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| IL COMMENTO DELLA SETTIMANA |
ANDATA E… FORSE… RITORNO!
Generalmente,
quando si parte per un viaggio, si fa sempre il biglietto di andata e… ritorno.
Un
viaggio è sempre qualcosa di temporaneo,
non si può stare a lungo lontano dai luoghi dove si è nati e vissuti, dove vi
sono i propri ricordi, dove tutto è impregnato delle proprie emozioni, delle
risate, delle lacrime, delle sofferenze, delle gioie che hanno accompagnato il
tempo della propria vita.
Non
c’è un altro luogo al mondo più caro di quello in cui si è nati.
Penso,
dunque, alle migliaia e migliaia di profughi che hanno dovuto lasciare la loro
terra, in condizioni estreme, facendo un biglietto che… in realtà… è tutt’altro
che un biglietto… un biglietto che non assicura un posto né in prima né in
seconda fila, né tanto meno la certezza dell’arrivo; un biglietto d’oro per chi lo vende, perché è un biglietto senza limiti
di prezzo, e che potrebbe essere macchiato
di sangue… per chi lo riceve… in
quanto non c’è certezza di arrivare… vivi!
Penso
alla giovane donna morta durante uno degli ultimi tragitti: ‘’UNA SU 400’’… è stato il commento che
ha accompagnato la notizia giornalistica.
‘’Una’’…
come a dire … una dei tanti, è toccato a lei… peccato…ma sono i rischi del
viaggio, più o meno messi in conto.
Una
dei tanti… una dei tanti gettati in mare perché troppo pieno il barcone o perché
persone scomode o perché … la legge della violenza non fa sconti a nessuno!
E,
pensando a questo, diventa ancora più lacerante la provocazione del papa in una
delle sue omelie ‘’ quanti piangono per
queste morti!?…’’, morti quantificate approssimativamente, ma mai
identificate umanamente!
La
tragica indifferenza delle lacrime.
Se
la tragedia per eccellenza è quella di
morire per mano dell’uomo, del fratello, non meno grave è quella della ‘’morte del cuore’’: un cuore che non sa più
piangere. Che si fa scivolare tutto addosso.
Un cuore impermeabilizzato… è un cuore narcotizzato, un cuore che non sente più né la gioia né il dolore di vivere. Un cuore assente. Un cuore arido e quindi sterile.
Un cuore impermeabilizzato… è un cuore narcotizzato, un cuore che non sente più né la gioia né il dolore di vivere. Un cuore assente. Un cuore arido e quindi sterile.
Non
sappiamo più piangere! Sono proprio le lacrime che inzuppano il terreno secco
dei nostri sentimenti, delle nostre emozioni e producono frutti di amore, di
bene, di solidarietà.
Ma
non sappiamo più distinguere… i motivi veri per cui piangere… da quelli
terribilmente egoistici!
Piangiamo
sul nostro latte versato… e non per quello che manca a chi non ha come vivere!
Chiediamo aiuto per le nostre (vere o
presunte) difficoltà a vivere… e non guardiamo mai un po’ più in là… più in là
dove… le difficoltà non sono neanche descrivibili.
Non
si tratta di sminuire le proprie difficoltà ed ingigantire quelle altrui… ma di
guardare il mondo con occhi di giustizia, con gli occhi della Verità, con gli
occhi… dell’Amore.
Un
biglietto, dicevo. Un biglietto che non ha nemmeno un tragitto preciso,
definito, perché sono tanti i contrattempi, tante le sorprese (tutte brutte… ovviamente)
a cui si rischia di andare incontro.
Capita,
a volte, che la destinazione stabilita subisca delle variazioni, per cui ci si
trova da tutt’altra parte, in mezzo ad una strada, senza documenti, senza
conoscenze, senza più… destinazione.
In
altri Paesi non messi in conto, dove, molti di loro, si trovano a vivere anche
l’esperienza della galera… nel loro percorso pagato ma non realizzato.
In
galera non per reati, ma solo perché … non
sono nessuno… non hanno identità, non hanno denaro, non hanno diritto a
vivere… se non in galera!
In
prigione solo perché… si è inseguita una speranza, si è creduti nel proprio
diritto alla vita, si è scommesso sulla giustizia della Verità!
Un
diritto e una speranza pagati cari, molto cari… a quanto pare a loro viene
chiesto sempre di pagare… o a suon di
monete, che spesso non si possiedono, o a costo della propria vita; si paga sulla
propria pelle una violenza senza spiegazioni, senza giustificazioni, senza
limiti, senza pietà.
Una violenza che ha tanti volti e tanti nomi… ma un solo destinatario: l’uomo che lotta per la sua sopravvivenza!
Una violenza che ha tanti volti e tanti nomi… ma un solo destinatario: l’uomo che lotta per la sua sopravvivenza!
Chi
ha la fortuna di giungere a riva dopo giorni, se non mesi, in alto mare,
peregrinando da uno Stato all’altro, senza cibo e senza denaro, non sa se
quella dove è approdato sia la meta che era stata convenuta: ci si trova da una
parte all’altra del mondo, senza sapere né se… né dove si approderà.
E’
un viaggio che ha una sola certezza: l’ignoto, l’incertezza!
Si
parte… anzi… ‘’forse si parte’’,
perché neanche la partenza è certa, come non sono certe le date, gli arrivi, le
destinazioni, le quote… la libertà… quello che è certo è che c’è un mondo che si svuota ed uno che… forse… si riempirà… che sia il mare o la
terraferma… questo purtroppo non si sa!
Un
viaggio dove i ‘’forse’’ superano le ‘’certezze’’.
Quello
che è certo è che c’è qualcuno che gioca d’azzardo con le vite di tante persone
che non chiedono che di poter vivere; quello che è certo è che ancora oggi
viene fatta violenza al diritto di vivere; ancora oggi … la VITA è stretta
prerogativa di chi comanda, di chi decide, di chi si fa padrone della vita
altrui.
Quel
che è certo è che… l’unica certezza è che non c’è certezza: nè di vita né di morte.
La
sfida più dura dei popoli in fuga è proprio quella contro l’incertezza
del domani.
La
precarietà del proprio esistere. Vite appese ad una speranza che … si
assottiglia sempre più!
Un’incertezza
che si portano dietro prima ancora di partire: non si sa bene da quale guerra
guardarsi, non si sa bene da quale parte giunge il pericolo. Non si sa bene
quando tutto questo finirà. Non si sa bene come finirà!
Ovviamente
non si sa bene neanche che cosa ne sarà… di un Paese che vive nell’incertezza!
In
queste condizioni, ancora di più si può dire che … ogni viaggio è una scommessa
contro l’ignoto.
A
coloro che viene restituita la certezza di vivere, che riescono, cioè, ad
approdare in luoghi di accoglienza, conquistata una certezza… sopraggiunge immediatamente
l’incertezza… del domani, del dove andare, del… che ne sarà di me!
Mi
chiedevo: come si fa a vivere da espropriati dalla propria certezza di vivere?
Dal
proprio diritto a vivere?
Ma
come può l’uomo vivere senza certezze!?
Se
c’è una cosa che contraddistingue l’esistenza dell’uomo da quella degli animali
è proprio… la certezza di esistere, la consapevolezza dell’essere!
Consapevolezza
che fa a pugni con l’incertezza… ma che vita può essere mai questa?
UNA.
Nella morte di una sola donna su 400 si compendia tutto il dramma di un popolo,
ma… direi… di tutta l’Umanità, perché tanti altri popoli, tanti… troppi altri
popoli… sono stati derubati del loro diritto a vivere!
Incertezza
dell’andata. Incertezza del ritorno.
Quanti
di loro potranno sperare di rivedere il proprio Paese?
Di
ritrovare le proprie case un giorno, i propri cari, i luoghi della loro terremotata
esistenza?
È
una fuga che, nel miglior dei casi, ha i toni dell’esilio! Viaggio di sola
andata.
Un
viaggio di andata e di … chissà… forse… di ritorno … un giorno… se…
Questo
SE è un’ipoteca sulla vita!
Ma
è anche un appello a Colui che tutto può, perchè... se non si può contare sulla certezza della giustizia
umana… certo non delude quella divina: Per la
tua giustizia, Signore, fammi vivere… (Salmo 118)
In
un mondo di incertezze… certezza è che… I
suoi orecchi al loro grido d’aiuto/Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito/Egli
salva chi ha il cuore affranto/ Il volto del Signore sull’uomo che cerca la
pace! (Salmo 33)
La
poesia che segue è dedicata a tutti quegli uomini e a quelle donne che portano
dentro di sé i grandi SE del loro andare e del loro desiderio
di ritornare… a tutti coloro che sognano un ritorno, che sperano in un ritorno…
che vivono… per un ritorno che… chissà… se un giorno mai ci sarà…
QUANDO TORNERO’…
Quando tornerò, mio caro Paese,
porterò come me le monete guadagnate e non spese;
porterò con me i sogni che ti ho lasciato
il tempo che non abbiamo vissuto
gli amici che non hai mai conosciuto;
porterò con me il freddo del Nord che mi ha ospitato;
il desiderio del sole del Sud
che non ho mai dimenticato;
la tua bandiera che ho deposto sul mio cuore
e poi… ti porterò… ti porterò un fiore!
Adagio lo poserò sul tuo Cuore
perché non faccia male
il suo peso leggero…
alle tue ferite aperte e al tuo dolore
e leggero, come la brezza del mare, ti accarezzerò,
sfiorandoti appena ti asciugherò
quel volto di sangue che la guerra ti lasciò!
Oh, quando tornerò, mio caro Paese,
su di te camminerò piano
per non svegliare i morti
sepolti nei tuoi pensieri,
per non riaccendere i ricordi
tragici… orribili… della nostra Storia di ieri!
O mio Paese amato e da tempo sognato
quando tornerò ti regalerò un sorriso
uno… per ogni bambino innocente
che la guerra ha strappato dal tuo seno
e ti regalerò il mio sguardo di pietà
per questa fragile disumana
Umanità
fatta di confini, rivoluzioni e poteri…
fatta di silenzi a cui voce… la Storia solo darà!
Ed ancora… ti porterò… ecco… un’eco di pace ti porterò…
sì… un’eco… non ancora la realtà…
perché vive ancora nei sogni… la pace che verrà!

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