lunedì 3 febbraio 2014



LA SPERANZA ARRIVA… IN BICI

 ‘’Sono poche le cose che mi spaventano.

Una di queste è essere lasciata in silenzio’’

Shannon Galpin è una donna coraggiosa: ha attraversato da sola in mountain bike, unica al mondo, i 225 km della valle de Panijshir in Afghanistan.

Ma l’impresa di cui va più orgogliosa è un’altra: ha dato voce nel mondo alle afghane.

‘’Le donne sono donne ovunque, che indossino il velo o meno’’ dice lei.

Per questo ha voluto creare la prima squadra ciclistica femminile a Kabul, con l’obiettivo di partecipare ai giochi olimpici del 2020 in Giappone.

È già un successo, il suo.

‘’Perché, in Afghanistan, solo agli uomini è permesso andare in bici’’ spiega.

Shannon è americana, ha 38 anni e un viso acqua e sapone, porta jeans e t-shirt.

Si definisce una ‘‘donna comune’’, perché crede che tutto quello che ha realizzato lei avrebbe potuto farlo ognuno di noi.

Forse non proprio tutto, a pensarci bene: per la sua impresa su 2 ruote è stata nominata ‘’ l’avventuriera dell’anno’’, ma nello spirito delle sue azioni c’è un messaggio universale: CIASCUNO PUÒ RENDERE LA PROPRIA VITA QUALCOSA DI UNICO, TRASFORMANDO I DOLORI IN MOMENTI DI RINASCITA.

‘’ A 18 anni sono stata stuprata e lasciata in fin di vita in una strada di New York – racconta – sono riuscita a parlarne solo a 34 anni e solo dopo avere compreso come quella violenza avesse contribuito a farmi diventare la donna che sono. Oggi ciò che mi  è successo lo griderei dai tetti. Un cambiamento avviene sempre attraverso una sfida: è dopo una sfida che scopriamo quanto valiamo’’.

La sua, Shannon, l’ha vinta anche scegliendo di aiutare altre donne in difficoltà.

Ma perché proprio in Afghanistan e perché in bici?

’Perché è un Paese tra i più martoriati, dove le donne non hanno diritti.

A Kabul essere violentate è considerato un disonore, andare in bici è un crimine contro la moralità.

Ma cambiare le cose è possibile, persino laggiù.

Non credo, però, che la rivoluzione passi attraverso un’occidentale come me: io incoraggio solo le afghane a credere in se stesse.

Un grande esempio a cui invece possono ispirarsi è quello della loro connazionale Fawzia Koofi: ultima di 13 figli, in un Paese dove le famiglie troppo numerose in genere abbandonano le femmine appena nate, Fawzia è sopravvissuta, si è laureata, è entrata in Parlamento e nel 2014 sarà candidata alla presidenza.’’

Shannon parla a nome delle figlie.

E delle madri, perché è mamma anche lei, di una bimba di 8 anni.

‘’La mia piccola Devon è la lente attraverso cui guardo i pericoli che corro. Penso che se lei fosse nata in Afghanistan, vorrei che ci fosse qualcuno pronto a rischiare per la sua libertà.’’.

Le madri, le mogli, le figlie afghane ascoltano Shannon e le sono riconoscenti.

‘’Nelle prigioni di Kandahar ho capito che il mio lavoro è stato davvero utile: lì ho sentito che la paura, la diffidenza iniziale di queste  donne aveva lasciato il posto alla speranza.

E l’ho capito dal dono di una ragazza: un fermaglio che lei stessa mi ha appuntato tra i capelli mentre parlavo.

Da allora quel fermaglio è il mio simbolo di rinascita’’.
  
Certo, che la speranza, a quanto pare, è piuttosto fantasiosa, sceglie con molta originalità i mezzi con cui viaggiare e i modi con cui arrivare anche nei luoghi più intricati e più isolati, in quei luoghi dove anche il sole ha paura di entrare.

La Speranza è Speranza proprio perché non teme di portare la luce dove vivono le tenebre, dove padrone è il buio, dove vige la legge del silenzio, della paura, della violenza, del sopruso, dell’abuso, della mancanza di libertà, di dignità, di rispetto, di amore…

La Speranza non appartiene al mondo dei sogni, ma è concreta, verificabile, sperimentabile, perché la Speranza ci viene dall’Amore e l’Amore non teme di aprire le porte arrugginite, se questo gesto fosse utile per migliorare questo mondo che si scopre sempre più violento e sempre più oppressivo nei confronti delle fasce più deboli.

Ecco, dunque, che la Speranza può venire per mano di una ragazza, che ha conosciuto prima la disperazione e poi ha scoperto la speranza, proprio perché essa nasce dall’incontro della sua controparte che è, appunto, la disperazione.

Per questo lei parla di sfida: la speranza si oppone alla disperazione e la vince, perché ha una  forza in più… una marcia in più… è il caso di dire!

Diceva Aquib, qualche giorno fa, che la vita è fatta di tante cose brutte, ma poi alla fine riconosceva che c’ erano anche tante cose belle: dolcezza, amore, gioia… ed è appunto la loro scoperta che ci ridona la speranza, la voglia di ricominciare a vivere puntando sulle opportunità, sulle sfide che cambiano la vita propria e altrui, su quelle azioni che richiedono coraggio, perché ci si appresta a sfidare l’ignoto o anche ciò che è noto, ma che è inattaccabile per il potere che possiede, per la capacità di manovrare situazioni e persone, così che niente venga a cambiare o che nessuno possa mai cambiare qualcosa.

La sfida di Shannon è una piccola rivoluzione, ma ogni grande rivoluzione è iniziata da una piccola rivoluzione.

Una rivoluzione, anche se piccola, nasce sempre da un grande desiderio, una grande idea di libertà, un grande bisogno di migliorare ciò che non va, un grande coraggio di affrontare ‘’il potere che schiavizza chiunque’’.

Shannon non è una star, non è famosa per una canzone o per un look fuori dal normale, ma è una donna che sa amare e in virtù di questo amore ha deciso di portare nel mondo una speranza a chi è senza voce, senza speranza, senza libertà.

Questo significa ‘’rialzarsi’’, significa ‘’ far uscire da quel pugno chiuso la carezza che vi è nascosta’’, significa ‘’trasformare la violenza subìta in un gesto di amore, di rinascita, di vita nuova’’.

Gli abusi, le violenza subìte ognuno se le porta dentro, come un carico pesante, scomodo e doloroso… ma Shannon ci insegna che è possibile non solo alleggerire quel ‘’carico di morte’’, ma farne, addirittura, un motivo di vita, spinta per decidere a rimettersi in gioco, perché la Vita non cambia se non cambi tu, perché la Vita è dura, è vero, ma si lascia cambiare non da chi la prende a pugni, ma da chi le restituisce le carezze che non ha ricevuto.

Shannon ha ricevuto violenza, ma ha restituito sorrisi, carezze, abbracci, speranze… la sua vita è cambiata e lei ha cambiato… la VITA!


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