12 SETTEMBRE 2014
Migranti "ostaggi" nel Catanese:
"Siamo prigionieri, trattati come animali"
"Ci chiamano negri schifosi e quando ci danno da mangiare ci dicono che siamo degli animali". Da undici mesi una ventina di migranti si trovano in isolamento nel centro Sprar di Grammichele, gestito dall’associazione San Francesco , in attesa che la loro richiesta di asilo venga esaminata dalle commissioni preposte. Dopo la segnalazione di Borderline Sicilia, Repubblica è entrata nel centro dove i migranti da quattro giorni non hanno più acqua: "Siamo sporchi e abbiamo bisogno di lavarci". Tra i migranti ospiti della struttura ci sono anche ragazzi che hanno bisogno di cure mediche: "Non è venuto mai nessun dottore qui e non abbiamo i soldi per comprarci le medicine. Abbiamo paura, qui siamo in prigione".
Quando il rimedio è peggiore della causa allora vuol dire che si è proprio toccato il fondo!
La gravità di quello che lamentano i migranti del centro siciliano è data dal fatto che si tratta proprio di un centro di accoglienza, un centro cioè preposto all’ accoglienza e al primo soccorso di coloro che giungono da luoghi dove la vita è calpestata, violentata, negata, da luoghi dove la violenza fa da padrona, dove non solo il vivere ma anche la sopravvivenza è impossibile.
Nei loro Paesi si muore come niente, si è perseguitati, schiavizzati, decapitati oppure costretti ad arruolarsi con i miliziani dell’Isis.
La loro migrazione ha ragioni che vanno ben oltre la semplice povertà, come lo è stato per gli Italiani tempo fa, la loro è una fuga dal terrore, dalla morte violenta, dalla privazione della libertà.
Se quello che succede nei Paesi Mediorientali in questi giorni è inaccettabile, una mostruosità ignobile, non dovrebbe essere invece vergognosa la situazione di Paesi in tempo di pace, come in Italia; lo scandalo dei centri di accoglienza non è degno di un Paese civile.
Non importa se si tratta di migranti o residenti, se bianchi o neri, se piccoli o grandi, ciò che importa è che si tratta di esseri umani, è solo in virtù di questa identità comune che ognuno ha il dovere di ‘’fare il proprio dovere’’ verso chi dipende dal suo impegno, dalla sua onestà e responsabilità.
I centri di accoglienza sono predisposti per rispondere alle richieste di primo soccorso dei bisognosi, garantire cioè i beni primari, ma così non è in molti casi, purtroppo così non è da quello che le cronache ci riportano giorno dopo giorno.
C’è poco da commentare, c’è poco da dire… se non che l’inadempienza di pochi ricade sulla vita di tanti: non solo sui migranti, direttamente coinvolti, ma su tutto l’impianto della solidarietà civile, perché in certi settori non ci si può permettere spaccature, fratture, ritardi, leggerezze o inadempienze come quelle riportate sopra.
Che dire!
Forse dovremmo provare a ritrovare quel sano imbarazzo che si manifesta con l’arrossire del volto e il vergognarsi del cuore di fronte alla disumanità e all' illegalità delle proprie azioni!
|
Nessun commento:
Posta un commento