Migranti, a
Pisa accoglienza in container (al sole).
Il Comune:
“Prefetto ci ripensi’’
I contenitori sono all'interno del Parco di San Rossore ma in una zona
priva di ombra. Sopralluogo di alcune associazioni: "Violazione dei minimi
standard di accoglienza e dignità umana"
La
sistemazione dei migranti richiedenti asilo? A Pisa avverrà all’interno del
Parco di San Rossore, un’area naturalistica che dalla riva dell’Arno e la
provincia di Pisa arriva fino al lago di Massaciuccoli, in provincia di Lucca. Tutto
perfetto se non fosse che i migranti saranno destinati a tre container, in una
zona completamente priva di ombra, in piena estate. Al momento all’interno dei
container non c’è ancora nessuno ma questa è la soluzione d’emergenza proposta
dalla prefettura per far fronte alla prima accoglienza.
Le
associazioni Africa Insieme e Progetto Rebeldia, assieme al
consigliere comunale F. A., hanno
compiuto un sopralluogo nell’area e ora sottolineano che “la nuova tipologia di accoglienza predisposta da Prefettura e Croce
Rossa rappresenta una completa violazione dei minimi standard di accoglienza e
dignità umana. I container sono stati installati in uno spiazzo verde
completamente esposto al sole, con temperature interne che nello scorso fine
settimana hanno toccato i 46 gradi. Mancano le docce e la collocazione spaziale
non può che richiamare la volontà di esclusione e allontanamento di persone che
sono scappate dalla guerra e hanno attraversato il mare in cerca di un futuro
migliore”.
(www.ilfattoquotidiano.it 13 luglio 2015)
Questo articolo è uno spaccato di
una realtà che ormai conosciamo bene, anche se non smette mai di meravigliarci,
perché anche nel miglior dei casi, quando cioè sembra che qualcuno voglia dare
una risposta affermativa e giusta all’accoglienza dei migranti… anche in quel
caso c’è sempre un risvolto di disumanizzazione, come dire: ci abbiamo provato,
abbiamo fatto il nostro dovere, non riguardano noi le difficoltà che potranno
incontrare…, noi abbiamo provveduto a sistemarli, tutto il resto… non ci
riguarda!
Come al solito, vince sempre l’aspetto burocratico e apparente… mentre il
senso umanitario soccombe dietro il lavarsi le mani dei tanti Pilato che
popolano il mondo.
Ma se questo articolo si commenta
da solo, vorrei invece porre l’attenzione sui commenti, che, anche qui, seguono
copiosi e deleteri; ne riporto solo alcuni
qui di seguito, perché sono esplicativi di tutti gli altri, sintetizzano cioè
quello che è il pensiero comune degli Italiani in questo periodo e ci
permettono di avere un quadro più o meno completo della questione ‘‘immigrazione’’
vista al di qua del Mediterraneo:
1)Se questo
fosse un paese che curasse i cittadini in difficoltà come avviene nelle nazioni
civili non ci sarebbe contrarietà a prendersi cura di clandestini. Invece qui
ormai avviene l'esatto contrario, gli sfrattati, gli incapienti buttati in
mezzo alla strada e lamenti, ogni tipo di cura e servizio, addirittura il
recupero psicologico per coloro che qui non dovrebbero stare e dovrebbero
essere rimpatriati in poche ore. Abbiamo creato un welfare con tasse
sanguinose, poi chi non ce la fa più viene sbattuto a terra e il frutto dei
suoi sacrifici regalato a chi arriva col barcone. Pagare anche il 70% di tasse
per cosa? Per non avere nessun diritto e pagare l'hotel e il catering al
clandestino?
2) Io da
italiano non so dv mettere la mia faccia quando leggo ste assurdità .... Cioè
con milioni di famiglie in difficoltà io devo vedere sto piagnisteo sui
clandestini che sn situati nei container ????? cioe' ma facciamo sul serio o
scherziamo????.ce da riflettere ....cioè ma parlano sul serio o scherzano????ma
chi li ha chiamati??.chi se ne importa se dormono lì.... io mi vergogno di
questa nazione ridicola...
3)Sarebbe
opportuno rimediare immediatamente, ma non dimentichiamoci che intere famiglie
italiane, anche con disabili, hanno vissuto la stessa situazione d'emergenza
post calamità, per tantissimi anni e nell'indifferenza di media e politici.
4) Che
strano....venerdì una signora italiana(o cmq residente in Italia da anni) è
stata sfrattata dalla casa popolare con i suoi 4 figli.....Se lor signori non
gradiscono la destinazione penso che ci siano parecchi italiani(o stranieri
regolari) che sorvolerebbero la mancanza d'ombra in cambio di un tetto di
emergenza
5) Poverini
trasferiteli subito in un Hotel a 4 stelle in riva al mare!! agli Italiani che
rovistano nella spazzatura o dormono sulle panchine o in macchina per colpa
della crisi non ci pensa nessuno??
6) ci sono
italiani che causa terremoto vivono nei container da 30 anni, prima aiutiamo
questi e poi se avanza i presunti profughi
7) dei
terremotati che vivono nei container non importa a nessuno e sapete il perché?
perché le organizzazioni umanitarie un ce pappano diciamolo senza timori
s'interessano dei clandestini solo per danari
8) A quanto
mi risulta parecchi italiani terremotati vivono da anni nei container, ma ormai
non fanno più notizia. Forse dovrebbero uscire dall'Italia e tornare su un
barcone
9) Mamma
mia che commenti razzisti. Posso essere d'accordo su chi scrive che sarebbe
meglio non farli venire (tanto non siamo capaci di organizzare un'accoglienza
degna di questo nome, non abbiamo soldi per un welfare decente per tutti, li
teniamo a marcire nei centri di prima accoglienza, li vediamo solo come oggetti
da manodopera per la malavita organizzata...) ed io non sono certo fra coloro
che voterebbe a favore di una immigrazione scellerata e incontrollata come sta
succedendo adesso, ma quello che traspare dalla maggior parte dei commenti è
solo cattiveria, astio e anche odio nei loro confronti. Pensate che siano tutti
delinquenti incalliti? Pensate che tutti gli italiani siano migliori di tutti
loro? Pensate di avere più diritti di altri solo perché avete avuto la fortuna
di essere usciti da un buco italiano? Se la risposta è si a tutte e tre le
domande siete dei mentecatti.
10) Dall'
africa, dal medio oriente, dall'oriente si fugge per motivi economici,
ecologici, politici e bellici, le cause di questa situazione sono in gran parte
riconducibili a responsabilità occidentali, non c'è traccia di cambiamenti
radicali delle nostre politiche per un inversione di tendenza che si proponga
di ristabilire nei paesi del 3° e 4° mondo un qualche più giusto equilibrio,
anzi.... Fermare il flusso migratorio in queste condizioni sarà sempre più
difficile anche ricorrendo ai muri e a politiche di contenimento violente e
disumane
11) Vorrei
puntualizzare che molti italiani già si trovano in condizioni analoghe, anzi
peggiori, visto che nessuno li aiuta. E non stiamo parlando di una dozzina di
persone ma come minimo di centinaia di migliaia (e sono ottimista).
12) vedo
che lei prende al balzo il mio commento "buonista" per continuare
felicemente il filone "cattivista" del confronto fra "diritti
traditi italici" a favore dei "privilegi" concessi ai
"clandestini" di trovare ricovero nei forni di san rossore, sono
abbastanza vecchio per ricordare le valigie di cartone, i centri sanitari di Verona
per ammettere i lavoratori in quel di Germania o Belgio, l'apertura
straordinaria di permessi di immigrazione in Australia o le Americhe per i
superstiti di tragedie quali i vari terremoti, i Vajont, le inondazioni ecc.
ecc.
Torniamo a noi…
Come in
tutte le guerre, ci sono sempre due fronti: interventisti e neutralisti, i pro
e i contro… i sì e i no, i pacifisti e i belligeranti, i conservatori e i
riformisti… anche in questo caso gli italiani sono spaccati sul fronte ‘’immigrazione’’, le due posizioni si
chiamano ‘’buonisti e cattivisti’’,
le percentuali sono di uno a quattro per i cattivisti.
Dopo aver
letto qualche centinaia di commenti più o meno simili a questi, dicevo, si ha
molto chiaro il quadro della situazione, perché essi si ripetono come un
ritornello, sembrano quasi quegli sms che si inviano per gli auguri di Natale:
se ne fa uno e lo si invia a tutti i numeri della rubrica, copia conforme.
Il quadro della situazione che
emerge dai commenti degli Italiani lo si può sintetizzare in alcuni punti:
– il primo punto riguarda il
problema dei soldi: perché a loro e non a noi, per loro ci sono i soldi per
noi no, a loro si dà tanto al giorno e noi moriamo di fame…
– il secondo punto è la scala di
gerarchia: prima noi, poi, eventualmente loro, prima gli Italiani bisognosi
poi gli immigrati, al primo posto ci siamo noi, poi se c’è tempo e spazio… gli
altri!
– terzo punto è quello del razzismo
vero e proprio: chi sono questi che vengono ad appropriarsi della nostra
terra, che vengono qui e pretendono questo e quello, se ne stessero nella loro
terra a risolvere i loro problemi…
– quarto punto sono gli
schieramenti: chi è a favore dell’accoglienza è tacciato di buonismo, chi è contrario di cattivismo.
Il quadro più che allarmante è
sconvolgente, direi vergognoso … ma userei una parola che non scandalizza più,
che è fuori moda, non in via di estinzione… ma già in estinzione da tempo.
Come si può notare, al primo
posto nei pensieri degli Italiani ci sono sempre i soldi; è vero che siamo
in un periodo di crisi, ma sono convinta che se anche non ci fosse la crisi il
problema dei migranti non cambierebbe di
una virgola.
C’è un ritornello continuo,
proveniente da ogni parte d’Italia, sui soldi dati agli immigrati per la loro sopravvivenza
quotidiana: qualcuno ha capito che
molti di quei soldi vanno a finire nelle tasche degli Italiani più che in
quelle degli stranieri; pochissimi hanno
capito che quei soldi stanziati per l’emergenza immigrazione non sono soldi
tolti agli Italiani, ma un fondo statale previsto per le emergenze umanitarie,
agli Italiani non viene tolto né chiesto niente, né sacrifici né rinunce per il
sostentamento degli immigrati, nessuno mette mano alla tasca degli Italiani,
semmai è l’occasione per riempire quella di qualcuno
di nazionalità squisitamente italiana (o di molti, verrebbe da dire), che
specula sulla pelle altrui, riducendo a pochi spiccioli i soldi ricevuti dallo
Stato per le necessità degli immigrati e mettendo tutto il resto in tasche proprie.
Diciamo pure che i discorsi
‘’mafia’’ e ‘’maltrattamento’’ sguazzano abbondantemente dall’inizio alla fine
dell’odissea di ogni immigrato: dalla partenza, quando per ottenere i soldi per
il traghettamento vengono picchiati e torturati in ogni modo, alla fine (se di fine si può parlare), quando
vengono privati dei soldi che ‘’ufficialmente’’ vengono stanziati per loro, ma
dei quali non ne vedranno mai il colore e sottoposti ad ogni tipo di incuria,
di abbandono o di maltrattamenti come quelli di cui ci parla l’articolo sopra
riportato.
Ecco, l’immigrato è strumento
privilegiato degli organizzazioni mafiose nella propria terra come nella terra
di arrivo, è facile bersaglio per tutti coloro che esercitano il potere con la
forza e non con la giustizia.
Questo lo sanno in molti, ma
preferiscono tacere, perché è più facile accusare chi è senza voce e porta nel
cuore l’incubo della guerra… piuttosto che rendere giustizia alla verità.
È doveroso anche chiarire un’altra
cosa: con o senza gli immigrati, i poveri e i bisognosi italiani resterebbero
sempre tali, non cambierebbero di numero, perché il problema del welfare non è
nato con l’immigrazione, ma con la politica sporca che riempie ormai le stanze
del Governo da cima a fondo da tanti anni, indipendentemente dal colore
politico di chi governa o di chi è all’opposizione; non sono certo gli
immigrati a risolvere il problema della povertà in Italia, perché non ne sono
loro la causa.
Coloro che tirano in ballo i poveri
che rovistano nei bidoni o le famiglie con disabili abbandonate a se stesse… usano
le parole per fare una giustizia ‘’viziata’’,
viziata nella forma, cioè ingannevole… in quanto chi ha veramente il cuore sensibile
ai problemi sociali non fa certe distinzioni, questo accorato schieramento dalla
parte dei bisognosi stride terribilmente con le accuse rivolte agli immigrati:
non c’è distinzione nella scala della solidarietà, questi ‘’robin hood’’ (volutamente
con l’iniziale minuscola) pensano che sia giusto togliere agli immigrati per
dare agli Italiani, ma questo modo di fare non c’entra niente con la logica del
vero Robin Hood che toglieva ai ricchi per dare ai poveri, non da povero a
povero… come sostengono loro, questa non è giustizia sociale, perché la
giustizia tiene conto prima di tutto dell’uomo… non dei soldi in se stessi; se
‘’l’uomo’’ non è al centro della giustizia, la giustizia stessa non avrebbe
motivo di essere; la giustizia, inoltre, non fa discriminazioni: se lo facesse negherebbe
se stessa, entrerebbe in contraddizione con la sua stessa natura, sia perché la
discriminazione è ingiustizia di per sé sia perché ‘’ la legge è uguale per
tutti… gli uomini’’, senza se, senza ma o discriminazioni di sorta… ma qui -
lo sappiamo bene - non si tratta di giustizia quanto di
‘’soldi’’, è solo un arido discorso finanziario e basta, privo di qualsiasi riferimento
alle necessità umane.
Infine, chi fa dell’immigrazione una gigantesca questione di soldi avrebbe bisogno di un paio di occhiali molto ma molto ma molto molto… potenti… ma temo che occhiali del genere non ne siano stati ancora inventati, in alternativa si potrebbe optare per un collirio: il collirio dell’amore, che secondo me… sarebbe un po’ pericoloso: potrebbe bruciare molto in profondità le pupille avide di gente simile e chissà… forse proverebbero un istante di dolore e si ricorderebbero di essere fatti anche loro di carne umana… come tutti ovviamente… immigrati compresi!
Il secondo punto riguarda la nostra tendenza a gerarchizzare tutto ciò
che ci circonda… sembra quasi che tutto nella vita abbia una scala, non di
valori, purtroppo, ma di piaceri che
rispondono all’unica legge dell’ egocentrismo: ci siamo prima noi, c’eravamo
prima noi, veniamo prima noi… noi al centro dell’attenzione del Governo, del
mondo e di noi stessi… ovviamente!
Nessuno, che abbia buon senso, ha
intenzione di mettere gli Italiani, in terra italiana, in secondo piano; la questione
degli immigrati non si impone al primo posto nell’attenzione governativa, ma si
inserisce in un quadro di attenzioni alle quali il Governo deve comunque dare
risposte, cioè non fa slittare i problemi del popolo italiano su un binario
secondario, per porre quelli degli immigrati in cima alla lista dei problemi da
risolvere, ma semplicemente deve contemporaneamente occuparsi dei problemi
degli uni e degli altri e trovare risposte immediate su entrambi i fronti. Non
è questione di priorità, ma di contemporaneità.
La questione immigrazione si
inserisce in un quadro socio-politico che non può considerare l’Italia come una
‘’pen-isola ‘’, ma una terra che vive in un contesto sociale più ampio che si
chiama ‘’mondo’’ e dentro il quale deve muoversi, far sentire la sua presenza,
ma anche fare la sua parte nel cammino di costruzione di un futuro migliore; in
questo cammino entrano a pieno titolo i discorsi sull’accoglienza, sulla
solidarietà, sulla condivisione anche delle risorse, molte o poche che siano; tornando
ai vecchi adagi ce n’è uno che recita così: ‘’Dove mangiano tre, mangiano anche
quattro’’, come per dire: è vero che è tempo di ristrettezze per tutti, ma
volendo, stringendosi un po’… ci stiamo tutti, è la solidarietà tra i poveri, è
la legge del povero, di colui che non ha, ma che non esita a condividere il suo
nulla con chi sta peggio di lui.
Capisco che questo concetto possa
essere un po’ ‘’indigesto’’ per chi è abituato a guardare solo il proprio
ombelico e a dar retta solo alla propria pancia, dimenticandosi che un po’ più
su c’è qualcosa che fa fatica a battere… in assenza del combustile giusto: la
fratellanza!
La fratellanza ci rende tutti
simili e ci mette tutti sullo stesso piano, annulla il concetto di gerarchia, apparecchia
un unico tavolo intorno al quale non ci sono posti privilegiati, ma tutti sono
‘’privilegiati’’ in virtù di quella fratellanza che unisce e rende simili nella
buona e nella cattiva sorte, che ci fa andare verso l’altro con la mano tesa e
non con una bomba di carta da far esplodere nelle mani di chi – nella mia
fantasia malata - è venuto a togliermi un posto nella mia casa, nella mia
terra, nell’attenzione del mondo su di me e sui miei problemi.
È una questione di crescita… chi
gerarchizza è rimasto un po’ indietro… forse un po’ troppo direi!
Il terzo punto è quello del razzismo vero e proprio: chi sono questi … se ne stessero nella loro
terra … chi li ha chiamati, non li vogliamo…
È questo il grido di coloro che non
hanno superato quella fase dell’infanzia che vede l’altro come nemico ad
oltranza, la paura dell’altro, il bisogno di difendere ciò che è proprio… anche
qui è questione di crescita più che di cultura.
È vero anche che c’è una cultura di
razzismo che nonostante tutto continua a persistere, spesso si nasconde dietro
un perbenismo formale, ma in fondo resta la fatica dell’accoglienza dell’altro
soprattutto se diverso, resta il sospetto verso chi non si conosce, la
diffidenza, la paura dell’estraneo… tutte reazione legittime se ad averle
fossero dei bambini, tutt’alpiù dei ragazzini, ma un po’ meno legittime e
accettabili se ad averle sono degli adulti, adulti che dovrebbero andare un po’
oltre il semplice colore della pelle e cogliere più in profondità quel senso
dell’ umanità che una persona adulta dovrebbe aver conquistato in virtù della
sua maturità culturale ed esperienziale.
Il razzismo è duro a morire: si
preferisce veder morire centinaia di uomini, piuttosto che lasciar morire un
pezzettino del proprio egocentrismo o superare un attimino le proprie recondite
- ingiustificate - paure.
Non è questione di quantità, dunque,
ma di qualità: c’è tanta gente che opera in silenzio e costruisce ponti di
solidarietà… nonostante ci sia altrettanta gente, se non di più, che piazza
mine sotto quei ponti… ma … se l’architetto è stato previdente… il ponte non
crollerà… perché il suo vero sostegno non può essere distrutto da una mina al
tritolo… che resterà impotente nonostante la deflagrazione, se il sostegno
affonda le sue radici nella solidarietà vera, nella maturità di una coscienza
formata alla scuola dell’amore fraterno… niente può minarlo, niente può
distruggerlo: l’amore fa miracoli!
Il quarto punto è quello della tendenza agli schieramenti, sembra proprio
che lo schieramento sia inevitabile: o di qua o di là, la libertà del pensiero critico
è stata imprigionata dentro schemi mentali che di fatto impediscono di
esprimere apertamente e liberamente ciò che si pensa senza essere catalogati
dall’una o dall’altra parte.
Parlavo prima di fronte
dell’immigrazione e non a caso, perché c’è in atto una vera e propria guerra
che vede la popolazione schierata su due fronti: i buonisti e i cattivisti.
Chi è contro l’accoglienza - i cattivisti - accusano di buonismo chi cerca di dare un senso all’emergenza di cui, volenti o
nolenti, ci si deve fare carico.
Per i cattivisti parlare di
‘’solidarietà, di aiuti umanitari, di bisogni primari, di sopravvivenza, di
accoglienza di chi fugge da guerre e violenza…’’ sono dei luoghi comuni, frasi
fatte, consensi acritici fatti per un quieto vivere, un modo di vivere che si
limita a fare bei discorsi… il buonismo ha un sapore di volgarità e di beneficenza
mascherata di indifferenza.
Il buonista è inteso come colui che
non vuole grane: perché farsi il sangue amaro per qualcosa che non ne vale la
pena, perché arrabbiarsi se poi non si può risolvere il problema, è più comodo
far ‘’buon viso a cattivo gioco’’.
I cattivisti hanno una strategia
tutta loro e ben consolidata: o ci si scaglia contro l’avversario attaccandolo
con violenza verbale e mettendolo così a tacere, sepolto dietro una valanga di
volgarità o lo si prende in giro considerandolo uno che non ha il coraggio
delle proprie idee e si nasconde dietro una falsa bontà per fare bella figura.
Chi accusa di buonismo coloro che
si prodigano per gli altri dimentica – o non sa forse – che a questo mondo c’è
anche chi sa alzare lo sguardo un po’ più su e guardare un po’ più lontano e
che non si nasconde dietro un dito, dietro battute datate e accuse infondate; c’è
chi sa occuparsi anche degli altri invece che solo di se stessi; c’è chi
riesce a tendere la mano verso chi
chiede aiuto e non solo chi sa fare i conti in tasca agli altri partendo dal
presupposto che i soldi degli altri gli appartengono e che tutto ciò che viene dato
agli altri è un furto al suo diritto di ricevere per primo, più di tutti,
magari anche l’unico degno di ricevere.
C’è una mentalità ben delineata in
coloro che probabilmente a scuola hanno studiato solo tre operazioni: la
quarta, la divisione, non l’hanno mai imparata, non hanno mai capito il
meccanismo logico che sta alla base del dividere
per condividere.
È un loro limite, una miseria
esistenziale che li identifica inequivocabilmente.
Se l’obiettivo è quello di far
passare per buonismo (un concetto – che secondo la loro logica – ha a che fare
con la stupidità) chi conosce e vive il
valore alto della solidarietà e la misura piena della fratellanza … allora la distanza
fra i due fronti diventa veramente senza misura!
I cattivisti, probabilmente, non
hanno mai non dico studiata ma nemmeno sentita dire la storia del proprio
popolo, potrebbero anche averla vissuta, come afferma uno di loro, ma
probabilmente non l’hanno mai capita: lo sappiamo bene che la migrazione è un
problema che ha interessato tutto il mondo, in epoche diverse e per motivi
diversi; se i popoli destinatari non avessero accolto i migranti ci sarebbe un
mondo monocromatico, a macchie leopardate, ma non un mondo a colori, sarebbe un
mondo grigio, triste, fatto di isole senza ponti di collegamenti fra loro,
saremmo tutti confinati nello spazio angusto dei propri confini geografici e
dei propri limiti mentali, di quelli del cuore non è il caso di parlarne perché
quello spazio non si è mai formato, quella porta non è stata mai aperta…
peccato per loro!
Chi accusa di buonismo chi crede
nella solidarietà, fa un grande errore: manifesta semplicemente la sua difficoltà
a comprendere che la diversità è una ricchezza, che l’altro non solo non ci
toglie niente di ciò che ci appartiene, ma che ci dà molto di più di ciò che
diamo loro; ad esser sinceri, forse una cosa ce la toglie davvero: ci sfratta
dal nostro egocentrismo, ci sbalza dal trono del nostro egoismo, ci spinge a
distogliere l’attenzione da noi stessi e a scoprire la ricchezza della prossimità.
L’immigrazione ci chiede di
‘’uscire da noi stessi’’, ci chiede di dedicare tempo agli altri, di spostare
l’attenzione dai propri problemi a quelli degli altri.
Sì, l’immigrazione ci costringe a
fare i conti con noi stessi: un conto tanto scomodo per chi è abituato a
blaterare frasi senza senso… quanto salutare per chi è abituato a lavorare con
le braccia e non con le parole!
Quando papa Francesco, nel luglio
2013, andò a Lampedusa, nella sua omelia disse che in noi era rimasto un po’ di
Erode; Erode fece sterminare i bambini per paura dell’usurpatore, per difendere
il suo regno, per non perdere il suo regno, quella bolla di sapone in cui si
era rinchiuso come in una gabbia dorata.
Disse ancora che abbiamo perso il
senso della responsabilità fraterna, la cultura del benessere ci ha resi
insensibili alle grida degli altri, tanto da abituarci alla sofferenza degli
altri; delle morti nel Mediterraneo, siamo tutti come l’Innominato di Manzoni:
responsabili senza nome e senza volto.
Forse due anni fa non era ancora
chiaro che c’è qualcosa di peggio dell’insensibilità e dell’indifferenza, dall’abitudine
alle sofferenze altrui: oggi noi sappiamo che c’è chi fa delle sofferenze
altrui un’occasione di guadagno certamente non indifferente, c’è anche chi
deride, chi specula per la propaganda politica, chi butta fango su coloro che
si fanno carico del problema, chi dall’alto della sua cattiveria osa dare lezioni
di educazione civica, di alta finanza, di diplomatica burocrazia e – guarda un po’
– anche di politica sociale, tirando in ballo poveri e indigenti.
Dice papa Francesco che ‘’chiusi nel proprio benessere abbiamo
anestetizzato il cuore e la globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la
capacità di piangere.’’
Sì, forse a qualcuno non farebbe
male il riscoprire il sapore agro delle lacrime, lacrime di pentimento, ovviamente (speriamo non false come quelle del coccodrillo ), nessuno augura loro quel male che loro invece augurano ai tanti profughi
e ai tanti diseredati che scappano dalla violenza della propria terra per
incappare nella violenza di chi una terra ce l’ha e pensa di potersela
ripiegare sotto il braccio, come un giornale, sul quale leggere le notizie del
giorno e poi arrotolarlo e buttarlo nel cestino.
I cattivisti solo coloro che
buttano l’Italia nel cestino, come un vecchio giornale già letto.
Per quelli tacciati di buonismo invece, l’Italia mantiene alta la sua tradizione di accoglienza
e di benevolenza, in linea con le sue radici etniche, umane, socio-politiche
nonchè spirituali.
Gli Italiani ‘’veri e sani di mente
e di cuore’’ sanno andar ben oltre i discorsi minimalisti per screditare o fare
le proprie battaglie politiche e sanno tenere alto lo sguardo e la cultura…
dell’amore!

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