IL PRIMATO DEI NUMERI
166mila: soccorsi
fra 2013 e 2014, durante l’operazione Mare Nostrum.
3363: sono i
migranti morti o dispersi in mare registrati nello stesso periodo.
38mila: gli
immigrati salvati direttamente dalla guardia costiera, più altri 42mila da navi
mercantili.
3528: sono gli
arrivi via mare contati a gennaio, in aumento rispetto al 2171 del 2014.
Leggendo questi numeri, mi viene da
pensare alle antiche stele e ai monumenti in onore ai caduti per la patria, lì
non ci sono NUMERI, MA NOMI… i nomi di centinaia di soldati caduti, dei quali
si mantiene memoria, per i quali c’è una preghiera, una lacrima, un ricordo.
NOMI… NON NUMERI!
Pensavo a loro nel leggere questi
NUMERI, queste statistiche che continuano a riempire pagine di giornali e spazi
televisivi da tempo ormai.
NUMERI. NUMERI.
Lo scoop sta nello sfornare il
numero più alto, così da fare più odience.
Certo, è lo scopo dei Media, è il
loro lavoro quotidiano, il loro fine è quello di vendere, di farsi ascoltare
più degli altri.
Ok. Va bene. I mezzi di
comunicazione di massa fanno il loro mestiere: informano sfornando numeri…
numeri… e statistiche… e noi ci abituiamo a questi numeri e cerchiamo solo
numeri e chiediamo solo numeri: un numero è un messaggio chiaro e immediato e
in questa civiltà stressata e senza mai tempo questo è fondamentale, perché un
NUMERO informa senza impegnare, tiene i rapporti con il mondo senza far perdere
tempo, offre una quantità di argomenti di discussione senza l’obbligo di
estenuanti letture, così si dà l’impressione di essere colti e informati e si
va avanti… nella quotidianità… leggendo numeri.
I numeri, però, restano numeri, danno
infatti quel senso di sconcerto immediato, un’ immediatezza che riguarda tanto l’acquisizione
del messaggio quanto la sua archiviazione, cioè: un’informazione viene
acquisita e dimenticata quasi contemporaneamente.
Certo… se al posto di quei 4 dati
soprariportati ci fosse l’elenco dei nomi di coloro che sono partiti credendo
nella speranza ed hanno incontrato la morte, forse l’impatto non sarebbe stato lo
stesso. Forse l’indignazione sarebbe durata più di qualche secondo, forse la
Memoria avrebbe avuto più memoria, una memoria più duratura, il tempo
necessario per interrogarsi, un istante in più per riflettere, per reagire con
uno scatto di rabbia magari, un istante in cui forse qualcosa dentro avrebbe
avuto il tempo di muoversi, il tempo per farsi sentire, lo sdegno avrebbe avuto
il tempo per vivere.
È ovvio che un elenco di oltre
250.000 nomi avrebbe richiesto un’infinità di pagine e un ‘infinità di tempo
per leggerli tutto e se poi volessimo aggiungere le centinaia di migliaia di
vittime del terrorismo islamico … è chiaro che un’enciclopedia non basterebbe,
ma forse solo così ci renderemmo davvero conto del dramma umanitario che stiamo
vivendo, che il mondo intero sta vivendo, ci renderemmo conto dei genocidi che
avvengono sotto i nostri occhi, ci
renderemmo conto del nostro immobilismo ad oltranza.
Anche le emozioni muoiono in questo
mondo di NUMERI.
Il protagonismo dei NUMERI uccide
quanto, se non più, della nostra indifferenza, anzi sono proprio loro che
generano indifferenza, perché i numeri non hanno il calore dei nomi, non hanno
l’ampiezza di un nome, hanno in se una quantità ben definita, ma non la
profondità di una vita contenuta in un nome.
I numeri favoriscono l’alienazione
della vita.
Una vita, la nostra, che ha come
piattaforma esistenziale una serie di numeri: quanti partono, quanti muoiono,
quanti sbarcano, quanto hanno pagato per partire, quanti sono pronti per
partire, quanto è costata l’operazione di soccorso, quanto costano i centri di
accoglienza, quanto incassano i trafficanti di esseri umani, quanto si paga per
il passaggio verso il Nord Europa, quanto si paga per un passaporto falso,
quanto si spende per le operazioni di salvataggio, quanto l’UE è disposta a
mettere a disposizione per la questione immigranti… quanto si paga per una
speranza di vita! Quanto… quanto… quanto… soltanto… QUANTO!
Se le domande sono solo una
questione di quantità, non di meno lo sono le risposte, è sufficiente una buona
calcolatrice e qualche minuto per digitare i dati.
Nel Terzo Millennio la vita è ridotta solo ad una questione di numeri,
tanto nella domanda quanto nella risposta.
Fino a quando le cose staranno così non ci sono molte
speranze per una rinascita esistenziale che metta al centro la Vita, che
riproponga la ‘’questione UOMO’’, che torni cioè a considerare un uomo, una
donna, un bambino, una bambina: ESSERI UMANI!
Il punto è proprio questo: ridotti a numeri,
dimentichiamo di esistere come esseri umani e lasciamo che ci trattino come
NUMERI, con la stessa freddezza e sbrigatività che richiedono i NUMERI.
I numeri sono la vera disumanità!
Una società e una cultura fatta di NUMERI fanno
perdere il senso della vita, il valore vero, non quello in cifre, di una vita!
Andare oltre
quei numeri significa scoprire che c’è una Vita che viene violentata
continuamente e che nessuno (o quasi) ha intenzione di vedere nella sua
ampiezza.
Ma vediamo cosa c’è dietro a quei NUMERI…
‘’Almeno
600 eritrei chiusi in un capannone nel porto di Tripoli in condizioni inumane,
pronti a partire stasera. Saranno costretti con le armi da trafficanti senza
scrupoli a prendere il largo verso Lampedusa con qualunque condizione del tempo
e del mare. Nel gruppo ci sono uomini, ma soprattutto minori e molte donne con
neonati.
Lo denuncia
don Mosè, sacerdote eritreo che da anni aiuta i profughi: ‘’ Sono in contatto
con alcuni profughi rinchiusi da almeno una settimana… le condizioni igieniche
dentro il capannone sono pessime. Non ci sono bagni e ai profughi non è
consentito uscire. Nelle ultime telefonate mi hanno detto di non riuscire più a
sopportare la tremenda puzza e la situazione di degrado nel capannone e di
essere disposti a partire in qualunque momento. I miliziani non lasciano loro
scelta, hanno già incassato i 1800 dollari della tratta da Tripoli all’Italia e hanno fretta di liberarsene. Li considerano alla stregua di
merce, non esseri umani. Ci sono molti neonati e molti minori tra 16 e 17 anni.
Con questo mare e il freddo e senza i controlli di Mare Nostrum, il rischio che
si ripetono altre tragedie è molto alto.‘’
Sono quelle tragedie annunciate e inascoltate che poi
si risolvono in pochi slogan di propaganda politica o battute di
pseudocommozione che fanno odience, magari con qualche lacrima per rendere
tutto più verosimile.
Intanto, per restare in tema di numeri, il traffico di
esseri umani vale più del 10% del pil libico. Dalla scorsa estate il collasso
del Paese ha provocato la chiusura per mancanza di fondi dei centri di
detenzione per migranti e la fine del controllo dell’immigrazione illegale. In
attesa di un accordo tra islamisti e governo legittimo… è partita una sorta di
corsa infernale ad ammassare i profughi nella capitale e a farli partire per
incassare più soldi possibile. E il serbatoio di passeggeri delle carrette del
mare è ancora pieno.
Gli ultimi arrivati a Tripoli hanno viaggiato in
camion coperti e nelle varie tappe per raggiungere Tripoli dal Sudan hanno
visto migliaia di eritrei, etiopi, sudanesi spiaggiati nel deserto, in attesa
che la famiglia versi ai trafficanti la rata che consentirà loro di ripartire
verso la costa. Il viaggio da Omdurman, dove inizia il commercio di esseri
umane alle coste italiane vale 5000 dollari.
Ma nonostante i rischi e i costi, i sequestri lungo la
rotta e le centinaia di morti in mare, non si fermerà il flusso della
disperazione che cerca futuro in Europa’’.
Il flusso della disperazione non si fermerà, è vero, è
una certezza indiscutibile e purtroppo verificabile quotidianamente. È e
resterà una certezza fino a quando continueremo a fare uso e abuso di numeri:
di prezzi, di guadagno, di motivazioni economiche fondate su concetti relativi
a quantità numeriche.
E se i numeri
sono al primo posto in Oriente, non di meno lo sono in Occidente.
Fino a quando continueremo a fare i conti solo con i numeri e mai con la coscienza,
l’uomo continuerà ad essere SCHIAVO DI SE STESSO!
I trafficanti di esseri umani sono schiavi di una vita
impostata sui numeri, non di meno lo sono coloro che, dall’altra parte, leggono
e decidono ogni azione facendo altrettanto: quanto costa soccorrere un barcone,
una vita umana, la vita di un neonato che si affaccia su questo mondo nel modo
più doloroso possibile!
Un mondo fondato sui NUMERI ha cambiato le regole del
vivere civile, le regole di una civiltà al cui centro ci sia l’UOMO, con il suo
bagaglio di valori non negoziabili.
L’orrore vero diventa quindi ‘’la disumanizzazione del
concetto di vita, la quantificazione del prezzo di un uomo, la schiavitù
dell’uomo moderno dai Numeri, da quella tendenza a ridurre tutto e soltanto a
quantità numeriche, la qualità di vita dipende da una quantificazione a 360° di
ciò che si possiede, di ciò che si può ricavare, di ciò che si può
investire, di ciò che si può risparmiare, di ciò che si può trasformare in numeri.
Il vero orrore è l’aver trasformato un essere umano in
un valore numerico e questo… tanto in Oriente quanto in Occidente!
È sconcertante il racconto di don Mosè sulle
condizioni dei profughi, ma questo sconcerto, tradotto in numeri diventa una
questione di guadagno da parte dei trafficanti e una questione di spesa da
parte degli eventuali ospitanti sull’altra riva!
Resta un commercio dall’una e dall’altra parte!
Per non parlare poi dell’obbrobrio di alcuni centri di
accoglienza che non si fanno scrupoli nello
speculare sui brandelli di pelle sopravvissuti alle frustrate dei trafficanti
prima e del mare poi!
La logica che usiamo nel leggere queste notizie fa la differenza: la logica dei
numeri è spietata, fredda, indiscutibile; la logica del cuore è straziante, sembra
impotente di fronte alla supremazia imperante della prima.
Il problema vero non è tanto il riprendere la rotta
verso nuovi lidi di speranze, ma l’invertire la rotta verso una centralità da
tempo decentralizzata: l’uomo come essere umano e non come prodotto di consumo,
di guadagno e di speculazioni finanziare né tanto meno come ‘’luogo per
sperimentazioni abusive’’ che lo relegano al ruolo di ‘’cavia da laboratorio’’
e non saprei dire quale dei due ruoli sia il peggiore: ‘’ essere cavie per
sperimentazioni disumane o serbatoio di guadagno per una cultura del NUMERO’’.
Se continueremo ad essere soltanto numeri, al di qua e
al di là del Mediterraneo… sarà la BARCA DELLA CIVILTA’ ad affondare e in
quella BARCA ci siamo tutti, ma proprio tutti… chi legge e chi scrive, chi
parte e chi arriva, chi decide e chi subisce, chi finge di non capire e chi
preferisce fingersi orbo e sordo, chi resta muto di fronte alla strage che si
fa della VITA, chi fa i conti con la calcolatrice e chi finge di fare i conti
con la coscienza ma … non trovandola più… o non sapendo dove cercarla … emette
una serie di mugolii che fanno rumore senza però produrre niente se non
disorientamento e ingannare il tempo
che… inesorabilmente scorre… e purtroppo non a vuoto… dietro di sé lascia una
scìa di dolore che, non potendo essere quantificato numericamente… si riversa
sul mare della coscienza collettiva trasformandolo in un grande cimitero… dove
a morire non sono le migliaia di profughi… ma IL PRINCIPIO STESSO DELLA VITA.
Nella civiltà dei Numeri… l’uomo soccombe a se stesso…
è l’Uomo nella sua dignità, nella sua libertà, nel suo valore indiscutibile …
che fa le spese (tanto per restare in tema con i numeri) di questa logica
numerica che ha ormai alienato l’uomo da tempo… la logica dei valori umanitari,
la logica della Vita per far posto alla logica della Morte… che riduce tutto ad
una questione di numeri… anzi ad un solo Numero: ZERO!
Zero è il valore dato alla vita e all’uomo.
Le grandi quantità numeriche della finanza mondiale,
del guadagno ad ogni costo, passando sopra tutto e tutti… hanno azzerato IL VALORE DELLA VITA e in questo caso… possiamo dire non solo
qualitativamente ma anche numericamente!
Anche la morte degli esseri umani è solo una questione
di numeri…
È questo l’orrore vero!!!
C’è da capire cosa sta succedendo a questo mondo, quale
rotta sta seguendo, che cosa vogliamo farne del nostro futuro… anzi, forse
dobbiamo capire se un futuro ce l’abbiamo ancora: c’è una forte involuzione
dell’essere umano mascherata da uno pseudoprogresso basato sulla logica dei
numeri.
Un nome contiene una Vita, un numero contiene solo
un’informazione.
Gli immigrati che hanno trovato nel mare la loro tomba
sono tanti, troppi; gli immigrati maltrattati, picchiati e violentati sono
tanti, troppi… tanti, troppi sono anche gli innocenti che soccombono sotto le
spinte estremiste.
Cosa fare?
Occorre recuperare alcuni concetti: fratellanza,
solidarietà, umanità, cultura della vita, condivisione, cooperazione… Amore!
In un Nome c’è un bisogno d’amore, in un numero c’è l’aridità
dell’economia.
Se ad ogni numero presente nelle statistiche quotidiane
corrispondesse un nome… saremmo un po’ più umani tutti quanti… si riaccenderebbe la
speranza, il mondo riprenderebbe a nuotare in acque limpide e accoglienti… forse solo in quel momento qualcuno si potrebbe
svegliare e… qualcosa potrebbe cambiare nella nostra vita… un nome racconta la
storia di una vita… forse quelle storie dovremmo un po’ ascoltarle… dovrebbero
ascoltarle in tanti… dopo nessuno potrebbe più girarsi dall’altra parte!

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