sabato 6 dicembre 2014



PAGINE DI STORIA

DIO CI ATTENDE ALLA FRONTIERA 

DEL NOSTRO CUORE

Certo, commentare quello che emerge dalle cronache di questi ultimi giorni credo che sia impossibile, quando non solo si tocca il fondo, ma si va abbondantemente ben oltre il fondo, si supera cioè il limite della decenza UMANA, nessuna parola è adeguata per definire certe azioni e certe logiche, perché non bisogna dimenticare che alla base di quelle azioni c’è una logica di pervertimento e di disumanità che spinge ad agire in una direzione o in un’altra: chi sfrutta un’emergenza per arricchirsi alle spalle di chi lotta per la vita o di chi fugge dalla guerra, di chi ha già vissuto tutto il marcio della vita e spera di trovare gente ‘’ più umana’’ in un Paese che si definisce civilizzato, davvero… diventa ‘’emergenza nell’emergenza’’; l’emergenza vera, quella di fornire aiuti umanitari di tipo materiale: cibo, acqua, medicine, coperte, indumenti… , nonostante questa urgenza che mette a rischio la sopravvivenza stessa, diventa secondaria rispetto a quella ‘’educativa, morale, emotiva’, alla formazione dell’uomo che non sa più di essere uomo, che diventa ‘’sciacallo’’, come li definisce il direttore della Caritas romana, mons. Enrico Feroci.
Quell’espressione  latina coniata da Plauto ‘’homo homini lupus’’ (vissuto nel 250 a. C.) torna ad essere ancora una volta protagonista di questo nostro mondo e diventa ancora più sconcertante, perché annulla un cammino durato millenni e conferma quella tendenza dell’uomo non solo di danneggiare e di distruggere il suo simile, ma di sfruttare la debolezza altrui, cosa ancora più infamante e più ripudiante; conferma che l'istinto di sopravvivenza e quello di sopraffazione ancora una volta hanno il sopravvento su quello dell’amore e dell’amicizia, quasi a sancire l’ impossibilità per l’uomo di dominare se stesso e di percepire in sé l’altro naturale bisogno che è quello di relazionarsi con l’altro in un rapporto di amicizia e  di solidarietà.
La domanda da porsi, a questo punto, diventa una solo: potremo mai un giorno sostituire il detto di Plauto ’homo homini lupus’’ con quello di Seneca: "l'uomo è una cosa sacra per l'uomo"?
Non voglio certo assolutizzare questi fatti di cronaca di sfruttamento delle povertà, delle emergenze, delle debolezze degli altri, anche se sono quelli che più ci fanno tremare, che ci sconvolgono emotivamente, lo so bene che non  mancano esempi di ‘’amore fraterno’’ all’insegna della solidarietà e della giustizia umana e divina; basta guardare a tutti quei centri di accoglienza gestiti da uomini di fede,  parroci, vescovi e responsabili di strutture che nascano dall’interno della Chiesa: un esempio di esperienza diretta e personale è la Casa Famiglia di Campomaggiore, dove non solo gli immigrati vengono accolti ma vengono loro forniti indumenti, assistenza sanitaria, garantito il diritto allo studio e soddisfatte tutte quelle necessità tipiche delle nuove generazioni, come ci si aspetterebbe da una ogni centro di accoglienza, ma che spesso siedono alla mensa del parroco, a sue spese, spesso vengono vestiti a spese del parroco, spesso restano a cura e a spese solamente del parroco per lungo tempo… senza chiedere nulla in cambio, neanche quel ‘’grazie’’ che ci si aspetterebbe per essersi fatto ‘’tutto a tutti’’.
È la risposta a chi, vantandosi con i suoi degni soci,  dice che ‘’l’emergenza degli immigrati frutta molto più del traffico di droga’’.
È la risposta dell’uomo all’uomo, la conferma che si può essere uomini migliori, se lo si vuole, se ci si crede, se si riesce a superare l’istinto felino della supremazia sull’altro e far prevalere il bisogno di prendersi cura dell’altro.
Utopia? Forse ancora un po’ sì, il cammino è sicuramente abbondantemente lungo, a quanto pare, ma piccoli passi vengono fatti quotidianamente, sparsi di qua e di là, poco rumorosi, poco visibili, che attirano poco l’attenzione dei mass media, ma che fortunatamente ci sono, come formiche lavorano alle frontiere del vivere sociale, ma tessono tele di sostegno, di solidarietà, di amicizia fra popoli, sì… sono persone che credono nell’uomo e che sono disposti a ‘’spendersi’’ per loro piuttosto che a ‘’guadagnare’’ su di loro ed agire spinti dalla logica dell’accoglienza o da quella del guadagno a tutti i costi… fa la differenza, una differenza abissale, lunga millenni e alta quanto i cieli, larga quanto un cuore che ha scoperto la bellezza e l’irrinunciabilità dell’amore.
E per dare conferma a tutto questo, riporto l’ esperienza di un’altra associazione di volontariato, interetnica, laica, indipendente, nata nel 2004 e operante sul territorio del Sud Pontino, con sede a Gaeta, Lungomare Caboto, 524/26. ‘’Insieme-Immigrati in Italia” (www.insieme-immigrati-italia.it), una goccia nel mare nell’emergenza immigrazione, ma una goccia indispensabile affinchè l’Oceano dell’emergenza umanitaria di questi ultimi tempi non si prosciughi, ma venga alimentato dalla fraternità e dall’umana solidarietà di chi crede nell’uomo, di chi crede nella vita, di chi crede nell’amore, di chi crede che … Dio ci attende alle frontiere del nostro cuore… e lì lo incontreremo faccia a faccia e ci chiederà conto del fratello!
Niente potrà essere inventato in quel momento, ma potremo soltanto deporre il bagaglio delle nostre azioni ai suoi piedi…
A noi, oggi, la scelta di riempirlo con le azioni che riteniamo più opportune… e potremo scegliere fra quella che qui sotto riporto o fra quelle che ci riportano i giornali di questi giorni: lo sfruttamento dell’emergenza umanitaria: disabili sfruttati per mendicare, bambini rapiti e venduti, immigrati sul mercato della malavita… a noi la scelta!!!

 .............................

‘’Ventiquattro rifugiati politici sono arrivati a Formia per essere ospitati presso l’oratorio Don Bosco in via Appia nella prima mattinata di un martedì di maggio. La nostra associazione, coinvolta fin dall’inizio nell’operazione, in team con GUS – Gruppo Umana Solidarietà “Guido Puletti” ONG, ente che da 15 anni si occupa di emergenza umanitaria in Italia, sta contribuendo a prendersi cura di questi ragazzi.

I beneficiari, arrivati a Roma con un volo da Catania, erano stati recuperati in mare tra giovedì e venerdì ….., grazie alle missioni umanitarie che pattugliano il Mediterraneo. Un gruppo eterogeneo. Ventiquattro persone, oggi 17, tutti giovani, provenienti da vari Paesi africani, accomunati dalla disperazione che li ha spinti a chiedere la protezione della comunità internazionale.
Il punto di ospitalità primaria è stato allestito in un’area all’interno dell’oratorio dove i ragazzi trovano alloggio per dormire e mangiare. L’impegno dei parrocchiani e di tutti i volontari che si alternano in cucina rende questa un’esperienza di solidarietà e condivisione davvero meravigliosa.
Dopo una prima identificazione e assistenza sanitaria effettuata sulle navi e nei centri di accoglienza temporanea predisposti sulla costa siciliana, le Prefetture indirizzano i rifugiati su tutto il territorio nazionale in base alla capacità di ricezione delle associazioni che operano nel settore dell’accoglienza.

Il villaggio Don Bosco ospita i ragazzi per tutto il mese di maggio. La Caritas ha fornito vestiti ed abiti per la prima accoglienza mentre l’associazione “Insieme-Immigrati in Italia” ha fornito gli operatori entrati nello staff, servizi di alfabetizzazione e integrazione. Il Gus cura gli aspetti psico e socio-sanitari, e l’avvio delle pratiche necessarie alla richiesta dello status di rifugiato che, entro pochi mesi, porteranno i richiedenti a sostenere un’audizione presso la Commissione Territoriale per il Riconoscimento della Protezione Internazionale di Roma. Dopo il primo periodo al villaggio Don Bosco, gli ospiti saranno alloggiati in sei appartamenti e inizieranno ad imparare i costumi del nostro Paese.

Nessun commento:

Posta un commento