lunedì 26 agosto 2013


Il rumore delle bombe, le grida dei bambini spaventati e in corsa verso un nascondiglio, la vita rubata… è questo il ricordo che l’Afghanistan ha lasciato in noi…
l'amore, il sorriso, una carezza... è questo il dono che l'Italia ci regala ogni giorno permettendo ad ognuno di noi di costruire le ali per volare verso la libertà... AQIB :-)

Ti ringrazio nuovamente Aqib per il tuo intervento, perché mi dai l’occasione per una riflessione e un invito: quando al telegiornale ci propongono gli sbarchi degli immigrati, dei rifugiati o di gente semplice che fugge ‘’dall’inferno’’ che c’è nel proprio Paese, nella maggior parte dei casi ci danno soltanto tre informazioni, sempre le stesse: il numero dei fortunati che sono riusciti a raggiungere l’isola, il numero dei presunti dispersi in mare e la loro provenienza.
Di loro (di voi) non sappiamo altro. Raramente  ci parlano di voi come  ‘’persone’’.
Per chi ascolta siete solo dei numeri: oggi 150, ieri 200, l’altro ieri 350 … e via dicendo.
In realtà noi non conosciamo altro di voi, della vostra vita quotidiana, del vostro Paese, di ciò che ognuno di voi ha lasciato, della vita che avevate, della vostra famiglia, dei vostri progetti...
La televisione non ci propone ‘’nomi’’ ma ‘’numeri’’ e molto volte l’indifferenza della gente nasce proprio dalla mancata conoscenza della vostra realtà.
Insieme ai numeri, poi, ci propongono le immagini violente della guerra che da anni sta distruggendo il vostro paese… quindi… numeri e guerra!
Queste sono le uniche informazioni che abbiamo di voi.

Ma chi vi conosce, vi chiama per nome, non siete un numero in un campo profughi, ma siete: Aqib, Kamram…, persone.
Chi vi conosce vi vuole bene perché si è diventati amici; l’amico  è colui che sa di me le cose a me più care.

Con questo voglio dire che spesso si resta indifferenti verso ciò che non si conosce.

È vero che il cuore di molti è chiuso nel proprio egoismo, ma è anche vero che farsi conoscere aiuta l’altro a ridurre le distanze, a far un po’ di spazio nella propria vita per far entrare l’altro, colui che prima non conoscevo, ma che adesso che ha toccato la mia vita non posso più ignorare.
Quando una vita incontra un’altra vita, le barriere cadono, l’indifferenza lascia il posto alla solidarietà, all’amicizia, all’abbraccio, alla condivisione, alla collaborazione.

Per questo vorrei chiedere a voi della casa famiglia di farvi conoscere meglio da noi; raccontateci la vostra vita di prima e di adesso, raccontateci di voi.
So che le vostre traversate sono state delle vere e proprie avventure, se così vogliamo chiamarle, avete rischiato molto, anzi … tutto, cioè l’unica cosa che possedevate: la vostra vita!
Fatevi conoscere, dunque, dateci la possibilità di conoscervi, di entrare nella vostra vita, di farla un po’ nostra, di condividerla per poterci sostenere a vicenda.

Sì, a vicenda, perché se voi avete bisogno di una casa e di un lavoro, noi abbiamo bisogno di un cuore che scopra la gioia di amare; sono tutti bisogni/diritti esistenziali primari ed irrinunciabili.
L’amore è una relazione bidirezionale; il cuore dell’uomo ha due porte: una in entrata ed una
in uscita.
Dalla prima, che è sempre aperta, entra l’amore che vorremmo dall’altro; dalla seconda, che purtroppo è quasi sempre chiusa, dovrebbe uscire l’amore per l’altro.
Aiutateci a tenere entrambe le porte aperte.

Aiutateci ad amare!

1 commento:

  1. Grazie Aqib, con la tua testimonianza ci aiuti a guardare gli eventi che succedono nel mondo non più solo con gli occhi come davanti alla tv, ma soprattutto con il cuore.

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