martedì 16 giugno 2015



C’ERA UNA VOLTA… E C’È…
UN MONDO CHE CONTINUA A NON VOLERE LA PACE!

Come una palla che rimbalza, rimbalza e continua a rimbalzare, per forza d’inerzia, senza mai entrare nel canestro, perché mancante della forza propulsiva necessaria per schizzare in alto e fare canestro cioè segnare un punto a favore…
Questo punto a favore tarda a venire perché… probabilmente nessuno lo vuole e questo conferma ciò che papa Francesco ha detto qualche settimana:
il mondo parla di pace, ma vuole la guerra!
Di cosa sto parlando!?
Parlo del fatto che si continua ad andare di riunione in riunione, in una successione di rinvii, date a venire, scadenze non rispettate… decisioni sempre da prendere… in date da stabilire… L’argomento immigrazione è quella palla che tutti fanno palleggiare e rimbalzare, senza mai farle fare canestro, cioè trovare una soluzione o almeno cercare di trovarla; sono tutti bravi a prenderla e a rilanciare la palla, come una patata bollente, che scotta nelle mani se la si trattiene un po’ di più; non si può non stare al gioco, c’è un mondo che guarda, ma si può dribblare, si può scansare il tiro, allungare i tempi, far scorrere le pagine della storia, pagine in bianco, dove ognuno può scrivere quello che vuole, verità non verità, bugie non bugie, libertà di interpretazione, così non c’è né condanna né assoluzione per nessuno; c’è un gran daffare che in realtà è solo uno spostare pedine sulla scacchiera, rimettendole poi sempre al posto di prima, come se non fossero state mosse per niente.Immigrati, "successo" al vertice Ue:
dalla maggioranza sì alla ripartizione
Uno strano momento storico è il nostro!
Tutti sanno qual è il problema, conoscono i fatti, conoscono le difficoltà, conoscono il traguardo da raggiungere… ma sembra che nessuno sappia, ma… forse meglio dire che nessuno vuole sapere, quale sia il percorso da seguire; sembra che sia impossibile trovare soluzioni serie, fondate, convinte; ci sono ipotesi, tesi, teorie, supposizioni, tentativi di proposte… ma nessuna di queste va mai a fine… non so se dire che sembra che ci sia quasi paura nel decidere o dire che non si ha voglia di decidere.
Per dare conferma a quanto dico, riporto un articolo del 23 aprile scorso, subito dopo il terribile naufragio del peschereccio colato a picco con 7-800 migranti:

’C’è una questione di dignità dell’essere umano, dell’Europa e della comunità internazionale, che Renzi pone al Parlamento italiano. E c’è una questione di sicurezza che il premier pone alla pubblica opinione Usa sulle prestigiose colonne del New York Times: ‘’ La Libia è martoriata non solo dall’instabilità interna, ma anche dal terrorismo internazionale. L’Isis opera lì, approfittando del caos creato dalla guerra civile. Non tutti quelli che si trovano sui barconi dei trafficanti di uomini sono famiglie innocenti.’’
Anche il capo di Stato Mattarella si esprime nello stesso modo da Lubiana:
’’Contiamo su iniziative forti e significative dell’UE perché ora il clima è più consapevole’’. Tra i motivi perché Bruxelles intervenga, spiega il presidente della Repubblica, c’è il diritto dei libici a vivere in pace, la necessità di ‘’porre un freno allo sfruttamento di tanti disperati e l’esigenza di contrastare l’inserimento di formazioni terroristiche che minacciano la sicurezza dell’Europa e di tutti’’.
I due aspetti, ristabilire ‘’il senso di umanità’’ dell’Europa e proteggersi da ogni rischio, saranno entrambi presenti al tavolo dei 28 riunito da oggi pomeriggio a Bruxelles. Il premier ha preparato con molto accuratezza la strategia per avere un piano UE quanto più dettagliato e forte. Merkel ha detto apertamente che l’immagine dei naufraghi di domenica è inconciliabile con i valori europei, Cameron ha addirittura chiesto scusa per essere stato tra i leader che chiesero ad ottobre che l’operazione Triton fosse in tono minore. Anche la lontana Norvegia annuncia la disponibilità di navi. Perciò Renzi si dice fiducioso circa la buona riuscita del vertice odierno, a partire dal potenziamento economico del pattugliamento in acqua internazionale.Vertice Ue, per Triton da 3 a 9 milioni. Sì a ripartizione quote, no al raddoppio
D’altra parte i vertici delle istituzioni europee , Juncker e Tusk, stanno lavorando in piena sintonia con le priorità italiane. E la Mogherini è in costante contatto con Palazzo Chigi per il piano di intervento immediato contro i barconi.
Leon, l’inviato ONU in Libia, assicura che si è vicinissimi ad una sorta di intesa minima tra i due Parlamenti rivali di Tripoli.
Sarebbe uno scenario  ottimale, lo scenario su cui si lavora in via prioritaria, perché ne conseguirebbe un accordo bilaterale UE-Libia per combattere gli scafisti, affondare i barconi, gestire i campi profughi e inviare che ne ha diritto in Europa.
… un segnale positivo è venuto dal governo di Tripoli, che si è detto disponibile a cooperare con Roma. Analogo segnale si attende da Tobruk. Però la diffidenza è tanta, anche perché i servizi di intelligence segnalano che le due autorità contrapposte potrebbe avere interessi nel traffico di ‘’carne umana’’.
Perciò oggi l’UE deve dare prova di compattezza, dimostrerebbe così ai libici di poter incassare in breve tempo una risoluzione Onu e poi intervenire in modo diretto.’’ (M. Iasevoli – Avvenire 23 aprile 2015).

Dal 23 aprile sono passati circa 2 mesi.
Risposte?
Soluzioni?
Conclusioni?
Interventi?
Proposte messe in pratica?
Azioni concrete?
Svolte decisive?
La risposta a tutte queste domande è sempre la stessa: niente, assolutamente niente.
Riscatto dell’umanità, fine delle tragedie del mare, contatti diplomatici, piccoli spiragli, attese che fanno sperare… non so se dire che niente è stato fatto con vera convinzione o se dire che tutto quello che è stato fatto non ha dato nessun tipo di esito perché non c’era convinzione nel farlo.
Vertici, contatti, presunte disponibilità… tutto naufragato in quel presunto interesse ‘’nel traffico di carne umana’’.
E se vogliamo aggiungere anche in un altrettanto, per niente presunto, traffico di armi!
E poi ci aggiungiamo la globalizzazione dell’indifferenza.
Migranti, piano Ue in 10 punti: più fondi per Triton, distruggere navi degli scafisti
E ci mettiamo anche la globalizzazione dei traffici illegali o legalmente illegali che vanno dalle piccole organizzazione criminali alle grandi reti internazionali che gestiscono i movimenti planetari in vista di benefici economici ristretti ad una cerchia di ‘’privilegiati carnefici’’.
Uno scenario a dir poco preoccupante.
E non solo per i rischi di attentati terroristici o per le minacce dell’Isis di attaccare l’Occidente… la preoccupazione viene anche dall’intreccio pericoloso degli interessi pubblici e privati che intercorrono fra i vari Continenti, soprattutto per quella mancata o inesistente piattaforma morale che potrebbe fare la differenza nelle decisioni e nelle iniziative da prendere.
È davvero così dunque, come dice papa Francesco: la pace è solo un bel discorso, un bel sogno, una bella favola, la guerra è molto più reale, più concreta, più proficua anche, i fabbricanti e i mercanti di morte prolificano e si arricchiscono sempre più perché la guerra è in stretta connessione con il potere e la ricchezza e non saprei dire se  ad eccellere siano di più le strategie economiche per finanziare le guerre o quelle belliche che provocano quelle economiche.
Su Avvenire del 25 aprile scorso c’era un  articolo riguardante proprio le strategie per la raccolta di fondi per finanziare attacchi kamikaze e le offensive dell’Is, che, dagli ultimi riscontri, pare sia diventato sempre più ‘’high tech’’, con l’uso di droni per le ricognizioni e non solo, pare che ci siano dei veicoli-killer completamente robotizzati capaci di seminare morte e distruzione.
L’ articolo titolava così ‘’ DALL’ITALIA FONDI PER I KAMIKAZECollette e visti falsi per finanziare attentati in Pakistan’’: ‘’Amico, abbiamo un grosso lavoro con l’India… Sì, faremo anche con il Pakistan, ma con un limite… lì dobbiamo fare un attentato kamikaze’’, preannunciava nel 2009 uno degli arrestati di ieri.
Negli ultimi anni, infatti,…. il gruppo con base in Sardegna avrebbe racimolato centinaia di migliaia di euro per finanziare attentati all’estero: non solo la terribile strage del 28 ottobre 2009 in un mercato di Peshawar, con 100 morti e 250 feriti, ma forse diversi altri episodi. Come quelli elencati in un sms inviato nel 2011 a un indagato da qualcuno che ringraziava per le commissioni ricevute ‘’ Abbiamo fatto saltare con un’esplosione anche una scuola in Bannu. I militari che abbiamo catturato nell’operazione contro di noi li abbiamo ammazzati.
I nostri sathi sono diventati martiri!’’.
Il gruppo, secondo il provvedimento, raccoglieva centinaia di migliaia di euro provenienti dalla gestione dell’immigrazione illegale, dalla raccolta tra i fedeli, verosimilmente dal traffico di droga e dal reimpiego in attività imprenditoriali.
Operazione mare nostrum Tre indagati riuscivano a catalizzare le risorse di un’ampia parte della popolazione pachistana in Italia e potevano disporre, per trasferire il denaro in Pakistan, di un’estesa rete di corrieri o in alternativa del sistema della hawala, un prestito informale a distanza praticato da secoli nella giurisprudenza islamica.
Nel 2011 un corriere diretto a Islamabad è stato fermato all’aeroporto di Fiumicino con 55.262 euro in contanti.
A volte il gruppo organizzava delle collette fra inconsapevoli musulmani residenti in Italia, ma soprattutto avevano avviato una fiorente attività legata all’immigrazione illegale: ’’L’Italia è diventata un grande bazar. Tutto il mondo è qui!’’ assicurava nel 2010 I. K., arrestato ieri, a un migrante:’’ Vi faccio avere il visto entro tre mesi. Per voi… 700…750 euro ‘’. In cambio di somme tra 6 e 12 mila euro, il gruppo favoriva l’ingresso in Italia di cittadini afghani e pakistani. Se il visto era solo turistico, gli immigrati venivano istruiti su come chiedere in seguito asilo politico. Altrimenti si fingeva un’assunzione.
‘’Gli accusati – scrive il GIP – trafficavano in contratti di lavoro, approfittando di imprenditori compiacenti che si prestavano ad assunzioni simulate’’.
Una rete di complicità inquietante e interessata.
‘’Mi sono arrivati 100.000 euro da altre città e da altri Paesi! Da altre città hanno versato solo sul mio conto 120.000 euro… mi ha avvisato la banca di non fare troppi versamenti di denaro perché è possibile che la Polizia mi arresti. Mi chiederanno come mai così tanti soldi vengono versati sul tuo conto e dopo riversati sul conto di altri?...’’.
C’era pure chi scappava con i soldi.
Nel 2010, R., arrestato ieri, racconta di un certo S., depositario di 1.100.000 dollari:’’ La mattina siamo rientrati e non abbiamo trovato né lui né i soldi e anche il negozio era chiuso. Non ci ha lasciato niente!’’
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Da questi fatti accaduti qualche mese fa, emergono delle verità che dire sconcertanti è dir poco:
-         Il traffico di immigrati non è cosa di questi giorni, come appare dai telegiornali che da qualche giorno urlano allo scandalo ‘’Mafia capitale’’; il traffico umano è ben radicato da anni ed è legato alle organizzazioni criminali nazionali e non, a corrotti del nostro Paese e a corrotti di altri Paesi, è legato al finanziamento delle guerre e degli atti di terrorismo, è un business inquantificabile nel quale sono coinvolti enti e istituzioni, imprese pubbliche e private, non singoli criminali, non singoli corrotti, ma c’è una rete che supporta un tale mercato, una rete dai nomi importanti, dai numeri importanti e dalle conseguenze sconcertanti.
Il sangue che scorre dalle loro mani è davvero tanto, come davvero tanti sono i milioni che passano dalle loro tasche.
Definire queste persone non è possibile: definirli mafiosi, criminali, corrotti… non basta… semplicemente non sono uomini, non appartengono alla categoria umana!
Un uomo non specula sulla sofferenza altrui, sulla povertà altrui, sui bisogni altrui, sulla pelle altrui, sulla fame altrui, sul dolore altrui, sul bisogno di vivere di altre persone!
La realtà sull’immigrazione è alquanto complessa, ma se vogliamo ben chiara: il discorso umanitario serve per i bei discorsi; il discorso economico serve per arricchire i ‘’pesci grossi’’ della corruzione; il discorso militare è scartato a priori perché nessuno vuole la guerra aperta, perché è più redditizia quella sommersa.
C’è, infatti, una guerra sommersa che uccide più della guerra palese; c’è un giro di corruzione allargato a dismisura. C’è chi muore intanto che si organizzano e si rinviano i vertici internazionali. C’è chi vede i sogni di una vita naufragare dietro a divieti di partenze e di arrivi o iniziative umanitarie che lasciano il tempo che trovano.
Migranti, Triton controlla le frontiere e lascia il soccorso ai mercantili. Ecco perché Mare Nostrum salvava più vite
Di tutte quelle belle parole, di tutti quegli incontri e quelle possibilità di svolte positive resta solo questo: le stazioni abidite a ricoveri improvvisati, sedi della Caritas semivuote perché gli immigrati non vogliono lasciare le loro impronte per non essere costretti a restare in Italia, ma avere una speranza di ricongiungersi alla propria famiglia o di andare nel Paese sognato e desiderato.
Frontiere bloccate.
Un giro di soldi che arricchisce la criminalità organizzata: un intervento difficile da portare avanti, ma necessario per un riscatto dalla corruzione e dalle speculazioni sul futuro di esseri umani.

Conclusione: c’è sempre stato un mondo che è stato più attratto dalla guerra che dalla pace, per questo le guerre hanno attraversato la Storia lasciando fiumi di sangue dietro di loro.
Sembrava che fosse giunto finalmente il tempo di voltare pagina, il tempo in cui la pace forse è diventata più attraente della guerra… sembrava, dicevo, perché in realtà questo tempo non è ancora arrivato: il mondo non vuole la pace, perché la pace permette di produrre  ricchezza legale, mentre la guerra permette di produrre ricchezza illegale di gran lunga superiore a quella legale.
La questione delle collette e delle piccole organizzazioni che cercano fondi per finanziare gli attentati dei kamikaze sono solo la punta dell’icemberg…  occorrerebbe aprire il grande capitolo dei trafficanti d’armi e dei grandi commerci di petrolio che stanno alla base dei tentennamenti europei.
La questione migranti apre scenari tanto incredibili quanto inaccettabili… quanto purtroppo crudeli nelle loro forme disumane e nelle loro conseguenze tragiche.
Ecco… c’era e c’è… un mondo che parla di pace… ma preferisce fare la guerra!
Ci sarà mai un giorno un finale diverso?
Chissa!?
La speranza c’è… ma… !

Un’ ultima cosa… mi ha colpito il passaggio sui sathi diventati martiri: c’è da dire che c’è sicuramente una visione molto diversa del martirio da cultura a cultura e forse bisognerebbe riflettere profondamente su chi è il vero martire: se martire è colui che  dona la sua vita per salvare quella degli altri o colui che mette a disposizione, volontariamente o involontariamente,  la propria vita per distruggere quella degli altri!
Domanda inquietante… per una risposta… devastante: anche il martirio è relativo!

Può essere l’uno o l’altro… dipende da quale prospettiva si guarda al problema, da quale logica si mette in campo… o forse semplicemente da ciò che si vuole raggiungere: la conquista del Paradiso … o quella della Terra!

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