PAGINE DI STORIA
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OBIETTIVO:
CONVERSIONE!
Dicevo,
qualche giorno fa, che è difficile capire le dinamiche di quello che sta accadendo
nel Medio Oriente, per il clima caotico
ed incomprensibile che si è creato.
Ci sono
schieramenti che non si bene da che parte stiano, ci sono Paesi Europei o Mediorientali
che fanno il doppio gioco, tutti condannano i sanguinari dell’Isis, ma poi di
nascosto forniscono loro armi e denaro per sostenere la loro causa.
La conferma
a questo stato di cose non ci viene dai mass media, che speculano in lungo e in
largo, dicendo tutto e niente; e non ci viene nemmeno dalla propaganda islamica
che vuole mettere in circolo solo ciò che gli fa comodo o ritiene sia utile per
la causa.
La verità ci
viene da coloro che sono testimoni oculari delle situazioni non raccontate ma vissute,
ci viene da gente come mons. N., che in mezza alla guerra vive ed opera.
Quando la
vita vale meno della polvere calpestata, quando le armi parlano e i cuori
tacciono, quando l’obiettivo è ‘’convertire o uccidere’’.. anche per dire la
verità ci vuole coraggio, molto coraggio!
Come suonano
stonate queste due parole messe così vicine: come si può convertire uccidendo? Che conversione può
essere mai quella ottenuta con la forza, con la violenza?
E pur vero
che alla nascita del cristianesimo, anche gli imperatori facevano uccidere
coloro che non adoravano i loro dei!
Questo vuol
dire due cose:
- che siamo tornati indietro di millenni;
- che il cristianesimo fa paura, il cristianesimo è scomodo,
il cristianesimo dà fastidio, quando la verità del cristianesimo si
scontra con le menzogne delle altre religioni l’unica soluzione è la
morte, bisogna far fuori, mettere a tacere chiunque parli una ‘’lingua’’
diversa, chiunque ami un Dio d’Amore che parla di Pace.
I fatti ci
dicono, quindi, che non è vero che il mondo abbia fatto passi avanti, o ,
perlomeno, anche se ne avesse fatti
alcuni in alcuni settori, poi ne fa molti altri indietro sul piano morale,
spirituale, solidale…, a mò di gambero.
È anche vero
che il mondo è composto da tante realtà che non camminano con gli stessi ritmi:
c’è chi corre in maniera quasi ossessiva e c’è chi arranca e fatica a fare
anche il più piccolo passo in avanti.
Sono tante
le ideologie che guidano governi o gruppi di potere, ideologie di ogni genere,
tese verso il progresso per migliorare il mondo o verso la distruzione del
mondo stesso.
La diversità
è senz’altro una ricchezza, non necessariamente contrapposizione, ma collaborazione,
condivisione di ciò che si ha in comune e accettazione delle diversità.
Pur non
essendo nuovi questi concetti, pur sentendone parlare da tempo e da ogni parte,
si fa ancora tanta ma tanta fatica anche solo nella volontà di accettarli o nei
deboli tentativi di metterli in pratica.
Questo ci
dice una cosa importante: è più facile sviluppare l’intelligenza, accrescere la
ricchezza materiale, progredire nel campo scientifico… che… far lievitare la
coscienza, anche solo svegliarla, metterla in cammino, forse ancora più
difficile è rendersi conto di averne una
a cui dare attenzione.
Sembra
strano… ma sicuramente non è scontato che ricchezza, potere e progresso portino
ad una crescita di una coscienza globale, che pur in forme diverse, abbia un
unico obiettivo: diventare sempre più umani, più conformi all’UOMO, a
quell’Uomo sulla Croce che dovrebbe essere il nostro Modello, il Punto di
riferimento di tutta l’umanità.
È davvero
amaro dover considerare queste cose, dover rendersi conto di questo… ma i fatti
della quotidianità non ci permettono di smentire questo nostro stato di
assopimento o di oscuramento della coscienza…
Ascoltiamo dunque
le risposte date da mons. N.,
arcivescovo di una delle prime città conquistata dall’ISIS, poste dal
giornalista di Avvenire…
‘’E’ giunto da poche ore a Dohuk, per
visitare i cristiani della Piana di Ninive ammassati ovunque, proveniente da
Ankawa, il quartiere cristiano di Erbil, sommerso anch’esso dai profughi della
prima ondata, quella di Mosul: ’’Ora dormono dappertutto, senza più nulla: ora
abbiamo bisogno di tutto.’’
Era fuori città quando l’8 giugno, in poche
ore, la città è caduta in mano ai jihadisti dell’Isis. Da allora l’arcivescovo
E. N. non è più potuto rientrare nella sua città.
-
Mons. N., come spiega che tutto sia avvenuto
in una notte?
È molto strano. L’esercito, la
polizia sono scappati e quindi la gente ha avuto paura, è iniziato un esodo di
massa di cristiani e musulmani, i cristiani sono fuggiti tutti. Nella città,
nella parte est in particolare, non c’è mai stato un combattimento fra l’esercito
e l’Isis che è entrato senza fare una battaglia.
-
Lei o
qualche altro esponente cristiano ha mai avuto dei contatti con gli uomini del
Califfato islamico.
-
Non abbiamo mai avuto alcun rapporto. Solo quando
hanno rapito le due suore abbiamo trattato, ma non direttamente con loro, ma
tramite altre persone: grazie Dio siamo
riusciti a liberarle. Non abbiamo mai avuto un rapporto diretto, né lo faremo perché
questa gente non crede nel dialogo, questa gente crede di poter fare ciò che
vuole: chi non è d’accordo con il loro pensiero lo uccidono.
-
Un rappresentante
del Califfato domenica ha ribadito che i cristiani possono tornare a condizioni
che si convertano all’islam o che paghino la jeziah. Le solite ben note
condizioni dell’Isis. A voi come sono state comunicate?
-
Hanno pubblicato un editto che dice appunto: o
vi convertite all’islam o pagate la jeziah o andate via. Non c’è stata nessuna
mediazione: semplicemente hanno detto che per i cristiani c’erano queste tre
scelte.
-
Si parla
ora per l’Iraq di ‘’pulizia etnica’’ o di ‘’pulizia religiosa’’. Conferma questa
definizione?
-
Sì, certo. A Mosul c’è una pulizia religiosa. Basta
andare su Internet per vedere le foto.
-
Come si è
formata questa ideologia? Da dove vengono?
-
La base è la religione islamica stessa: nel
Corano ci sono versetti che dicono di uccidere gli infedeli.
L’infedele è colui che non ha diritti
né dignità. A un infedele si può fare qualsiasi cosa: ucciderlo, renderlo
schiavo, tutto quello che un infedele possiede, secondo l’Islam, è un diritto
del musulmano.
Non è un’ideologia nuova; queste
persone rappresentano la visione più estrema dell’Islam, è la visione di coloro
che applicano alla lettera i versetti
del Corano, senza la mediazione del ragionamento.
-
Come difendere
il vostro ‘’diritto nativo’’ a restare in Iraq?
-
Non si può fermare se la comunità internazionale
non smette di usare i musulmani nella politica. L’Islam è una religione diversa
da tutte le altre religioni. Quando si usa un’ideologia islamica, il risultato
sono questi fondamentalisti. Si possono fermare o con la guerra o scovando dove
sono i fondi che finanziano questi gruppi. Si deve ripensare completamente la
politica internazionale. Sono tre anni che in Siria la politica usa questi
gruppi, sono anni che avviene in Egitto, in Tunisia, in Somalia, in Afghanistan.
Ci sono Paesi che finanziano in modo molto aperto questi gruppi: la comunità
internazionale non dice niente perché questi Paesi hanno risorse petrolifere.
-
Il Kurdistan
potrebbe ora garantire la vostra sicurezza?
-
Se si fosse risolto all’inizio il problema
siriano non avremmo avuto questi gruppi in Iraq. Soprattutto i politici
occidentali non capiscono cosa vuol dire l’Islam, pensano che siano un pericolo
solo per i nostri Paesi. Non è vero: sono un pericolo per tutti, per voi
occidentali ancora di più.
Verrà un tempo in cui vi dovrete
pentire di questa politica. Il confine di questi gruppo è tutto il mondo: il
loro obiettivo è di convertire con la spada o di uccidere tutti gli altri.

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