SPAZIO AMICO x...GLI STUDENTI
Questa volta devo proprio
chiedere scusa a tutti voi,
perché sono stata particolarmente distratta:
è imperdonabile quello che ho fatto!
ho dimenticato di fare gli auguri a tutti...
GLI STUDENTI!
che ci seguono su questo
blog:
è grave, molto grave!
Devo rimediare immediatamente!
Un nuovo anno scolastico è una tappa importante,
è segno di crescita, di cambiamenti,
di maturità già raggiunta e altra… da raggiungere,
è un inizio che va festeggiato…
ed allora per farmi perdonare per prima cosa vi faccio i miei auguri:
CHE PROCEDA PER TUTTI MERAVIGLIOSAMENTE;
SE QUALCHE INTOPPO SI DOVESSE INCONTRARE…
NIENTE PAURA… UNA SOLUZIONE SI FA SUBITO A TROVARE;
E SE PROPRIO QUALCUNO SI DOVESSE STANCARE…
SU CON LA
VITA…
TANTO… FRA NOVE MESI… SARA’ DI NUOVO FINITA!!!
AUGURI ai bambini, ai giovani a ai meno giovani
che sia un anno proficuo e fruttuoso per tutti!
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LIFE MESSAGES
Non cercare di diventare un uomo di successo,
ma piuttosto un uomo di valore
(A. Einstein)
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| IL COMMENTO DELLA SETTIMANA |
PROFUGHI COMUNQUE… MA
CERCATORI DI VITA… SEMPRE!
Venerdì scorso, fra le altre notizie del telegiornale, c’è
stato l’ennesimo calcolo di profughi sbarcati sulle coste siciliane e
calabresi: un barcone con sole donne e bambini, un altro con soli uomini.
L’ennesima violenza alla dignità delle persone: in fuga,
senza appoggi, senza un volto amico, senza una mano familiare che ti stringa nel momento in cui la paura diventa profonda
più del mare!
Pensando a loro, facevo due riflessioni.
La prima mi riportava indietro nel tempo: mi sembrava una
seconda shoah; pensavo ai campi di
concentramento dove venivano separati i nuclei familiari: donne e bambini da
una parte, uomini dall’altra!
Alla sofferenza fisica per le condizioni disumane in cui
venivano tenuti prigionieri e ai maltrattamenti morali, si aggiungeva l’assenza
dei propri cari: figli, mogli, mariti, madri, padri… di una persona amica la
cui sola presenza poteva portare un respiro di sole nelle tenebre che alimentavano
la cattiveria umana.
Soli. Bambini soli.
Donne sole. Uomini soli. La solitudine è violenza che uccide!
Uomini e donne che…
Ecco la seconda riflessione: uomini e donne che… questo CHE
lo lascio sospeso perché mi dice qualcosa d’importante, di molto importante…
Negli ultimi sbarchi, come, d’altronde, in tutti quelli che
si sono ciclicamente succeduti in questi ultimi anni, ci sono uomini e donne che fuggono dalla
guerra, dagli eccidi, dalle rivoluzioni, dalle dittature, dai soprusi, dagli
abusi… dalle violenze dell’uomo sull’uomo… di conseguenza quando pensiamo a
loro immediatamente pensiamo a tutto quello da cui scappano, pensiamo alle cose
peggiori… e ci dimentichiamo di una cosa, importante, molto importante, anzi…
fondamentale… per comprendere fino in fondo il loro dramma, ma anche il loro
‘’canto alla vita’’.
Sì, proprio canto alla
vita, non mi sono sbagliata a scrivere… ho scritto proprio CANTO ALLA VITA!
Guardando quelle immagini... io sentivo il loro canto alla vita!
Guardando quelle immagini... io sentivo il loro canto alla vita!
Ma come si conciliano gli argomenti sopra esposti con il canto
alla vita?
Nel vedere quei campi di accoglienza stracolmi di profughi non
ho pensato a ciò che hanno lasciato, ma a ciò che stanno cercando:
da cosa fuggono? Perché fuggono?
Fuggono dalla morte... perché cercano la vita! SONO... CERCATORI DI VITA!
Desiderano la vita più di ogni altra cosa! Loro vogliono
vivere. Hanno deciso di vivere… pur in
mezzo alle atrocità belliche… la VITA continua a rivendicare il suo diritto di
vivere!
Sono campi strapieni
di vita.
Se non desiderassero vivere più di ogni altra cosa non
avrebbero affrontato l’ignoto, la fame, la sete, la morte stessa sui barconi
che non poche volte affondano e si
ribaltano.
Quale forza può spingere tanta gente a mettersi in viaggio,
a rischiare la propria esistenza per giungere su rive sconosciute, ignote,
chissà… forse anche ostili?
Quale forza… se non la FORZA DELLA VITA!?
Tutta questa gente ha una straordinaria voglia di vivere. Sono un’esplosione di vita!
La guerra non ha ucciso la vita in loro, ma ha fatto loro capire
che la vita è un bene unico, grande, tanto grande che vale la pena rischiarla
in una traversata così pericolosa.
In quei campi di accoglienza ho visto la vittoria della vita!
Non sono stati loro ad aver scelto la guerra, ma la guerra ha
scelto loro e loro non sono disposti a rinunciare alla vita per qualcosa che
non hanno scelto!
Guardare a loro significa guardare alla speranza della vita,
alla forza della vita.
Sono uomini e donne
che… Amano La Vita! E chi ama la vita… la canta!
Questi sbarchi, dunque, altro non sono se non ‘’canto alla
vita’’!
La loro fuga ci parla della vita che esplode dentro di loro
e li mette in cammino, sono vita in
ricerca di vita, vita che chiede di poter vivere, vita… che non si arrende alla
morte!
Il loro Paese è sotto l’ombra della morte … loro sfidano la morte convinti che la vita
vinca sempre… e vincono davvero… sono
spaventati, traumatizzati… ma vivi e chiedono aiuto per poter continuare a
vivere.
Pensavo, guardando i loro volti smarriti, alle nostre vite,
al nostro mondo, alla nostra realtà
occidentale.
Loro vengono da una realtà di guerra e la cosa che più
desiderano è la vita, poter vivere, come bene essenziale, primario, irrinunciabile!
Loro la guerra la subiscono e fuggono per cercare la vita
altrove.
Noi viviamo in una realtà di pace e la cosa che più desideriamo, a volte, è la morte, quasi panacea di tutti i mali, lenzuolo
che copre le nostre crisi interiori, il
nostro male di vivere o meglio la nostra fatica di vivere.
Le nostre strade , spesso, sono più piene di morte… che di
vita!
Agli angoli delle
strade, sui marciapiedi, negli stadi, nei luoghi domestici… ha più vita la morte… che la
vita stessa!
Se loro subiscono la guerra, noi subiamo la vita, quasi come
un obbligo, un dovere che non sempre ci va di compiere!
Come cambia la prospettiva e il senso della vita a secondo
da quale angolatura la leggiamo.
Penso a tutte quelle situazioni critiche che, chi più chi
meno, ci troviamo a vivere un po’ tutti: conflitti domestici, tensioni sul lavoro,
ingiustizie, tradimenti, disagi , tormenti , crisi esistenziali … piccole
grandi difficoltà che ci scatenano la guerra dentro… piccoli grandi problemi
che ci fanno cadere il mondo addosso e ci spingono verso il desiderio della
morte, ci rallentano il ritmo della vita, ce la fanno addirittura odiare, ci
sentiamo maltrattati dalla vita stessa, emarginati, vittime della vita e quasi
la morte diventa la soluzione … anzi l’unica soluzione per fuggire da questa
vita che a volte… ci va troppo stretta!
Come cambiano le cose: chi vive la guerra cerca la vita; chi
vive la pace… fugge dalla vita!
Sembra paradossale … ma è reale!
Dall’altra parte del mare, centinaia di giovani partono per
una nuova speranza di vita ed altrettanti giovani , da questa parte del mare,
partono per una vita senza ritorno!
I primi cantano alla vita, i secondi si riempiono di morte!
Direi quasi che sono proprio i profughi che ci insegnano a
vivere: loro conoscono il valore della vita e sperano in un futuro migliore, fuggono in virtù di questa speranza; noi invece, gente
di pace, abbiamo smesso di sperare sia
nella vita che in un futuro migliore!
Siamo profughi . SIAMO TUTTI PROFUGHI!
PROFUGHI COMUNQUE…. IN FUGA DA QUALCOSA: chi fugge dalla guerra che infuria fuori di sé;
chi fugge dalla guerra che combatte
dentro di sè!
In Medio Oriente… è il mondo che fa guerra alla vita… in
Occidente è la vita che fa guerra al mondo!
È come se, in un modo o nell’altro, l’uomo non possa proprio
fare a meno della guerra!
Sembra quasi che si avversi più la pace che la guerra!
Eppure è proprio la pace il nostro anelito più grande, il
nostro bisogno più necessario.
Ma la pace comincia con una decisione!
Una decisione che continuiamo a rimandare giorno dopo
giorno!
Per vivere… bisogna decidere di vivere!
I profughi siriani hanno deciso… hanno scelto la vita ed
hanno scelto la pace… e noi, profughi occidentali, sempre alla deriva di noi
stessi!?
Quanta vita siamo? Quanta vita … ancora desideriamo?
Quanta vita… ancora cantiamo?
Quanta vita… ancora cantiamo?



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