PAGINE DI STORIA
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IRAQ, IRAN PRONTO AD AGIRE CONTRO L'ISIS SE VERRANNO REVOCATE LE SANZIONI
SUL NUCLEARE
L'Iran accetterà di «fare qualcosa» nella
lotta contro lo Stato islamico in Iraq e nel Levante (Isis) in cambio della
revoca delle sanzioni e di progressi nei colloqui sul nucleare con le grandi
potenze. Lo ha detto il capo della diplomazia iraniana, Mohammad Javad Zarif,
secondo quanto riportato dai media.
L'Iran è disponibile a fare la propria parte
nella lotta contro i jihadisti a condizione che le potenze mondiali revochino
le sanzioni imposte a Teheran a causa del suo programma nucleare, ha detto Zarif,
citato dall'agenzia d'informazione ufficiale Irna.
«Se accetteremo di fare qualcosa in Iraq,
l'altra parte nei negoziati (il gruppo '5+1', cioè i cinque membri permanenti
del Consiglio di sicurezza dell'Onu e la Germania, ndr) dovrà fare qualcosa in
cambio», ha dichiarato il capo della diplomazia iraniana. «Tutte le sanzioni
che sono
legate al programma nucleare dell'Iran
dovrebbero essere revocate», ha quindi spiegato Zarif.
Ieri il ministro ha confermato che sono in
corso discussioni con alcuni governi europei a proposito della possibilità di
un'azione congiunta contro l'Isil nel nord dell'Iraq. «Ma non è ancora chiaro
cosa dovremmo fare in Iraq e cosa (le potenze mondiali, ndr) dovrebbero fare in
cambio. Questa è la parte difficile», ha affermato Zarif.
«Rinnovo il mio appello a tutti gli uomini e
le donne che hanno responsabilità politiche perché usino tutti i mezzi per
risolvere la crisi umanitaria». Scrive intanto Papa Francesco in una lettera al
presidente iracheno Fuad Masum consegnata dal cardinale Fernando Filoni.
La decapitazione del giornalista James Foley
non rimarrà impunita. Lo Stato Islamico in Iraq e Levante ne pagherà le
conseguenze, aveva detto ieri ilpresidente americano Barack Obama. «Quando
viene fatto del male a degli americani, ovunque nel mondo, noi facciamo ciò che
è necessario per far si che venga fatta giustizia», ha affermato il presidente,
che ha così replicato - parlando agli americani e al mondo intero - alla sfida
diretta che gli hanno lanciato gli jihadisti dell'Isis. Per loro, ha detto,
«non c'è posto nel 21/mo secolo», «elimineremo questo cancro».
Nel video della decapitazione di Foley, il
boia che gli ha tagliato la gola afferma - rivolgendosi proprio al presidente
americano - che si tratta di una risposta ai raid aerei lanciati due settimane
fa dall'amministrazione Usa in Iraq. Nel filmato - giudicato autentico
dall'intelligence Usa - si vede anche il giornalista americano Steven Joel
Sotloff, rapito in Siria, e il terrorista che dice: «La vita di
questo cittadino Usa, Obama, dipende dalle
tue prossime decisioni». Ieri il Pentagono ha fatto sapere che nelle ultime ore
sono stati lanciati nuovi raid con cacciabombardieri e droni contro postazioni
dell'Isis, nei pressi della strategica diga di Mosul.
La politica di Obama non cambia.
«Continueremo a perseguire una strategia a lungo termine» contro i miliziani
dell'Isis in Iraq, aveva del resto detto alcuni giorni fa Obama, quando aveva
interrotto la vacanza a Marthàs Vineyard per presiedere una serie di riunioni a
Washington. Una vacanza in buona parte dedicata al golf, che aveva ripreso
proprio poche ore prima che venisse diffuso il terribile video, e che ha
continuato subito dopo il suo drammatico intervento in diretta tv. Secondo una
fonte del Pentagono, il Dipartimento della Difesa sta studiando un piano per
l'invio di «un piccolo numero di truppe addizionali». Si tratterebbe di «meno
di 300 soldati».
Nell'agghiacciante filmato della
decapitazione, l'Isis ha sostenuto di essere ormai «uno Stato, accettato da un
gran numero di musulmani in tutto il mondo. Quindi, ogni aggressione contro di
noi è un'aggressione contro i musulmani e ogni tentativo da parte tua, Obama,
di attaccarci, provocherà un bagno di sangue tra la tua gente».
Anche a questo ha replicato il presidente
americano, affermando che «il mondo è inorridito» dal brutale assassinio di
Foley e che «l'Isis non parla di religione. Le loro vittime sono in massima
parte musulmani e nessuna fede insegna alla gente a massacrare gli innocenti»,
mentre i suoi miliziani «dichiarano la loro ambizione di commettere un
genocidio contro un antico popolo».
Dopo aver
letto queste dichiarazioni e queste provocazioni, mi vengono da fare due
considerazioni:
-
La prima riflessione riguarda il concetto di
vita: davvero la vita delle persone vale meno di una pedina sullo scacchiere o
di un soprammobile al mercatino delle pulci? Davvero la vita può essere
barattata in questo modo? Davvero si può mercificare l’aiuto umanitario? Davvero
non si fa niente in cambio di niente neanche quando in gioco c’è la vita di un
popolo intero? Davvero la vita umana vale meno del potere economico e politico?
Davvero l’uomo può essere usato per i giochi di potere? Si possono porre condizioni davanti ad un genocidio?
Credo che l’articolo sopra riportato
dia risposte tanto esplicite… quanto ignobilmente inaccettabili!
Eppure questa è la tragica realtà in
cui siamo immersi e quel che è più drammatico è che tutto questo ce lo siamo
costruito con le nostre mani… è il punto di arrivo di una cultura di morte che
sposando il potere economico ha prodotto mostruosità simili!
La responsabilità è solo nostra! Di tutti:
Occidentali ed Orientali, al di qua e al di là dell’Oceano!
-
La seconda riflessione riguarda gli estremismi
religiosi che sventolano bandiera islamica e fanno stragi e razzìe in nome di
un dio sanguinario insaziabile e vendicativo, distruttivo dell’uomo e delle
cose. Innanzitutto va sottolineato che gli estremisti non rappresentano tutto
il mondo islamico, sono una frangia più o meno consistente, ma non
rappresentativa dell’intero popolo musulmano.
Il rispetto per le scelte religiose è
sacrosanto, da qualunque parte si stia; l’islamismo non è così violento e
distruttivo, può essere rigoroso ma non così sanguinario.
Va, dunque, distinto l’islamismo
moderato da quello estremo; quest’ultimo ha il coraggio di strumentalizzare
perfino quello che definiscono il loro dio, per ottenere effetti che niente
hanno a che fare con la religione; è un uso del tutto strumentale quello che ne
fanno della loro religione e questo rende ancora più grave la loro situazione:
dio non è mai contro l’uomo, qualunque nome venga dato a questo dio, ma sarà
sempre a suo favore, per la sua crescita e il suo progresso umano e spirituale.
Nessun dio ha mai ordinato guerre,
stragi e genocidi. Nessun dio, mai!
Ecco perché anche la questione
religiosa è solo un capro espiatorio per un odio etnico che supera ogni
pensabile limite umano. L’odio dell’uomo contro l’altro uomo è una bomba che
esplode in maniera abnorme quando l’obiettivo è saziare quell’insaziabile
bisogno di dolore umano che si manifesta nel provare piacere nella morte e
nelle sciagure altrui: è la perversione totale.
Non è dio ad essere sanguinario, ma l’uomo
perverso che ha sete di sangue umano.
E quando più soggetti che condividono
questo bisogno si uniscono fra loro… ecco che il mondo trema, sì, il mondo ha
da tremare perché non c’è nessun limite all’ingordigia umana, soprattutto quando la
fame e la sete sono non di pane e acqua, ma di sangue… e vite umane!
A conferma di questo, ci sono gli ultimi tragici fatti del nord dell’Iraq, dove, oltre ai cristiani, un’altra minoranza religiosa costretta alla fuga: circa 500 membri appartenenti alla setta degli yazidi, di cui 40 bambini, sono già stati uccisi dai miliziani dello Stato islamico in Iraq. Concentrati nella provincia di Niniveh nel nord dell’Iraq, gli yazidi sono finiti nel mirino dei jihadisti soprattutto dopo che domenica il Califfato ha conquistato la città di Sinjar, dove la loro presenza è maggiore. Sinjar stessa è stata del tutto svuotata dei suoi 300mila residenti. Haydar Omer, uno degli yazidi in fuga, ha raccontato all’agenzia di stampa Anadolu che la sua comunità è stata costretta a fuggire dopo che i miliziani dello Stato islamico hanno incendiato le loro case e i loro villaggi. “Non avevamo armi per combatterli, così ce ne siamo andati e siamo venuti in Turchia”, ha spiegato. Mentre 40mila sono in fuga tra le montagne irachene, 130mila sono fuggiti nei campi profughi delle aree curde.
Nel mirino del Califfato sono finiti anche gli yazidi, dunque, la seconda minoranza religiosa presente sul territorio iracheno. Questo vuol dire che le differenze religiose sono strumentali alla pulizia etnica che s’intende fare: è la morte del fratello che dà la vittoria!
E se questo è vero, come è vero, vuol dire che… Caino è ritornato a colpire!
Viene da chiedersi chi può fermare Caino nell’eccesso della sua infamia!
CERTO NON GLI UOMINI… ALMENO… NON DA SOLI!
Occorre invocare il Dio della Pace e della Misericordia e sperare che voglia ascoltarci e ci esaudisca!
A conferma di questo, ci sono gli ultimi tragici fatti del nord dell’Iraq, dove, oltre ai cristiani, un’altra minoranza religiosa costretta alla fuga: circa 500 membri appartenenti alla setta degli yazidi, di cui 40 bambini, sono già stati uccisi dai miliziani dello Stato islamico in Iraq. Concentrati nella provincia di Niniveh nel nord dell’Iraq, gli yazidi sono finiti nel mirino dei jihadisti soprattutto dopo che domenica il Califfato ha conquistato la città di Sinjar, dove la loro presenza è maggiore. Sinjar stessa è stata del tutto svuotata dei suoi 300mila residenti. Haydar Omer, uno degli yazidi in fuga, ha raccontato all’agenzia di stampa Anadolu che la sua comunità è stata costretta a fuggire dopo che i miliziani dello Stato islamico hanno incendiato le loro case e i loro villaggi. “Non avevamo armi per combatterli, così ce ne siamo andati e siamo venuti in Turchia”, ha spiegato. Mentre 40mila sono in fuga tra le montagne irachene, 130mila sono fuggiti nei campi profughi delle aree curde.
Nel mirino del Califfato sono finiti anche gli yazidi, dunque, la seconda minoranza religiosa presente sul territorio iracheno. Questo vuol dire che le differenze religiose sono strumentali alla pulizia etnica che s’intende fare: è la morte del fratello che dà la vittoria!
E se questo è vero, come è vero, vuol dire che… Caino è ritornato a colpire!
Viene da chiedersi chi può fermare Caino nell’eccesso della sua infamia!
CERTO NON GLI UOMINI… ALMENO… NON DA SOLI!
Occorre invocare il Dio della Pace e della Misericordia e sperare che voglia ascoltarci e ci esaudisca!

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