sabato 6 settembre 2014

PAGINE DI STORIA

OBIETTIVO: CONVERSIONE!
Dicevo, qualche giorno fa, che è difficile capire le dinamiche di quello che sta accadendo nel Medio Oriente, per il clima  caotico ed incomprensibile che si è creato.
Ci sono schieramenti che non si bene da che parte stiano, ci sono Paesi Europei o Mediorientali che fanno il doppio gioco, tutti condannano i sanguinari dell’Isis, ma poi di nascosto forniscono loro armi e denaro per sostenere la loro causa.
La conferma a questo stato di cose non ci viene dai mass media, che speculano in lungo e in largo, dicendo tutto e niente; e non ci viene nemmeno dalla propaganda islamica che vuole mettere in circolo solo ciò che gli fa comodo o ritiene sia utile per la causa.
La verità ci viene da coloro che sono testimoni oculari delle situazioni non raccontate ma vissute, ci viene da gente come mons. N., che in mezza alla guerra vive ed opera.
Quando la vita vale meno della polvere calpestata, quando le armi parlano e i cuori tacciono, quando l’obiettivo è ‘’convertire o uccidere’’.. anche per dire la verità ci vuole coraggio, molto coraggio!
Come suonano stonate queste due parole messe così vicine: come si può  convertire uccidendo? Che conversione può essere mai quella ottenuta con la forza, con la violenza?
E pur vero che alla nascita del cristianesimo, anche gli imperatori facevano uccidere coloro che non adoravano i loro dei!
Questo vuol dire due cose:
  1. che siamo tornati indietro di millenni;
  2. che il cristianesimo fa paura, il cristianesimo è scomodo, il cristianesimo dà fastidio, quando la verità del cristianesimo si scontra con le menzogne delle altre religioni l’unica soluzione è la morte, bisogna far fuori, mettere a tacere chiunque parli una ‘’lingua’’ diversa, chiunque ami un Dio d’Amore che parla di Pace.
I fatti ci dicono, quindi, che non è vero che il mondo abbia fatto passi avanti, o , perlomeno, anche se  ne avesse fatti alcuni in alcuni settori, poi ne fa molti altri indietro sul piano morale, spirituale, solidale…, a mò di gambero.
È anche vero che il mondo è composto da tante realtà che non camminano con gli stessi ritmi: c’è chi corre in maniera quasi ossessiva e c’è chi arranca e fatica a fare anche il più piccolo passo in avanti.
Sono tante le ideologie che guidano governi o gruppi di potere, ideologie di ogni genere, tese verso il progresso per migliorare il mondo o verso la distruzione del mondo stesso.
La diversità è senz’altro una ricchezza, non necessariamente contrapposizione, ma collaborazione, condivisione di ciò che si ha in comune e accettazione delle diversità.
Pur non essendo nuovi questi concetti, pur sentendone parlare da tempo e da ogni parte, si fa ancora tanta ma tanta fatica anche solo nella volontà di accettarli o nei deboli tentativi di metterli in pratica.
Questo ci dice una cosa importante: è più facile sviluppare l’intelligenza, accrescere la ricchezza materiale, progredire nel campo scientifico… che… far lievitare la coscienza, anche solo svegliarla, metterla in cammino, forse ancora più difficile è rendersi conto di averne una  a cui dare attenzione.
Sembra strano… ma sicuramente non è scontato che ricchezza, potere e progresso portino ad una crescita di una coscienza globale, che pur in forme diverse, abbia un unico obiettivo: diventare sempre più umani, più conformi all’UOMO, a quell’Uomo sulla Croce che dovrebbe essere il nostro Modello, il Punto di riferimento di tutta l’umanità.
È davvero amaro dover considerare queste cose, dover rendersi conto di questo… ma i fatti della quotidianità non ci permettono di smentire questo nostro stato di assopimento o di oscuramento della coscienza…
Ascoltiamo dunque le risposte date  da mons. N., arcivescovo di una delle prime città conquistata dall’ISIS, poste dal giornalista di Avvenire…
‘’E’ giunto da poche ore a Dohuk, per visitare i cristiani della Piana di Ninive ammassati ovunque, proveniente da Ankawa, il quartiere cristiano di Erbil, sommerso anch’esso dai profughi della prima ondata, quella di Mosul: ’’Ora dormono dappertutto, senza più nulla: ora abbiamo bisogno di tutto.’’
Era fuori città quando l’8 giugno, in poche ore, la città è caduta in mano ai jihadisti dell’Isis. Da allora l’arcivescovo E. N. non è più potuto rientrare nella sua città.
-           Mons. N., come spiega che tutto sia avvenuto in una notte?
È molto strano. L’esercito, la polizia sono scappati e quindi la gente ha avuto paura, è iniziato un esodo di massa di cristiani e musulmani, i cristiani sono fuggiti tutti. Nella città, nella parte est in particolare, non c’è mai stato un combattimento fra l’esercito e l’Isis che è entrato senza fare una battaglia.
-          Lei o qualche altro esponente cristiano ha mai avuto dei contatti con gli uomini del Califfato islamico.
-          Non abbiamo mai avuto alcun rapporto. Solo quando hanno rapito le due suore abbiamo trattato, ma non direttamente con loro, ma tramite altre persone: grazie  Dio siamo riusciti a liberarle. Non abbiamo mai avuto un rapporto diretto, né lo faremo perché questa gente non crede nel dialogo, questa gente crede di poter fare ciò che vuole: chi non è d’accordo con il loro pensiero lo uccidono.
-          Un rappresentante del Califfato domenica ha ribadito che i cristiani possono tornare a condizioni che si convertano all’islam o che paghino la jeziah. Le solite ben note condizioni dell’Isis. A voi come sono state comunicate?
-          Hanno pubblicato un editto che dice appunto: o vi convertite all’islam o pagate la jeziah o andate via. Non c’è stata nessuna mediazione: semplicemente hanno detto che per i cristiani c’erano queste tre scelte.
-          Si parla ora per l’Iraq di ‘’pulizia etnica’’ o di ‘’pulizia religiosa’’. Conferma questa definizione?
-          Sì, certo. A Mosul c’è una pulizia religiosa. Basta andare su Internet per vedere le foto.
-          Come si è formata questa ideologia? Da dove vengono?
-          La base è la religione islamica stessa: nel Corano ci sono versetti che dicono di uccidere gli infedeli.
L’infedele è colui che non ha diritti né dignità. A un infedele si può fare qualsiasi cosa: ucciderlo, renderlo schiavo, tutto quello che un infedele possiede, secondo l’Islam, è un diritto del musulmano.
Non è un’ideologia nuova; queste persone rappresentano la visione più estrema dell’Islam, è la visione di coloro che applicano alla lettera  i versetti del Corano, senza la mediazione del ragionamento.
-          Come difendere il vostro ‘’diritto nativo’’ a restare in Iraq?
-          Non si può fermare se la comunità internazionale non smette di usare i musulmani nella politica. L’Islam è una religione diversa da tutte le altre religioni. Quando si usa un’ideologia islamica, il risultato sono questi fondamentalisti. Si possono fermare o con la guerra o scovando dove sono i fondi che finanziano questi gruppi. Si deve ripensare completamente la politica internazionale. Sono tre anni che in Siria la politica usa questi gruppi, sono anni che avviene in Egitto, in Tunisia, in Somalia, in Afghanistan. Ci sono Paesi che finanziano in modo molto aperto questi gruppi: la comunità internazionale non dice niente perché questi Paesi hanno risorse petrolifere.
-          Il Kurdistan potrebbe ora garantire la vostra sicurezza?
-          Se si fosse risolto all’inizio il problema siriano non avremmo avuto questi gruppi in Iraq. Soprattutto i politici occidentali non capiscono cosa vuol dire l’Islam, pensano che siano un pericolo solo per i nostri Paesi. Non è vero: sono un pericolo per tutti, per voi occidentali ancora di più.

Verrà un tempo in cui vi dovrete pentire di questa politica. Il confine di questi gruppo è tutto il mondo: il loro obiettivo è di convertire con la spada o di uccidere tutti gli altri.

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