domenica 18 ottobre 2015


Il Nord e il Sud del Mondo...
a casa di don Giuseppe
In questi giorni saranno ospiti di don Giuseppe alcuni ragazzi 
della comunità terapeutica per  tossicodipendenti ‘’ San Francesco’’ di Gemini (LE), 
guidata da don Mimmo Ozza già da molti anni.
Questo vuol dire che la casa di don Giuseppe, già strapiena per la presenza di tanti ragazzi provenienti da diverse parti dell’Africa e dell’Asia, sarà un punto di incontro fra il Nord e il Sud del Mondo; un incontro che non si fermerà sulla linea di confine, come succede sulle cartine geografiche, dove le Nazioni o i Continenti si sfiorano in un solo punto ma poi ognuno resta dalla sua parte, ma ci sarà un incontro vero, da fratello a fratello, da persona a persona; si mangerà insieme, si condivideranno le giornate insieme, si riderà e si scherzerà insieme, si farà esperienza di ‘’comunità’’, dove per comunità non si intende né quella terapeutica né quella di accoglienza dei migranti, ma ‘’Comunità vera’’, senza altri aggettivi o definizioni.
Una comunità umana. Punto.
Una comunità di persone che si incontrano per condividere la propria esperienza, senza discriminazioni o distinzioni.
Senza parametri di ordine economico, culturale, sociale, religioso.
Una comunità di persone che condividono lo stesso tetto e lo stesso pasto.
Senza chiedere o pretendere altro.
Un miracolo?
Beh, sì, a volte i miracoli ce li si va proprio a cercare!!!
Poi… piano piano ci si attrezza anche per quelli!

Ma a parte la battuta… pensando a tutto questo… riflettevo su una cosa:
ecco… c’è chi ha il coraggio di sfidare la morte, perché cerca la vita, e c’è chi non ha il coraggio di sfidare la vita e cerca la morte!

Paradossalmente, laddove la morte fa da padrona, come in Nigeria, in Siria, in Gambia, in Afghanistan… i ragazzi scappano, sfidando, ancora una volta, la morte nel deserto, sotto le bombe, gli attacchi terroristici, la fame, il freddo, il mare su un barcone… partono senza avere che pochi spiccioli in tasca, senza valigie, con i figli sulle spalle, senza arte né parte, senza conoscere né la lingua nè la cultura del luogo in cui vanno, una pazzia… diremmo noi occidentali che quando prenotiamo i viaggi all’estero passiamo ore a cercare su Internet la presenza di tutti i confort a cui siamo abituati, prima sull’aereo poi nell’albergo, poi nel luogo scelto per la vacanza, tutto deve essere sicuro e perfetto… ben organizzato… un piccolo ritardo nella partenza o un minimo disguido… già ci fa imprecare e chiedere risarcimenti e quant’altro… ecco, sì, paragonato a tutto questo… la loro partenza è una pazzìa impensabile… eppure loro accettano la sfida e si spostano per migliaia e migliaia di kilometri affrontando l’ignoto e la morte… perché… perché vogliono vivere, amano la vita, cercano la vita… la morte non può fermare questa ricerca che da sempre è nel cuore dell’uomo.
Sfidano la morte… sperano nella vita!
Dall’altra parte, noi occidentali, facciamo esattamente il contrario: non ci sono pericoli incombenti nella nostra vita, né minacce di nessun genere; il benessere, nonostante la crisi, non viene meno, abbiamo non solo tutto ma molto di più di quel che ci serve, abbiamo soprattutto la pace, quella che il Sud del mondo non ha e questa pace ce la giochiamo tra polemiche e pettegolezzi vari, tra minimalismi e populismi, tra sceneggiate e farse di facciata, tra imbrogli, inganni e corruzioni varie.
Viviamo in pace, ma non sappiamo vivere la pace.
In questo clima di ‘’pace politica’’ è in atto ‘’una guerra sociale’’ amplificata o, direi, gestita da ‘’una guerra mediatica’’ che fa il bello e il cattivo tempo, che stravolge le regole, che confonde, preme, fa pressione su argomenti, aspetti della vita, che portano la società tutta allo sbando, allo smarrimento totale, si dice tutto e il contrario di tutto, si urla, si alza la voce, si pretende di essere nel giusto, nel vero, si cambiano le regole del gioco, si cambia la vita di un mondo… stando comodamente seduti in poltrona… con un microfono in mano dal quale si può dire tutto… tutto e niente!
E fa più rumore quel niente che quel tutto, il vuoto  filtrato dallo schermo televisivo invade le coscienze e le strumentalizza… le stritola… le riempie di niente, di vuoto assoluto e cancella la bellezza, la forza… la volontà di vivere!
Ecco, noi occidentali siamo succubi di uno schermo che ci toglie quella voglia di vivere e ci fa desiderare la morte!
Che ci fa vedere la morte come soluzione ad una vita devastata non dalla guerra ma dalle parole che producono più morti di una guerra vera e propria. Parole, immagini, discorsi… scelte di vita che condizionano la nostra e ci portano a scegliere la morte, amplificano i nostri fantasmi, ci aprono al mondo e ci restringono nel cuore, ci mettono davanti una serie infinita di ‘’amici virtuali’’ e ci allontanano dalla famiglia reale, ci offrono soluzioni comode e sfarfallate e ci danno il senso di una vita che non ha più senso vivere.
La ‘’guerra’’ in cui siamo immersi è di quelle più subdole e più difficili da vincere: siamo in guerra con noi stessi! Siamo in guerra con la vita! Siamo in guerra con la pace, con l’amore!
Una guerra così ha ben poche speranze di essere vinta, perché quando il nemico non è fuori di me, ma dentro di me… ho un bel da fare per snidarlo e combatterlo… non c’è nessuna voglia né tanto meno consapevolezza di doverlo fare!
Siamo prigionieri del benessere e del bombardamento mediatico, che detta legge, che fa la legge, che dà un volto spesso apparente della realtà, le piccole cose le fa diventare grandi e le grandi le riduce a lumicino.
Il Nord del mondo combatte la vita; 
il Sud combatte la morte.
Ecco l’incontro di oggi nella casa di don Giuseppe sarà un incontro fra due mondi, fra due scelte di vita, fra due realtà di vita: chi vive nella morte,  ha scelto la vita e chi vive nella vita ha scelto la morte.
Chi fugge dalla guerra vera, esterna a se stessi… ha scelto la speranza di una vita migliore; chi fugge da una guerra invisibile, interna a se stessi, ha scelto la morte come sua unica speranza.
Più che paradossale… è sconcertante!
È inaccettabile!
Ma è la verità. È la verità di questo tempo.
È la verità di questo mondo diviso non in bianchi e neri,
ma in cercatori di vita e cercatori di morte!
I migranti, almeno una buona parte di loro, ce l’hanno fatta… ci hanno creduto e sono riusciti a raggiungere il loro obiettivo, piuttosto incerto e pericoloso.
Anche i giovani occidentali, buona parte di loro, purtroppo, è riuscita a raggiungere il suo obiettivo… trovare la morte su una panchina del parco… in una siringa di droga... in una microscopica pasticca!

Pensiamoci!!!

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