Ci
sono alcune parole-chiave in questi ultimi due articoli sulla tratta dei minori, che
si confermano a vicenda e che portano alle stesse conclusioni:
- Commuoversi e non fare niente
- Sapere e non fare niente
- Mancato stupore di fronte al
fenomeno, conosciuto da tempo.
- Fatica a portarlo all’attenzione
dei potenti-volenti.
Quest’ultimo
punto è sicuramente il più doloroso: di potenti-volenti
non se ne vedono molti in giro.
I
potenti-volenti sono coloro che
potrebbero, per incarico pubblico, intervenire con misure adeguate, ma ‘’non vogliono’’, sono ‘’non-volenti’’, non hanno nessuno
intenzione di intervenire in maniera concreta per fermare o almeno frenare il
fenomeno.
E
se sono ‘’potenti-non-volenti’’ automaticamente
diventano anche ‘’potenti-violenti’’,
perché permettono che la violenza faccia il suo corso in alternativa alla
giustizia che tutela i minori.
È
la nostra tragedia questa, sì la nostra
tragedia infinita: la nostra assuefazione ai fatti e la nostra acquisita
indolenza; il nostro attivismo riguarda solo la raccolta dei dati e la corsa
alla notizia, ma poi tutto resta solo notizia che non ci scandalizza più né più
ci interpella.
Siamo
abituati alla notizia, sapere ci basta perché ci dà la convinzione di aver
fatto il proprio dovere: sapere mi basta, cos’altro c’è da fare?
Il
fare è un’altra cosa.
Sappiamo
tutto di tutti, anche dei minori che diventano ‘’oggetto di sfruttamento’’, ma basta
saperlo per non essere fuori dal mondo… che cos’altro c’è da fare? Purtroppo
non possiamo fare niente… è un commercio troppo vasto e troppo pericoloso…
meglio lasciar perdere!
È
proprio questa la nostra tragedia: l’immobilismo, l’assuefazione, l’inattivismo,
l’indifferenza, il sapere per sapere, non per fare.
I
minori continueranno ad essere sfruttati dai trafficanti di organi e da ogni
altra organizzazione malavitosa e noi continueremo a fare i conti sulle dita di
quanti ne sono venuti a mancare ogni giorno e quante ancora saranno le vittime
della malavita e del male in proiezione futura.
Sembra
che non si possa fare altro.
Certo
c’è da chiarire bene : non si può o non si vuole fare altro!
La
differenza è sostanziale e porta a conclusioni molto diverse.
Questione di vita o di morte.
Ma
neanche la morte ci scuote più.
Neanche
la violenza.
Neanche
l’orrore umanitario.
Le
organizzazioni umanitarie lo sanno da anni… quante le vittime fin’ora?
E
quante e ne dovranno ancora essere fino a quando qualcuno si svegli e come in
una visione notturna, si renda conto della strage vissuta sotto gli occhi del
mondo e volutamente ignorata per anni?
Quanti
anni ancora?
Quanti
minori ancora?
Quanta
violenza ancora?
Quanta
sofferenza ancora?
Quante
statistiche ancora?
Ci
saranno altre interviste… e ci saranno anche altre vittime…
E
saremo ancora qui a contarle… sì … solo a contarle… come le pecorelle quando il
sonno non viene… ma loro sono esseri umani che gridano tutto l’orrore della
nostra indolenza, della nostra apatia, della nostra incapacità di andare oltre
la commozione e di agire con determinatezza e legalità.
Ma
è chiedere troppo, questo, al mondo d’oggi… sì… è chiedere troppo… all’uomo
ultratecnolocizzato!
La
carta ci sommerge… la notizia non manca… ciò che manca è il fare che non sappiamo più fare… anzi… che non vogliamo più fare!

Nessun commento:
Posta un commento