RICOSTRUZIONE ( E FORSE FINE) DI UN GENOCIDIO
La guerra in Siria, conosciuta anche come guerra civile siriana, è un conflitto iniziato nel 2011 e che va avanti ininterrottamente da cinque anni e che ha causato più di 300.000 vittime e migliaia di profughi.
Tutto ha avuto inizio nel marzo 2011, quando la popolazione manifestò contro il regime del presidente Bashar al-Assad (nella foto qui sotto), succeduto al padre, che governa la Siria ininterrottamente dal 2000 (la famiglia Al-Assad, complessivamente, governa a Damasco dal 1971). Il regime cercò di reprimere con la forza le manifestazioni, causando centinaia di morti, ma le proteste si diffusero.
Dopo le repressioni una parte dei manifestanti è passata alla lotta armata e alcuni soldati siriani hanno disertato per unirsi alle proteste. Negli ultimi mesi del 2011 alcuni ufficiali disertori hanno proclamato la nascita dell’Esercito Siriano Libero (cioè l’FSA, Free Sirian Army). Da allora si è passati ad una vera e proprio guerra civile.
Tutto ha avuto inizio nel marzo 2011, quando la popolazione manifestò contro il regime del presidente Bashar al-Assad (nella foto qui sotto), succeduto al padre, che governa la Siria ininterrottamente dal 2000 (la famiglia Al-Assad, complessivamente, governa a Damasco dal 1971). Il regime cercò di reprimere con la forza le manifestazioni, causando centinaia di morti, ma le proteste si diffusero.
Nei mesi successivi alla sua nascita si uniscono all’FSA sempre più ribelli e l’Esercito Siriano Libero conquista il controllo di alcune città, avvicinandosi sempre più a Damasco, la capitale della Siria.
All’inizio del 2012 si affiancano all’FSA altri gruppi di oppositori tra i quali c’è il Fronte al-Nusra, nato a il 23 gennaio 2012 come branca siriana di al-Qaida e dello Stato Islamico dell’Iraq (ISI). Al-Nusra è costituito da fondamentalisti sunniti che vedono nella guerra in Siria un’opportunità per rovesciare il regime di Bashar Al-Assad e per la nascita di uno Stato Islamico in Siria.
Con il passare dei mesi sempre più persone si uniscono al fronte di Fronte al-Nusra e inizialmente l’Esercito Siriano Libero collabora con il Fronte, che presto però opera sempre di più con azioni di stampo terroristico, spesso con autobombe e attentati suicidi, causando moltissime vittime tra la popolazione civile.
All’inizio del 2012 si affiancano all’FSA altri gruppi di oppositori tra i quali c’è il Fronte al-Nusra, nato a il 23 gennaio 2012 come branca siriana di al-Qaida e dello Stato Islamico dell’Iraq (ISI). Al-Nusra è costituito da fondamentalisti sunniti che vedono nella guerra in Siria un’opportunità per rovesciare il regime di Bashar Al-Assad e per la nascita di uno Stato Islamico in Siria.
Con il passare dei mesi sempre più persone si uniscono al fronte di Fronte al-Nusra e inizialmente l’Esercito Siriano Libero collabora con il Fronte, che presto però opera sempre di più con azioni di stampo terroristico, spesso con autobombe e attentati suicidi, causando moltissime vittime tra la popolazione civile.
Nel corso del 2012 gli scontri tra i ribelli e l’esercito siriano regolare aumentano, mentre il governo tenta di di bloccare i ribelli e i loro sostenitori con azioni sempre più violente, provocando massacri tra la popolazione civile e cercando di attribuire la responsabilità ai ribelli.
Queste azioni suscitano le reazioni a livello internazionale. Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Turchia si schierano a supporto dei ribelli, mentre Russia, Cina, Iran e Venezuela si schierano a favore del regime di Al-Assad.
Nel corso del 2013 il conflitto si è esteso a tutto il Paese e i gruppi estremisti guadagnano sempre più forza.
A inizio di marzo 2013 il Fronte di al-Nusra conquista la città pacifica di Raqqa, centro strategico che garantisce un buon controllo sulla Siria centrale e settentrionale. Al Fronte si affianca un'altra forza estremista, quello dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIS).
Nei mesi successivi la situazione diventa ancora più confusa e frammentata: da una parte c’è l’esercito regolare siriano, difensore del regime di Al-Assad, e dall’altra il fronte dei ribelli, diviso in sottogruppi.
A inizio di marzo 2013 il Fronte di al-Nusra conquista la città pacifica di Raqqa, centro strategico che garantisce un buon controllo sulla Siria centrale e settentrionale. Al Fronte si affianca un'altra forza estremista, quello dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIS).
Nei mesi successivi la situazione diventa ancora più confusa e frammentata: da una parte c’è l’esercito regolare siriano, difensore del regime di Al-Assad, e dall’altra il fronte dei ribelli, diviso in sottogruppi.
L’Esercito Siriano Libero è ormai contrapposto ad al-Nusra e all’ISIS, mentre le forze curde che operano a Nord-Est della Siria si oppongono all’ISIS.
Nel 2014 l’ISIS si distacca dal Fronte di al-Nusra. Il fronte dei ribelli è sempre più spaccato. Nel frattempo l’ONU indice una conferenza di Pace a Ginevra per cercare di risolvere la crisi Siriana.
A giugno 2014 al-Assan viene rieletto mentre lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante conquista molte città dell’Iraq. Il 29 giugno l’ISIS proclama la nascita del Califfato, che comprende territori tra la Siria e l’Iraq.
A giugno 2014 al-Assan viene rieletto mentre lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante conquista molte città dell’Iraq. Il 29 giugno l’ISIS proclama la nascita del Califfato, che comprende territori tra la Siria e l’Iraq.
A partire dal settembre 2014 una coalizione guidata dagli Stati Uniti inizia a bombardare i territori della Siria occupati dall’ISIS che nel frattempo concentra le sue azioni al confine con la Turchia, verso la città di Kobane, controllata dalle milizie curde che però, nonostante l’assedio della città, riescono a mantenerne il controllo.
Nei primi mesi del 2015 le forze curde, con l’appoggio dell’Esercito Siriano Libero e della Coalizione guidata dagli USA, riescono a riconquistare altri territori e si avvicinano a Raqqa, la capitale del Califfato. L’ISIS contrattacca verso la Turchia ma, dopo diversi scontri, viene di nuovo respinta.
Nei primi mesi del 2015 le forze curde, con l’appoggio dell’Esercito Siriano Libero e della Coalizione guidata dagli USA, riescono a riconquistare altri territori e si avvicinano a Raqqa, la capitale del Califfato. L’ISIS contrattacca verso la Turchia ma, dopo diversi scontri, viene di nuovo respinta.
Negli ultimi mesi del 2015 lo Stato Islamico viene bombardato dagli aerei della coalizione guidata dagli Stati Uniti mentre le forze armate russe appoggiano l’esercito governativo siriano nella battaglia per la conquista di Aleppo.
Nella sera del 15 novembre 2015 la Francia, già impegnata negli interventi in Siria, ha effettuato un bombardamento aereo sulla città di Raqqa, con il supporto degli USA. Il bombardamento viene visto come una risposta ai terribili attentati terroristici avvenuti a Parigi la sera del 13 novembre.
Nella sera del 15 novembre 2015 la Francia, già impegnata negli interventi in Siria, ha effettuato un bombardamento aereo sulla città di Raqqa, con il supporto degli USA. Il bombardamento viene visto come una risposta ai terribili attentati terroristici avvenuti a Parigi la sera del 13 novembre.
A partire da luglio 2016 la parte della città occupata dai ribelli, ancora abitata da migliaia di civili, è stata posta sotto assedio e il regime ha bloccato l’arrivo di sostentamenti e gli aiuti umanitari destinati alla popolazione.
Negli ultimi mesi Aleppo è stata bombardata in modo massiccio dagli aerei dell’esercito di Assad e dagli alleati russi, che hanno mirano soprattutto a colpire le strutture umanitarie che lavoravano per soccorrere le vittime.
A dicembre 2016 i bombardamenti si sono intensificati e a metà mese Aleppo est è caduta ed è stata conquistata dall’esercito di Assad, mentre i ribelli hanno mantenuto il controllo di piccolissimi territori della città.
Il regime ha quindi riconquistato il controllo sulla città che rappresentava il punto strategico delle forze di opposizione.
La situazione a livello umanitario è gravissima: durante i mesi di assedio e i bombardamenti ci sono state centinaia di migliaia di vittime, tra cui moltissimi bambini e donne.
Il resto della popolazione di Aleppo est, affamata dal lungo assedio, sta cercando di fuggire dalla zona.
Il resto della popolazione di Aleppo est, affamata dal lungo assedio, sta cercando di fuggire dalla zona.
Il governo russo ha detto giovedì che il regime siriano di Bashar al Assad e i ribelli hanno accettato di rispettare il cessate il fuoco negoziato dalla Turchia e dalla Russia, che era stato anticipato ieri dall’agenzia di news turca Anadolu. Il cessate il fuoco prevede che dalla mezzanotte di venerdì 30 dicembre governo e ribelli sospendano gli scontri, in vista dell’inizio di nuovi negoziati di pace che si terranno in Kazakistan. I garanti dell’accordo, e quindi coloro che dovranno assicurare il rispetto della sospensione dei combattimenti, saranno il governo russo, alleato del regime di Assad, e quello turco, alleato di alcuni gruppi ribelli. Non sono ancora stati diffusi i dettagli dell’accordo, che comunque sembra essere penalizzante per i ribelli ed è stato presentato come molto ambizioso: vorrebbe di fatto sospendere una delle guerre che si stanno combattendo in Siria, quella tra governo e ribelli, portando le parti in causa a negoziare un accordo di pace duraturo e definitivo.
Giovedì anche il governo e alcuni dei principali gruppi ribelli hanno annunciato di avere accettato l’accordo. I ribelli hanno però specificato che in caso di violazione del cessate il fuoco da parte delle forze alleate ad Assad reagiranno. L’accordo è comunque ambizioso. È il primo che viene negoziato dalla Russia e dalla Turchia, due paesi che negli ultimi mesi hanno aumentato in maniera significativa la loro influenza in Siria, e non si limita a stabilire le condizioni per il cessate il fuoco: prevede anche una seconda fase di natura politica, cioè l’inizio di negoziati di pace tra governo e ribelli.
Il presidente russo Vladimir Putin ha detto che sono stati firmati tre documenti: uno relativo al cessate il fuoco tra governo siriano e ribelli, uno contenente una lista di meccanismi di controllo che dovranno assicurare la sospensione degli scontri, e un terzo che include una dichiarazione di intenti per l’inizio dei negoziati politici. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha detto che i negoziati si terranno ad Astana, in Kazakistan, e che coinvolgeranno la Russia, la Turchia, l’Iran e probabilmente anche l’Egitto, oltre alle parti coinvolte nella guerra siriana. In una seconda fase, interverranno anche altri paesi come Arabia Saudita, Iraq e Giordania. Lavrov ha anche detto che gli Stati Uniti – i grandi esclusi dell’accordo – potranno unirsi ai negoziati una volta che Donald Trump si insedierà alla Casa Bianca, cioè a partire dal 20 gennaio 2017. Putin ha aggiunto che, a seguito dell’accordo, la Russia ridurrà il suo contingente militare in Siria (la Russia aveva già fatto un annuncio simile mesi fa, mai rispettato).
La questione dei gruppi ribelli considerati terroristi
L’accordo trovato da Russia e Turchia, e accettato dal regime di Assad e dai ribelli, non metterà fine ai combattimenti in tutto il territorio nazionale siriano: non comprende infatti la guerra che alcuni stati – tra cui gli Stati Uniti – stanno combattendo contro lo Stato Islamico, e nemmeno le battaglie che coinvolgono gruppi considerati “terroristi”. Per esempio non riguarda Jabhat Fatah al Sham, prima conosciuto come Jabhat al Nusra (la divisione siriana di al Qaida), che è uno dei gruppi presenti a Idlib, l’unica grande città siriana ancora sotto il controllo dei ribelli . Le conseguenze dell’accordo sui ribelli potrebbero essere significative: l’accordo potrebbe costringere alcuni gruppi considerati più moderati a prendere le distanze da Jabhat Fatah al Sham, per non rimanere esclusi dal cessate il fuoco e continuare a subire i bombardamenti delle forze alleate ad Assad. A quel punto il regime siriano avrebbe raggiunto uno dei suoi obiettivi: dividere il fronte dei ribelli, indebolendolo, e isolare le sue componenti più forti, come i gruppi jihadisti. È per questa ragione che alcuni analisti considerano l’accordo annunciato oggi come penalizzante per i ribelli.
L’accordo trovato da Russia e Turchia, e accettato dal regime di Assad e dai ribelli, non metterà fine ai combattimenti in tutto il territorio nazionale siriano: non comprende infatti la guerra che alcuni stati – tra cui gli Stati Uniti – stanno combattendo contro lo Stato Islamico, e nemmeno le battaglie che coinvolgono gruppi considerati “terroristi”. Per esempio non riguarda Jabhat Fatah al Sham, prima conosciuto come Jabhat al Nusra (la divisione siriana di al Qaida), che è uno dei gruppi presenti a Idlib, l’unica grande città siriana ancora sotto il controllo dei ribelli . Le conseguenze dell’accordo sui ribelli potrebbero essere significative: l’accordo potrebbe costringere alcuni gruppi considerati più moderati a prendere le distanze da Jabhat Fatah al Sham, per non rimanere esclusi dal cessate il fuoco e continuare a subire i bombardamenti delle forze alleate ad Assad. A quel punto il regime siriano avrebbe raggiunto uno dei suoi obiettivi: dividere il fronte dei ribelli, indebolendolo, e isolare le sue componenti più forti, come i gruppi jihadisti. È per questa ragione che alcuni analisti considerano l’accordo annunciato oggi come penalizzante per i ribelli.
Secondo l'analista Michael Horowitz, l’accordo è una netta vittoria della Russia, e quindi di Assad, e conferma l’attuale posizione di forza
rza ottenuta dal regime dopo la riconquista di Aleppo, una città del nord della Siria la cui parte orientale era rimasta sotto il controllo dei ribelli per anni: «Con l’annuncio di un cessate il fuoco su scala nazionale negoziato con la Turchia, la Russia sta trasformando la sua recente vittoria militare ad Aleppo in una vittoria politica che apre la strada a future offensive militari e diplomatiche». Il fatto che l’accordo sia stato negoziato dalla Turchia, e che il governo turco si è presentato come uno dei due garanti del cessate il fuoco, significa molto: significa che sarà difficile per i ribelli sganciarsi dagli impegni presi, perché se lo facessero rischierebbero di rimanere isolati e senza coperture internazionali.
rza ottenuta dal regime dopo la riconquista di Aleppo, una città del nord della Siria la cui parte orientale era rimasta sotto il controllo dei ribelli per anni: «Con l’annuncio di un cessate il fuoco su scala nazionale negoziato con la Turchia, la Russia sta trasformando la sua recente vittoria militare ad Aleppo in una vittoria politica che apre la strada a future offensive militari e diplomatiche». Il fatto che l’accordo sia stato negoziato dalla Turchia, e che il governo turco si è presentato come uno dei due garanti del cessate il fuoco, significa molto: significa che sarà difficile per i ribelli sganciarsi dagli impegni presi, perché se lo facessero rischierebbero di rimanere isolati e senza coperture internazionali.
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Il ''cessate il fuoco'' arriva dopo anni di terrore e di morti innocenti.
Quanto dolore inutile!
Quanto dolore evitabile!
Ma pare che si è più bravi a crearlo il dolore che ad evitarlo!
La tendenza dell'uomo è sempre quella del distruggere che non quella del costruire!
Adesso bisogna ricostruire le case e le strade: non sarà facile ma nemmeno impossibile!
Molto più difficile sarà ricostruire le famiglie spezzate, i cuori distrutti: non sarà impossibile, ma nemmeno facile!!!
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