giovedì 16 luglio 2015


PAGINE DI STORIA


AL FRONTE: BUONISTI E CATTIVISTI

Migranti, a Pisa accoglienza in container (al sole).
Il Comune: “Prefetto ci ripensi’’
I contenitori sono all'interno del Parco di San Rossore ma in una zona priva di ombra. Sopralluogo di alcune associazioni: "Violazione dei minimi standard di accoglienza e dignità umana"

La sistemazione dei migranti richiedenti asilo? A Pisa avverrà all’interno del Parco di San Rossore, un’area naturalistica che dalla riva dell’Arno e la provincia di Pisa arriva fino al lago di Massaciuccoli, in provincia di Lucca. Tutto perfetto se non fosse che i migranti saranno destinati a tre container, in una zona completamente priva di ombra, in piena estate. Al momento all’interno dei container non c’è ancora nessuno ma questa è la soluzione d’emergenza proposta dalla prefettura per far fronte alla prima accoglienza.

Migranti, a Pisa accoglienza in container (al sole). Il Comune: “Prefetto ci ripensi”Le associazioni Africa Insieme e Progetto Rebeldia, assieme al consigliere comunale F.  A., hanno compiuto un sopralluogo nell’area e ora sottolineano che “la nuova tipologia di accoglienza predisposta da Prefettura e Croce Rossa rappresenta una completa violazione dei minimi standard di accoglienza e dignità umana. I container sono stati installati in uno spiazzo verde completamente esposto al sole, con temperature interne che nello scorso fine settimana hanno toccato i 46 gradi. Mancano le docce e la collocazione spaziale non può che richiamare la volontà di esclusione e allontanamento di persone che sono scappate dalla guerra e hanno attraversato il mare in cerca di un futuro migliore”.
(www.ilfattoquotidiano.it  13 luglio 2015)

Questo articolo è uno spaccato di una realtà che ormai conosciamo bene, anche se non smette mai di meravigliarci, perché anche nel miglior dei casi, quando cioè sembra che qualcuno voglia dare una risposta affermativa e giusta all’accoglienza dei migranti… anche in quel caso c’è sempre un risvolto di disumanizzazione, come dire: ci abbiamo provato, abbiamo fatto il nostro dovere, non riguardano noi le difficoltà che potranno incontrare…, noi abbiamo provveduto a sistemarli, tutto il resto… non ci riguarda!
Come al solito, vince sempre  l’aspetto burocratico e apparente… mentre il senso umanitario soccombe dietro il lavarsi le mani dei tanti Pilato che popolano il mondo.
Ma se questo articolo si commenta da solo, vorrei invece porre l’attenzione sui commenti, che, anche qui, seguono copiosi e deleteri; ne riporto solo alcuni qui di seguito, perché sono esplicativi di tutti gli altri, sintetizzano cioè quello che è il pensiero comune degli Italiani in questo periodo e ci permettono di avere un quadro più o meno completo della questione ‘‘immigrazione’’ vista al di qua del Mediterraneo:

1)Se questo fosse un paese che curasse i cittadini in difficoltà come avviene nelle nazioni civili non ci sarebbe contrarietà a prendersi cura di clandestini. Invece qui ormai avviene l'esatto contrario, gli sfrattati, gli incapienti buttati in mezzo alla strada e lamenti, ogni tipo di cura e servizio, addirittura il recupero psicologico per coloro che qui non dovrebbero stare e dovrebbero essere rimpatriati in poche ore. Abbiamo creato un welfare con tasse sanguinose, poi chi non ce la fa più viene sbattuto a terra e il frutto dei suoi sacrifici regalato a chi arriva col barcone. Pagare anche il 70% di tasse per cosa? Per non avere nessun diritto e pagare l'hotel e il catering al clandestino?

2) Io da italiano non so dv mettere la mia faccia quando leggo ste assurdità .... Cioè con milioni di famiglie in difficoltà io devo vedere sto piagnisteo sui clandestini che sn situati nei container ????? cioe' ma facciamo sul serio o scherziamo????.ce da riflettere ....cioè ma parlano sul serio o scherzano????ma chi li ha chiamati??.chi se ne importa se dormono lì.... io mi vergogno di questa nazione ridicola...

3)Sarebbe opportuno rimediare immediatamente, ma non dimentichiamoci che intere famiglie italiane, anche con disabili, hanno vissuto la stessa situazione d'emergenza post calamità, per tantissimi anni e nell'indifferenza di media e politici.

4) Che strano....venerdì una signora italiana(o cmq residente in Italia da anni) è stata sfrattata dalla casa popolare con i suoi 4 figli.....Se lor signori non gradiscono la destinazione penso che ci siano parecchi italiani(o stranieri regolari) che sorvolerebbero la mancanza d'ombra in cambio di un tetto di emergenza

5) Poverini trasferiteli subito in un Hotel a 4 stelle in riva al mare!! agli Italiani che rovistano nella spazzatura o dormono sulle panchine o in macchina per colpa della crisi non ci pensa nessuno??

6) ci sono italiani che causa terremoto vivono nei container da 30 anni, prima aiutiamo questi e poi se avanza i presunti profughi

7) dei terremotati che vivono nei container non importa a nessuno e sapete il perché? perché le organizzazioni umanitarie un ce pappano diciamolo senza timori s'interessano dei clandestini solo per danari

8) A quanto mi risulta parecchi italiani terremotati vivono da anni nei container, ma ormai non fanno più notizia. Forse dovrebbero uscire dall'Italia e tornare su un barcone

9) Mamma mia che commenti razzisti. Posso essere d'accordo su chi scrive che sarebbe meglio non farli venire (tanto non siamo capaci di organizzare un'accoglienza degna di questo nome, non abbiamo soldi per un welfare decente per tutti, li teniamo a marcire nei centri di prima accoglienza, li vediamo solo come oggetti da manodopera per la malavita organizzata...) ed io non sono certo fra coloro che voterebbe a favore di una immigrazione scellerata e incontrollata come sta succedendo adesso, ma quello che traspare dalla maggior parte dei commenti è solo cattiveria, astio e anche odio nei loro confronti. Pensate che siano tutti delinquenti incalliti? Pensate che tutti gli italiani siano migliori di tutti loro? Pensate di avere più diritti di altri solo perché avete avuto la fortuna di essere usciti da un buco italiano? Se la risposta è si a tutte e tre le domande siete dei mentecatti.

10) Dall' africa, dal medio oriente, dall'oriente si fugge per motivi economici, ecologici, politici e bellici, le cause di questa situazione sono in gran parte riconducibili a responsabilità occidentali, non c'è traccia di cambiamenti radicali delle nostre politiche per un inversione di tendenza che si proponga di ristabilire nei paesi del 3° e 4° mondo un qualche più giusto equilibrio, anzi.... Fermare il flusso migratorio in queste condizioni sarà sempre più difficile anche ricorrendo ai muri e a politiche di contenimento violente e disumane

11) Vorrei puntualizzare che molti italiani già si trovano in condizioni analoghe, anzi peggiori, visto che nessuno li aiuta. E non stiamo parlando di una dozzina di persone ma come minimo di centinaia di migliaia (e sono ottimista).

12) vedo che lei prende al balzo il mio commento "buonista" per continuare felicemente il filone "cattivista" del confronto fra "diritti traditi italici" a favore dei "privilegi" concessi ai "clandestini" di trovare ricovero nei forni di san rossore, sono abbastanza vecchio per ricordare le valigie di cartone, i centri sanitari di Verona per ammettere i lavoratori in quel di Germania o Belgio, l'apertura straordinaria di permessi di immigrazione in Australia o le Americhe per i superstiti di tragedie quali i vari terremoti, i Vajont, le inondazioni ecc. ecc.

Torniamo a noi…
Come in tutte le guerre, ci sono sempre due fronti: interventisti e neutralisti, i pro e i contro… i sì e i no, i pacifisti e i belligeranti, i conservatori e i riformisti… anche in questo caso gli italiani sono spaccati sul fronte  ‘’immigrazione’’, le due posizioni si chiamano ‘’buonisti e  cattivisti’’, le percentuali sono di uno a quattro per i cattivisti.
Dopo aver letto qualche centinaia di commenti più o meno simili a questi, dicevo, si ha molto chiaro il quadro della situazione, perché essi si ripetono come un ritornello, sembrano quasi quegli sms che si inviano per gli auguri di Natale: se ne fa uno e lo si invia a tutti i numeri della rubrica, copia conforme.
Il quadro della situazione che emerge dai commenti degli Italiani lo si può sintetizzare in alcuni punti:
– il primo punto riguarda il problema dei soldi: perché a loro e non a noi, per loro ci sono i soldi per noi no, a loro si dà tanto al giorno e noi moriamo di fame…
– il secondo punto è la scala di gerarchia: prima noi, poi, eventualmente loro, prima gli Italiani bisognosi poi gli immigrati, al primo posto ci siamo noi, poi se c’è tempo e spazio… gli altri!
– terzo punto è quello del razzismo vero e proprio: chi sono questi che vengono ad appropriarsi della nostra terra, che vengono qui e pretendono questo e quello, se ne stessero nella loro terra a risolvere i loro problemi…
 – quarto punto sono gli schieramenti: chi è a favore dell’accoglienza è tacciato di buonismo, chi è contrario di cattivismo.

Il quadro più che allarmante è sconvolgente, direi vergognoso … ma userei una parola che non scandalizza più, che è fuori moda, non in via di estinzione… ma già in estinzione da tempo.
Come si può notare, al primo posto nei pensieri degli Italiani ci sono sempre i soldi; è vero che siamo in un periodo di crisi, ma sono convinta che se anche non ci fosse la crisi il problema dei  migranti non cambierebbe di una virgola.
C’è un ritornello continuo, proveniente da ogni parte d’Italia, sui soldi dati agli immigrati per la loro sopravvivenza quotidiana: qualcuno ha capito che molti di quei soldi vanno a finire nelle tasche degli Italiani più che in quelle degli stranieri; pochissimi hanno capito che quei soldi stanziati per l’emergenza immigrazione non sono soldi tolti agli Italiani, ma un fondo statale previsto per le emergenze umanitarie, agli Italiani non viene tolto né chiesto niente, né sacrifici né rinunce per il sostentamento degli immigrati, nessuno mette mano alla tasca degli Italiani, semmai è l’occasione per riempire quella di qualcuno di nazionalità squisitamente italiana (o di molti, verrebbe da dire), che specula sulla pelle altrui, riducendo a pochi spiccioli i soldi ricevuti dallo Stato per le necessità degli immigrati e mettendo tutto il resto in tasche proprie.
Diciamo pure che i discorsi ‘’mafia’’ e ‘’maltrattamento’’ sguazzano abbondantemente dall’inizio alla fine dell’odissea di ogni immigrato: dalla partenza, quando per ottenere i soldi per il traghettamento vengono picchiati e torturati in ogni modo,  alla fine (se di fine si può parlare), quando vengono privati dei soldi che ‘’ufficialmente’’ vengono stanziati per loro, ma dei quali non ne vedranno mai il colore e sottoposti ad ogni tipo di incuria, di abbandono o di maltrattamenti come quelli di cui ci parla l’articolo sopra riportato.
Ecco, l’immigrato è strumento privilegiato degli organizzazioni mafiose nella propria terra come nella terra di arrivo, è facile bersaglio per tutti coloro che esercitano il potere con la forza e non con la giustizia.
Questo lo sanno in molti, ma preferiscono tacere, perché è più facile accusare chi è senza voce e porta nel cuore l’incubo della guerra… piuttosto che rendere giustizia alla verità.
È doveroso anche chiarire un’altra cosa: con o senza gli immigrati, i poveri e i bisognosi italiani resterebbero sempre tali, non cambierebbero di numero, perché il problema del welfare non è nato con l’immigrazione, ma con la politica sporca che riempie ormai le stanze del Governo da cima a fondo da tanti anni, indipendentemente dal colore politico di chi governa o di chi è all’opposizione; non sono certo gli immigrati a risolvere il problema della povertà in Italia, perché non ne sono loro la causa.
Coloro che tirano in ballo i poveri che rovistano nei bidoni o le famiglie con disabili abbandonate a se stesse… usano le parole per fare una giustizia ‘’viziata’’, viziata nella forma, cioè ingannevole… in quanto chi ha veramente il cuore sensibile ai problemi sociali non fa certe distinzioni, questo accorato schieramento dalla parte dei bisognosi stride terribilmente con le accuse rivolte agli immigrati: non c’è distinzione nella scala della solidarietà, questi ‘’robin hood’’ (volutamente con l’iniziale minuscola) pensano che sia giusto togliere agli immigrati per dare agli Italiani, ma questo modo di fare non c’entra niente con la logica del vero Robin Hood che toglieva ai ricchi per dare ai poveri, non da povero a povero… come sostengono loro, questa non è giustizia sociale, perché la giustizia tiene conto prima di tutto dell’uomo… non dei soldi in se stessi; se ‘’l’uomo’’ non è al centro della giustizia, la giustizia stessa non avrebbe motivo di essere; la giustizia, inoltre, non fa discriminazioni: se lo facesse negherebbe se stessa, entrerebbe in contraddizione con la sua stessa natura, sia perché la discriminazione è ingiustizia di per sé sia perché ‘’ la legge è uguale per tutti… gli uomini’’, senza se, senza ma o discriminazioni di sorta… ma qui - lo  sappiamo bene -  non si tratta di giustizia quanto di ‘’soldi’’, è solo un arido discorso finanziario e basta, privo di qualsiasi riferimento alle necessità umane.
Risultati immagini per migranti pisa accoglienzaRecita un antico adagio che ‘’i soldi fanno venire la vista ai ciechi’’ parafrasandolo io direi che fanno tutto il contrario ‘’i soldi intorbidiscono il cuore ed  annebbiano la vista’’, un cuore che non riesce a più a vedere al di là del suo naso non soffre più a conferma dell’altro adagio ‘‘occhio che non vede cuore che non duole’’, cioè: se l’occhio non vede la sofferenza altrui, non riesce a soffrire per l’altro, non entra in prossimità con l’altro, che resterà sempre un estraneo, un ‘’invasore’’, proprio come fanno i bambini che vedono nel fratellino in arrivo l’intruso fastidioso, uno con i quali dover condividere l’affetto della famiglia e a cui prestare i propri giochi, cosa che non è assolutamente disposto a fare, vede nel fratellino l’usurpatore del suo mondo, si percepisce come un espropriato e reagisce con i capricci fuori luogo; ecco, chi vede nell’immigrato l’ invasore della propria terra… soffre della sindrome di Peter Pan, l’eterno bambino che si rifiuta di crescere, dove per ‘’crescita’’ si intende la capacità adulta di accogliere l’altro come proprio simile, per un bisogno personale ed intimo del cuore e non per imposizione governativa o per necessità contingente.

Infine, chi fa dell’immigrazione una gigantesca questione di soldi avrebbe bisogno di un paio di occhiali molto ma molto ma molto molto… potenti… ma temo che occhiali del genere non ne siano stati ancora inventati, in alternativa si potrebbe optare per un collirio: il collirio dell’amore, che secondo me… sarebbe un po’ pericoloso: potrebbe bruciare molto in profondità le pupille avide di gente simile e chissà… forse proverebbero un istante di dolore e si ricorderebbero di essere fatti anche loro di carne umana… come tutti ovviamente… immigrati compresi!

Il secondo punto riguarda la nostra tendenza a gerarchizzare tutto ciò che ci circonda… sembra quasi che tutto nella vita abbia una scala, non di valori, purtroppo, ma di piaceri  che rispondono all’unica legge dell’ egocentrismo: ci siamo prima noi, c’eravamo prima noi, veniamo prima noi… noi al centro dell’attenzione del Governo, del mondo e di noi stessi… ovviamente!
Nessuno, che abbia buon senso, ha intenzione di mettere gli Italiani, in terra italiana, in secondo piano; la questione degli immigrati non si impone al primo posto nell’attenzione governativa, ma si inserisce in un quadro di attenzioni alle quali il Governo deve comunque dare risposte, cioè non fa slittare i problemi del popolo italiano su un binario secondario, per porre quelli degli immigrati in cima alla lista dei problemi da risolvere, ma semplicemente deve contemporaneamente occuparsi dei problemi degli uni e degli altri e trovare risposte immediate su entrambi i fronti. Non è questione di priorità, ma di contemporaneità.
La questione immigrazione si inserisce in un quadro socio-politico che non può considerare l’Italia come una ‘’pen-isola ‘’, ma una terra che vive in un contesto sociale più ampio che si chiama ‘’mondo’’ e dentro il quale deve muoversi, far sentire la sua presenza, ma anche fare la sua parte nel cammino di costruzione di un futuro migliore; in questo cammino entrano a pieno titolo i discorsi sull’accoglienza, sulla solidarietà, sulla condivisione anche delle risorse, molte o poche che siano; tornando ai vecchi adagi ce n’è uno che recita così: ‘’Dove mangiano tre, mangiano anche quattro’’, come per dire: è vero che è tempo di ristrettezze per tutti, ma volendo, stringendosi un po’… ci stiamo tutti, è la solidarietà tra i poveri, è la legge del povero, di colui che non ha, ma che non esita a condividere il suo nulla con chi sta peggio di lui.
Capisco che questo concetto possa essere un po’ ‘’indigesto’’ per chi è abituato a guardare solo il proprio ombelico e a dar retta solo alla propria pancia, dimenticandosi che un po’ più su c’è qualcosa che fa fatica a battere… in assenza del combustile giusto: la fratellanza!
La fratellanza ci rende tutti simili e ci mette tutti sullo stesso piano, annulla il concetto di gerarchia, apparecchia un unico tavolo intorno al quale non ci sono posti privilegiati, ma tutti sono ‘’privilegiati’’ in virtù di quella fratellanza che unisce e rende simili nella buona e nella cattiva sorte, che ci fa andare verso l’altro con la mano tesa e non con una bomba di carta da far esplodere nelle mani di chi – nella mia fantasia malata - è venuto a togliermi un posto nella mia casa, nella mia terra, nell’attenzione del mondo su di me e sui miei problemi.
È una questione di crescita… chi gerarchizza è rimasto un po’ indietro… forse un po’ troppo direi!

Il terzo punto è quello del razzismo vero e proprio: chi sono questi … se ne stessero nella loro terra … chi li ha chiamati, non li vogliamo…
È questo il grido di coloro che non hanno superato quella fase dell’infanzia che vede l’altro come nemico ad oltranza, la paura dell’altro, il bisogno di difendere ciò che è proprio… anche qui è questione di crescita più che di cultura.
È vero anche che c’è una cultura di razzismo che nonostante tutto continua a persistere, spesso si nasconde dietro un perbenismo formale, ma in fondo resta la fatica dell’accoglienza dell’altro soprattutto se diverso, resta il sospetto verso chi non si conosce, la diffidenza, la paura dell’estraneo… tutte reazione legittime se ad averle fossero dei bambini, tutt’alpiù dei ragazzini, ma un po’ meno legittime e accettabili se ad averle sono degli adulti, adulti che dovrebbero andare un po’ oltre il semplice colore della pelle e cogliere più in profondità quel senso dell’ umanità che una persona adulta dovrebbe aver conquistato in virtù della sua maturità culturale ed esperienziale.
Il razzismo è duro a morire: si preferisce veder morire centinaia di uomini, piuttosto che lasciar morire un pezzettino del proprio egocentrismo o superare un attimino le proprie recondite - ingiustificate - paure.
Risultati immagini per migranti pisa accoglienzaSu questo argomento la vedo molto dura, c’è da lavorare parecchio, il problema vero è che mancano gli operai disposti a rimboccarsi le maniche per questo, ma… chissà forse non è nemmeno questione di numeri… quanto di qualità: se una mela marcia fa marcire tutte le mele del cesto, una mela buona in mezzo ad un cesto di mele marce fa scomparire il marciume ed esalta la bontà della sua polpa!
Non è questione di quantità, dunque, ma di qualità: c’è tanta gente che opera in silenzio e costruisce ponti di solidarietà… nonostante ci sia altrettanta gente, se non di più, che piazza mine sotto quei ponti… ma … se l’architetto è stato previdente… il ponte non crollerà… perché il suo vero sostegno non può essere distrutto da una mina al tritolo… che resterà impotente nonostante la deflagrazione, se il sostegno affonda le sue radici nella solidarietà vera, nella maturità di una coscienza formata alla scuola dell’amore fraterno… niente può minarlo, niente può distruggerlo: l’amore fa miracoli!

 Il quarto punto è quello della tendenza agli schieramenti, sembra proprio che lo schieramento sia inevitabile: o di qua o di là, la libertà del pensiero critico è stata imprigionata dentro schemi mentali che di fatto impediscono di esprimere apertamente e liberamente ciò che si pensa senza essere catalogati dall’una o dall’altra parte.
Parlavo prima di fronte dell’immigrazione e non a caso, perché c’è in atto una vera e propria guerra che vede la popolazione schierata su due fronti: i buonisti e i cattivisti.
Chi è contro l’accoglienza - i cattivisti -  accusano di buonismo chi cerca di dare un senso all’emergenza di cui, volenti o nolenti, ci si deve fare carico.
Per i cattivisti parlare di ‘’solidarietà, di aiuti umanitari, di bisogni primari, di sopravvivenza, di accoglienza di chi fugge da guerre e violenza…’’ sono dei luoghi comuni, frasi fatte, consensi acritici fatti per un quieto vivere, un modo di vivere che si limita a fare bei discorsi… il buonismo ha un sapore di volgarità e di beneficenza mascherata di indifferenza.
Il buonista è inteso come colui che non vuole grane: perché farsi il sangue amaro per qualcosa che non ne vale la pena, perché arrabbiarsi se poi non si può risolvere il problema, è più comodo far ‘’buon viso a cattivo gioco’’.
I cattivisti hanno una strategia tutta loro e ben consolidata: o ci si scaglia contro l’avversario attaccandolo con violenza verbale e mettendolo così a tacere, sepolto dietro una valanga di volgarità o lo si prende in giro considerandolo uno che non ha il coraggio delle proprie idee e si nasconde dietro una falsa bontà per fare bella figura.
Chi accusa di buonismo coloro che si prodigano per gli altri dimentica – o non sa forse – che a questo mondo c’è anche chi sa alzare lo sguardo un po’ più su e guardare un po’ più lontano e che non si nasconde dietro un dito, dietro battute datate e accuse infondate; c’è chi sa occuparsi anche degli altri invece che solo di se stessi; c’è chi riesce  a tendere la mano verso chi chiede aiuto e non solo chi sa fare i conti in tasca agli altri partendo dal presupposto che i soldi degli altri gli appartengono e che tutto ciò che viene dato agli altri è un furto al suo diritto di ricevere per primo, più di tutti, magari anche l’unico degno di ricevere.
C’è una mentalità ben delineata in coloro che probabilmente a scuola hanno studiato solo tre operazioni: la quarta, la divisione, non l’hanno mai imparata, non hanno mai capito il meccanismo logico che sta alla base del dividere per condividere.
È un loro limite, una miseria esistenziale che li identifica inequivocabilmente.
Se l’obiettivo è quello di far passare per buonismo (un concetto – che secondo la loro logica – ha a che fare con la stupidità) chi  conosce e vive il valore alto della solidarietà e la misura piena della fratellanza … allora la distanza fra i due fronti diventa veramente senza misura!

I cattivisti, probabilmente, non hanno mai non dico studiata ma nemmeno sentita dire la storia del proprio popolo, potrebbero anche averla vissuta, come afferma uno di loro, ma probabilmente non l’hanno mai capita: lo sappiamo bene che la migrazione è un problema che ha interessato tutto il mondo, in epoche diverse e per motivi diversi; se i popoli destinatari non avessero accolto i migranti ci sarebbe un mondo monocromatico, a macchie leopardate, ma non un mondo a colori, sarebbe un mondo grigio, triste, fatto di isole senza ponti di collegamenti fra loro, saremmo tutti confinati nello spazio angusto dei propri confini geografici e dei propri limiti mentali, di quelli del cuore non è il caso di parlarne perché quello spazio non si è mai formato, quella porta non è stata mai aperta… peccato per loro!
Chi accusa di buonismo chi crede nella solidarietà, fa un grande errore:  manifesta semplicemente la sua difficoltà a comprendere che la diversità è una ricchezza, che l’altro non solo non ci toglie niente di ciò che ci appartiene, ma che ci dà molto di più di ciò che diamo loro; ad esser sinceri, forse una cosa ce la toglie davvero: ci sfratta dal nostro egocentrismo, ci sbalza dal trono del nostro egoismo, ci spinge a distogliere l’attenzione da noi stessi e a scoprire la ricchezza della prossimità.
L’immigrazione ci chiede di ‘’uscire da noi stessi’’, ci chiede di dedicare tempo agli altri, di spostare l’attenzione dai propri problemi a quelli degli altri.
Sì, l’immigrazione ci costringe a fare i conti con noi stessi: un conto tanto scomodo per chi è abituato a blaterare frasi senza senso… quanto salutare per chi è abituato a lavorare con le braccia e non con le parole!
Quando papa Francesco, nel luglio 2013, andò a Lampedusa, nella sua omelia disse che in noi era rimasto un po’ di Erode; Erode fece sterminare i bambini per paura dell’usurpatore, per difendere il suo regno, per non perdere il suo regno, quella bolla di sapone in cui si era rinchiuso come in una gabbia dorata.
Disse ancora che abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna, la cultura del benessere ci ha resi insensibili alle grida degli altri, tanto da abituarci alla sofferenza degli altri; delle morti nel Mediterraneo, siamo tutti come l’Innominato di Manzoni: responsabili senza nome e senza volto.
Forse due anni fa non era ancora chiaro che c’è qualcosa di peggio dell’insensibilità e dell’indifferenza, dall’abitudine alle sofferenze altrui: oggi noi sappiamo che c’è chi fa delle sofferenze altrui un’occasione di guadagno certamente non indifferente, c’è anche chi deride, chi specula per la propaganda politica, chi butta fango su coloro che si fanno carico del problema, chi dall’alto della sua cattiveria osa dare lezioni di educazione civica, di alta finanza, di diplomatica burocrazia e – guarda un po’ – anche di politica sociale, tirando in ballo poveri e indigenti.
Dice papa Francesco che ‘’chiusi nel proprio benessere abbiamo anestetizzato il cuore e la globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere.’’
Sì, forse a qualcuno non farebbe male il riscoprire il sapore agro delle lacrime, lacrime di pentimento, ovviamente (speriamo non false come quelle del coccodrillo ), nessuno augura loro quel male che loro invece augurano ai tanti profughi e ai tanti diseredati che scappano dalla violenza della propria terra per incappare nella violenza di chi una terra ce l’ha e pensa di potersela ripiegare sotto il braccio, come un giornale, sul quale leggere le notizie del giorno e poi arrotolarlo e buttarlo nel cestino.
I cattivisti solo coloro che buttano l’Italia nel cestino, come un vecchio giornale già letto.
Per quelli tacciati di buonismo invece, l’Italia  mantiene alta la sua tradizione di accoglienza e di benevolenza, in linea con le sue radici etniche, umane, socio-politiche nonchè spirituali.

Gli Italiani ‘’veri e sani di mente e di cuore’’ sanno andar ben oltre i discorsi minimalisti per screditare o fare le proprie battaglie politiche e sanno tenere alto lo sguardo e la cultura… dell’amore!

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