martedì 15 luglio 2014

PAGINE DI STORIA

SORRIDONO E IO DIMENTICO LA FATICA
‘’Nessuna routine, ogni ospite è unico’’

Decine di volontari e di operatori, da settimane, a Palermo, dal centro storico ai quartieri di periferia, si sono ritrovati ad accogliere centinaia di migranti soccorsi dalle navi militari di Mare Nostrum. Una realtà che finora avevano visto soltanto in tv, commossi davanti ai salvataggi sulle coste di Lampedusa e del Ragusano, ma che adesso stanno toccando con mano.
Sono infaticabili e lavorano senza sosta per quel servizio dedicato a chi nella vita è stato più sfortunato. È questo lo spirito con cui si attivano tutti i volontari della Caritas di Palermo, guidati da don Sergio Mattaliano. Operano nella parrocchia di S. Giovanni M. Vianney, in un’ex scuola di Villaggio Ruffini, al Centro ‘’Padre Nostro’’ di Brancaccio, nella struttura San Carlo e Santa Rosalia nel cuore del centro storico, nel Punto Giovani dell’istituto di Padre Messina al Foro Italico.
Salvatore Lupo, un ex ferroviere in pensione di 65 anni,  non nasconde la sua emozione: ‘’Per me, assistere i migranti che arrivano è come se fosse sempre la prima volta, - dice quasi con le lacrime agli occhi – non pensavo di riuscire ad essere così utile per queste persone e tutto questo mi dà una grande gioia. Ho cinque figli e guardo questi ragazzi come se fossero i miei figli. Loro mi chiamano ‘’papà Africa’’ perché mi vedono più grande e hanno bisogno soprattutto di ricevere calore e fiducia. La sera torno stanco  ma felice’’.
A coordinare il gruppo di volontari è Vittorio Mattaliano, un giovane di 28 anni che insieme alla moglie si occupa di tutte le pratiche sanitarie e di accompagnare i migranti negli ospedali.
‘’Facendo questo servizio non si può essere indifferenti – afferma – ogni arrivo di migranti è diverso, non possiamo parlare di routine perché le persone che arrivano hanno bisogni e storie sempre diverse.’’.
C’è anche Girolamo C., di 35 anni, sposato con due figli, che, dopo aver perso il lavoro, si spende adesso come autista per il trasporto dei migranti.
’Siamo impegnati senza orari e rispondiamo a tutti i bisogni del momento – dice – quando ti doni a  chi ha più bisogno di te non senti neanche la stanchezza. Anche per me gli sguardi e i volti di questi nostri fratelli hanno una profondità che ti ripaga da tutte le fatiche.’’.
’Non è un lavoro, ma un servizio che porta gioia e speranza – aggiunge Piero M. – l’esperienza unica per me è stata poterli aiutare nei trattamenti sanitari di cui avevano bisogno, senza paure, senza pregiudizi, soltanto con lo scopo di rimetterli in salute. Anche vederli sorridere è già per noi una gran cosa considerato il lungo travaglio che hanno subìto.’’
Pochi giorni fa sono sbarcati a Palermo altri 320 migranti provenienti da Zambia, Costa d’Avorio e Niger e 190 di loro hanno trovato ospitalità nei centri diocesani.
In ogni struttura sono stati attivati corsi di italiano, ma anche occasioni di intrattenimento per le famiglie e per i bambini, come l’Associazione ‘’Terraferma clown’’.
E poi c’è lo sport. Davanti ad un pallone cadono tutti gli steccati.
Lo dimostra l’ex orfanatrofio di Padre Messina dove, a partire da un pallone da calcio con il disegno colorato dell’Africa e made in Pakistan, continua la sopravvivenza pacifica tra i 20 pakistani e i 30 africani, di età compresa tra 25 e 35 anni, ospitati all’interno del Punto di incontro giovani della Caritas.

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LA SOLIDARIETA' GRATUITA E' LA MISURA DELLA VERA CIVILTA'
Questi esempi di solidarietà ci interpellano profondamente.
La Chiesa, la Caritas e altre associazioni di respiro cristiano sono da sempre in prima linea nelle
 emergenze umanitarie.
Il soccorso ai più bisognosi, ai più sfortunati è sempre stata una priorità nella lista dei loro impegni, una carità in azione, un incontro  senza frontiere a tu per tu con il fratello, senza mai chiedere 
né carta d’identità né nazionalità.
Certo, è vero, anche nella Chiesa ci sono incomprensioni e resistenze, non tutti sposano la causa della ‘’carità solidale’’, non tutti colgono pienamente l’urgenza umanitaria che si manifesta in modi diversi da che mondo è mondo; tuttavia, per coloro che come questi volontari, hanno il cuore libero dalle incrostazioni dei pregiudizi, la vera gioia è una realtà, quella gioia che nasce da un incontro, da un abbraccio, da  un sorriso… quale espressione di un debito d’amore che non ha prezzo… anzi… il cui prezzo è già stato pagato… 
circa duemila anni fa… 
una volta per tutte e … per tutti!

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