusione: c’è sempre stato un mondo che è stato più
attratto dalla guerra che dalla pace, per questo le guerre hanno attraversato
la Storia lasciando fiumi di sangue dietro di loro.
Sembrava che fosse giunto finalmente il tempo di
voltare pagina, il tempo in cui la pace forse è diventata più attraente della
guerra… sembrava, dicevo, perché in realtà questo tempo non è ancora arrivato:
il mondo non vuole la pace, perché la pace permette di produrre ricchezza legale, mentre la guerra permette
di produrre ricchezza illegale di gran lunga superiore a quella legale.
La questione delle collette e delle piccole
organizzazioni che cercano fondi per finanziare gli attentati dei kamikaze sono
solo la punta dell’icemberg… occorrerebbe aprire il grande capitolo dei
trafficanti d’armi e dei grandi commerci di petrolio che stanno alla base dei
tentennamenti europei.
La questione migranti apre scenari tanto incredibili
quanto inaccettabili… quanto purtroppo crudeli nelle loro forme disumane e
nelle loro conseguenze tragiche.
Ecco… c’era e c’è… un mondo che parla di pace… ma
preferisce fare la guerra!
Ci sarà mai un giorno un finale diverso?
Chissa!?
La speranza c’è… ma… !
Un’ ultima cosa… mi ha colpito il passaggio sui sathi diventati martiri: c’è da dire che
c’è sicuramente una visione molto diversa del martirio da cultura a cultura e
forse bisognerebbe riflettere profondamente su chi è il vero martire: se martire
è colui che dona la sua vita per salvare
quella degli altri o colui che mette a disposizione, volontariamente o
involontariamente, la propria vita per
distruggere quella degli altri!
Domanda inquietante… per una risposta… devastante:
anche il martirio è relativo!
Può essere l’uno o l’altro… dipende da quale
prospettiva si guarda al problema, da quale logica si mette in campo… o forse
semplicemente da ciò che si vuole raggiungere: la conquista del Paradiso … o quella
della Terra!



Nessun commento:
Posta un commento