DIO CI ATTENDE ALLA FRONTIERA
DEL NOSTRO CUORE
Certo, commentare
quello che emerge dalle cronache di questi ultimi giorni credo che sia
impossibile, quando non solo si tocca il fondo, ma si va abbondantemente ben
oltre il fondo, si supera cioè il limite della decenza UMANA, nessuna parola è
adeguata per definire certe azioni e certe logiche, perché non bisogna
dimenticare che alla base di quelle azioni c’è una logica di pervertimento e di
disumanità che spinge ad agire in una direzione o in un’altra: chi sfrutta
un’emergenza per arricchirsi alle spalle di chi lotta per la vita o di chi fugge
dalla guerra, di chi ha già vissuto tutto il marcio della vita e spera di
trovare gente ‘’ più umana’’ in un Paese che si definisce civilizzato, davvero…
diventa ‘’emergenza nell’emergenza’’; l’emergenza vera, quella di
fornire aiuti umanitari di tipo materiale: cibo, acqua, medicine, coperte,
indumenti… , nonostante questa urgenza che mette a rischio la sopravvivenza
stessa, diventa secondaria rispetto a quella ‘’educativa, morale, emotiva’, alla
formazione dell’uomo che non sa più di essere uomo, che diventa ‘’sciacallo’’,
come li definisce il direttore della Caritas romana, mons. Enrico Feroci.
Quell’espressione latina coniata da Plauto ‘’homo homini lupus’’
(vissuto nel 250 a. C.) torna ad essere ancora una volta protagonista di questo
nostro mondo e diventa ancora più sconcertante, perché annulla un cammino
durato millenni e conferma quella tendenza dell’uomo non solo di danneggiare e
di distruggere il suo simile, ma di sfruttare la debolezza altrui, cosa ancora
più infamante e più ripudiante; conferma che l'istinto di sopravvivenza e
quello di sopraffazione ancora una volta hanno il sopravvento su quello dell’amore
e dell’amicizia, quasi a sancire l’ impossibilità per l’uomo di dominare se
stesso e di percepire in sé l’altro naturale bisogno che è quello di relazionarsi
con l’altro in un rapporto di amicizia e di solidarietà.
La domanda da porsi,
a questo punto, diventa una solo: potremo mai un giorno sostituire il detto di Plauto ’homo
homini lupus’’ con quello di Seneca: "l'uomo è una cosa sacra per
l'uomo"?
Non voglio certo assolutizzare
questi fatti di cronaca di sfruttamento delle povertà, delle emergenze, delle
debolezze degli altri, anche se sono quelli che più ci fanno tremare, che ci
sconvolgono emotivamente, lo so bene che non mancano esempi di ‘’amore fraterno’’ all’insegna
della solidarietà e della giustizia umana e divina; basta guardare a tutti quei
centri di accoglienza gestiti da uomini di fede, parroci, vescovi e responsabili di strutture
che nascano dall’interno della Chiesa: un esempio di esperienza diretta e
personale è la Casa Famiglia di Campomaggiore, dove non solo gli immigrati
vengono accolti ma vengono loro forniti indumenti, assistenza sanitaria, garantito
il diritto allo studio e soddisfatte tutte quelle necessità tipiche delle nuove
generazioni, come ci si aspetterebbe da una ogni centro di accoglienza, ma che spesso
siedono alla mensa del parroco, a sue spese, spesso vengono vestiti a spese del
parroco, spesso restano a cura e a spese solamente del parroco per lungo tempo…
senza chiedere nulla in cambio, neanche quel ‘’grazie’’ che ci si aspetterebbe
per essersi fatto ‘’tutto a tutti’’.
È la risposta a chi,
vantandosi con i suoi degni soci, dice
che ‘’l’emergenza degli immigrati frutta molto più del traffico di droga’’.
È la risposta dell’uomo
all’uomo, la conferma che si può essere uomini migliori, se lo si vuole, se ci
si crede, se si riesce a superare l’istinto felino della supremazia sull’altro
e far prevalere il bisogno di prendersi cura dell’altro.
Utopia? Forse ancora
un po’ sì, il cammino è sicuramente abbondantemente lungo, a quanto pare, ma
piccoli passi vengono fatti quotidianamente, sparsi di qua e di là, poco
rumorosi, poco visibili, che attirano poco l’attenzione dei mass media, ma che
fortunatamente ci sono, come formiche lavorano alle frontiere del vivere
sociale, ma tessono tele di sostegno, di solidarietà, di amicizia fra popoli,
sì… sono persone che credono nell’uomo e che sono disposti a ‘’spendersi’’ per
loro piuttosto che a ‘’guadagnare’’ su di loro ed agire spinti dalla logica
dell’accoglienza o da quella del guadagno a tutti i costi… fa la differenza,
una differenza abissale, lunga millenni e alta quanto i cieli, larga quanto un
cuore che ha scoperto la bellezza e l’irrinunciabilità dell’amore.
E per dare conferma a
tutto questo, riporto l’ esperienza di un’altra associazione di volontariato,
interetnica, laica, indipendente, nata nel 2004 e operante sul territorio del
Sud Pontino, con sede a Gaeta, Lungomare Caboto, 524/26. ‘’Insieme-Immigrati in
Italia” (www.insieme-immigrati-italia.it),
una goccia nel mare nell’emergenza immigrazione, ma una goccia indispensabile
affinchè l’Oceano dell’emergenza umanitaria di questi ultimi tempi non si
prosciughi, ma venga alimentato dalla fraternità e dall’umana solidarietà di
chi crede nell’uomo, di chi crede nella vita, di chi crede nell’amore, di chi
crede che … Dio ci attende alle
frontiere del nostro cuore… e lì lo incontreremo faccia a faccia e ci chiederà
conto del fratello!
Niente
potrà essere inventato in quel momento, ma potremo soltanto deporre il bagaglio
delle nostre azioni ai suoi piedi…
A noi, oggi,
la scelta di riempirlo con le azioni che riteniamo più opportune… e potremo
scegliere fra quella che qui sotto riporto o fra quelle che ci riportano i
giornali di questi giorni: lo
sfruttamento dell’emergenza umanitaria: disabili sfruttati per mendicare,
bambini rapiti e venduti, immigrati sul mercato della malavita… a noi la scelta!!!
.............................
‘’Ventiquattro rifugiati politici sono arrivati a Formia per essere
ospitati presso l’oratorio Don Bosco in via Appia nella prima mattinata di un
martedì di maggio. La nostra associazione, coinvolta fin dall’inizio
nell’operazione, in team con GUS – Gruppo Umana Solidarietà “Guido Puletti”
ONG, ente che da 15 anni si occupa di emergenza umanitaria in Italia, sta
contribuendo a prendersi cura di questi ragazzi.
I beneficiari, arrivati a Roma con un volo da Catania, erano stati
recuperati in mare tra giovedì e venerdì ….., grazie alle missioni umanitarie
che pattugliano il Mediterraneo. Un gruppo eterogeneo. Ventiquattro persone,
oggi 17, tutti giovani, provenienti da vari Paesi africani, accomunati dalla
disperazione che li ha spinti a chiedere la protezione della comunità
internazionale.
Il punto di ospitalità primaria è stato allestito in un’area
all’interno dell’oratorio dove i ragazzi trovano alloggio per dormire e mangiare.
L’impegno dei parrocchiani e di tutti i volontari che si alternano in cucina
rende questa un’esperienza di solidarietà e condivisione davvero meravigliosa.
Dopo una prima identificazione e assistenza sanitaria effettuata sulle
navi e nei centri di accoglienza temporanea predisposti sulla costa siciliana,
le Prefetture indirizzano i rifugiati su tutto il territorio nazionale in base
alla capacità di ricezione delle associazioni che operano nel settore
dell’accoglienza.
Il villaggio Don Bosco ospita i ragazzi per tutto il mese di maggio. La
Caritas ha fornito vestiti ed abiti per la prima accoglienza mentre
l’associazione “Insieme-Immigrati in Italia” ha fornito gli operatori entrati
nello staff, servizi di alfabetizzazione e integrazione. Il Gus cura gli
aspetti psico e socio-sanitari, e l’avvio delle pratiche necessarie alla
richiesta dello status di rifugiato che, entro pochi mesi, porteranno i
richiedenti a sostenere un’audizione presso la Commissione Territoriale per il
Riconoscimento della Protezione Internazionale di Roma. Dopo il primo periodo
al villaggio Don Bosco, gli ospiti saranno alloggiati in sei appartamenti e
inizieranno ad imparare i costumi del nostro Paese.

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