SORRIDONO E
IO DIMENTICO LA FATICA
‘’Nessuna routine, ogni ospite è
unico’’
Decine di volontari e
di operatori, da settimane, a Palermo, dal centro storico ai quartieri di
periferia, si sono ritrovati ad accogliere centinaia di migranti soccorsi dalle
navi militari di Mare Nostrum. Una realtà che finora avevano visto soltanto in
tv, commossi davanti ai salvataggi sulle coste di Lampedusa e del Ragusano, ma
che adesso stanno toccando con mano.
Sono infaticabili e
lavorano senza sosta per quel servizio dedicato a chi nella vita è stato più sfortunato.
È questo lo spirito con cui si attivano tutti i volontari della Caritas di
Palermo, guidati da don Sergio Mattaliano. Operano nella parrocchia di S.
Giovanni M. Vianney, in un’ex scuola di Villaggio Ruffini, al Centro ‘’Padre
Nostro’’ di Brancaccio, nella struttura San Carlo e Santa Rosalia nel cuore del
centro storico, nel Punto Giovani dell’istituto di Padre Messina al Foro Italico.
Salvatore Lupo, un ex
ferroviere in pensione di 65 anni, non
nasconde la sua emozione: ‘’Per me, assistere
i migranti che arrivano è come se fosse sempre la prima volta, - dice quasi
con le lacrime agli occhi – non pensavo
di riuscire ad essere così utile per queste persone e tutto questo mi dà una
grande gioia. Ho cinque figli e guardo questi ragazzi come se fossero i miei
figli. Loro mi chiamano ‘’papà Africa’’ perché mi vedono più grande e hanno
bisogno soprattutto di ricevere calore e fiducia. La sera torno stanco ma felice’’.
‘’Facendo questo servizio non si può essere indifferenti – afferma – ogni arrivo di migranti è diverso, non possiamo parlare di routine perché
le persone che arrivano hanno bisogni e storie sempre diverse.’’.
C’è anche Girolamo C.,
di 35 anni, sposato con due figli, che, dopo aver perso il lavoro, si spende
adesso come autista per il trasporto dei migranti.
‘’Siamo impegnati senza orari e rispondiamo a tutti i bisogni del
momento – dice – quando ti doni
a chi ha più bisogno di te non senti
neanche la stanchezza. Anche per me gli sguardi e i volti di questi nostri
fratelli hanno una profondità che ti ripaga da tutte le fatiche.’’.
‘’Non è un lavoro, ma un servizio che porta gioia e speranza –
aggiunge Piero M. – l’esperienza unica
per me è stata poterli aiutare nei trattamenti sanitari di cui avevano bisogno,
senza paure, senza pregiudizi, soltanto con lo scopo di rimetterli in salute. Anche
vederli sorridere è già per noi una gran cosa considerato il lungo travaglio
che hanno subìto.’’
Pochi giorni fa sono
sbarcati a Palermo altri 320 migranti provenienti da Zambia, Costa d’Avorio e
Niger e 190 di loro hanno trovato ospitalità nei centri diocesani.
In ogni struttura sono
stati attivati corsi di italiano, ma anche occasioni di intrattenimento per le
famiglie e per i bambini, come l’Associazione ‘’Terraferma clown’’.
E poi c’è lo sport. Davanti
ad un pallone cadono tutti gli steccati.
Lo dimostra l’ex
orfanatrofio di Padre Messina dove, a partire da un pallone da calcio con il
disegno colorato dell’Africa e made in Pakistan, continua la sopravvivenza pacifica
tra i 20 pakistani e i 30 africani, di età compresa tra 25 e 35 anni, ospitati
all’interno del Punto di incontro giovani della Caritas.
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LA SOLIDARIETA' GRATUITA
E' LA MISURA DELLA VERA CIVILTA'
Questi esempi di
solidarietà ci interpellano profondamente.
La Chiesa, la Caritas e
altre associazioni di respiro cristiano sono da sempre in prima linea nelle
emergenze umanitarie.
emergenze umanitarie.
Il soccorso ai più
bisognosi, ai più sfortunati è sempre stata una priorità nella lista dei loro impegni, una carità in azione, un incontro senza frontiere a tu per tu con il fratello,
senza mai chiedere
né carta d’identità né nazionalità.
né carta d’identità né nazionalità.
Certo, è vero, anche
nella Chiesa ci sono incomprensioni e resistenze, non tutti sposano la causa
della ‘’carità solidale’’, non tutti colgono pienamente l’urgenza umanitaria
che si manifesta in modi diversi da che mondo è mondo; tuttavia, per coloro che
come questi volontari, hanno il cuore libero dalle incrostazioni dei
pregiudizi, la vera gioia è una realtà, quella gioia che nasce da un incontro, da un abbraccio, da un sorriso… quale espressione di un debito d’amore che non ha
prezzo… anzi… il cui prezzo è già stato pagato…
circa duemila anni fa…
circa duemila anni fa…
una
volta per tutte e … per tutti!

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