PAGINE DI STORIA
‘’Sullo schermo del pc, in un giorno come tanti, le notizie scorrono veloci.
Due naufragi al largo della Grecia: 38 morti, di cui 12 bambini.
Due giovani iracheni annegano nel fiume che separa Turchia e Bulgaria.
La Macedonia alza un nuovo muro al confine con la Grecia.
E, tra una tragedia e l’altra, la ‘’nostra’’ vita in pace: Grillo, affittopoli, Sanremo…
Le dita digitano veloci, le schermate si chiudono e si aprono, poi… quella foto.
L’avevo già chiusa, ma torno indietro.
Un drone russo ha volato su Homs, città siriana martirizzata dalla guerra civile e dai bombardamenti del regime, prima, e russi poi.
Ecco che cosa ne rimane, oggi: http://www.today.it/mondo/video-drone-homs.html, andatelo a vedere.
Ma prima andate a cercare sul web le immagini di Homs, com’era prima.
Una bella città.
Ora guardate il video.
Il drone vola alto e veloce sotto un cielo di piombo.
Le prima inquadrature sono di un grande cimitero, con le lapidi di marmo geometricamente allineate.
Poi, di colpo, la città.
Nei colori lividi, così uguale al cimitero.
Ma massacrata.
Totalmente annichilita: non un palazzo che non sia sventrato.
I tetti accartocciati e migliaia di finestre nere come orbite vuote, dietro le quali non vive più nessuno.
Qui e là i brandelli di una tenda, una sedia a rotelle, un’antenna su un tetto che volge la parabola verso il nulla.
Il drone vola indifferente, senza soffermarsi, ma tu immagini, in ciascuna di quelle case, uomini, bambini, storie, amori.
Tutto annientato.
Non c’è più nessuno, non c’è un’anima sotto il cielo di Homs.
È Chernobyl, Homs.
Una Chernobyl immota, prona sotto alle sue rovine.
E il drone continua a volare, veloce, freddamente obiettivo. Le strade sono ridotte a sterrate disseminate di carcasse di veicoli.
Si immagina il silenzio, che grava come una cappa densa sulla città morta.
Ora la videocamera inquadra, unici in vita, tre ragazzi per strada.
Al rumore del drone si voltano e alzano gli occhi al cielo, poi riprendono a camminare, verso chissà dove.
Chissà che cosa, chissà chi cercano.
Forse poveri sciacalli affamati, a caccia di un materasso, una coperta, un sacco di farina?
Sui muri sventrati, qui e là, l’impronta di un quadro che non c’è più.
Macerie, polvere e nessuno di vivo.
Vengono in mentre Dresda o Colonia, nel ’45.
È il giorno dopo l’apocalisse, Homs; è il lamento di Giobbe moltiplicato per ottocentomila anime.
È il volto vero della guerra che, dopo i rombi e le raffiche di mitra e i cannoni trionfanti, si mostra nella sua verità: nuda morte.
http://www.today.it/mondo/video-drone-homs.html, andatelo a vedere.
Non servirà a niente, guardare, se non, almeno, a sapere: da che cosa scappano, quelle folle contro cui l’Europa alza muri e barriere.
Occorre, è un impegno morale, almeno vedere.
Per cambiare questo terribile oggi.
Perché non possiamo dire, un giorno: noi non sapevamo.
(di Marina Corradi, Avvenire del 9.2.16)
Sì, è proprio una questione di anima e di … anime: se l’Europa non ritrova al più presto la sua anima… la Morte continuerà a collezionare, a fagocitare con violenta voracità, a migliaia e migliaia, piccole e grandi... anime innocenti!
Sì, anime, a migliaia, della cui morte sono complici il nostro silenzio, la nostra indifferenza, la nostra indolenza, i nostri pregiudizi, i nostri egoismi… le nostre chiusure, i nostri muri, la nostra incapacità di farci prossimi… la nostra difficoltà ad accogliere chi non si conosce… i limiti del nostro presunto amare!
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"Per certi viaggi non si parte mai quando si parte. Si parte prima." Fulvio Ervas – Se ti abbraccio non avere paura
lunedì 7 marzo 2016
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