domenica 14 agosto 2016

IL CORAGGIO CHE NON C’E’.

Commentare le stragi  e gli atti di terrorismo di questi ultimi mesi non serve, perché sono situazioni che si commentano da sole; più che fiumi di parole, occorre nel silenzio sentire la commozione del cuore.Quella commozione che dice ogni cosa: che guarda, capisce, ascolta, pensa, prega, chiede pietà…Le parole a volte chiedono vendetta, il cuore sa solo chiedere pietà.
Ed è forse di pietà che, oggi più che mai, abbiamo bisogno!
Pietà per chi uccide: non sa quello che fa.
Pietà per chi viene ucciso: martire innocente e inconsapevole.
Pietà per chi resta: lacerato, disperato, trafitto nella sua intimità.
Riscoprire la pietà e il dono delle lacrime, come ci dice papa Francesco, forse fa più bene al cuore di qualunque altra forma di consolazione.

Pensando a tutto questo, mentre scorrevano le immagini delle terribili stragi di questi ultimi mesi, che i media hanno abbondantemente e molto dettagliatamente proposto, c’era una domanda che puntualmente mi veniva su e che puntualmente rimandavo giù.
Una domanda terribile che mi faceva male al cuore solo a pensarla.Non sono riuscita però a metterla a tacere, ad ogni notizia del telegiornale ritornava sempre più forte di prima.
La domanda era questa: come si fa a considerarsi martiri-eroi, uccidendo degli innocenti?

Quale logica può mai innescare la convinzione che uccidendo bambini che giocano, donne che vanno al mercato, malati che combattono fra la vita e la morte negli ospedali, pensionati che si permettono la vacanza di un giorno dopo una vita di sacrifici e duro lavoro, giovani studenti che mangiano un panino in un fast food, fedeli che pregano in chiesa per la pace nel mondo, sacerdoti, missionari e religiose che spendono la loro vita per salvare quella degli altri… si diventa degli eroi?
Dov’è mai il coraggio di chi uccide gente che non può difendersi, che non ha offeso nessuno né con barzellette né con dichiarazioni di guerra?
Dov’è il coraggio di chi prende un camion e si lancia su gente che passeggia vicino alla propria casa, in un luogo di vacanza e si concede un pomeriggio libero dagli impegni quotidiani?Ma di quale coraggio parliamo?
Di quale coraggio dobbiamo parlare?
Dove sta il coraggio di un malato di mente che spara all’impazzata su persone che fanno spesa in un supermercato?
Dove sta l’orgoglio, l’eroismo, la medaglia al valore di chi va in giro con un coltello o un macete ad uccidere gente che prende un treno per tornare a casa dalla propria famiglia?
Dov’è il coraggio di chi rapisce e arruola bambini di 8- 9 anni?
Di chi illude giovani e li manda a bombardare scuole ed ospedali
?Dove sta l’orgoglio di chi uccide solo perché l’altro non condivide il suo stesso credo religioso?Dove può mai stare la felicità di un padre nel vedere i suoi figli uccidere altri suoi figli?
Chi potrebbe mai esultare per quest’orrore?
Se la domanda mi ha profondamente inquietato e turbato, la risposta mi angoscia ancora di più:

Il terrore e la barbaria non hanno niente in comune con il coraggio: il nome per indicare tutto questo è ben diverso dalla parola coraggio… direi che è il suo opposto!
Il coraggio vero è di chi resiste in mezzo all'orrore, non di chi lo compie!
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