lunedì 16 marzo 2015

PAGINE DI STORIA

IMBARCATEVI, E’ UN ORDINE!
POI L’ORRORE!

Una lunga processione di carri funebri sulla banchina con a bordo spoglie senza  nome dirette a Porto Empedocle, mentre i sopravvissuti,  infagottati in plaid e coperte colorate, puntano gli occhi increduli fuori dal finestrino di quel bus che li condurrà finalmente a un approdo sicuro. Sono la morte e la vita che si intrecciano ancora una volta sulla costa di Lampedusa, rendendo visibile solo una piccola parte dell’ultima immane tragedia che si è consumata, secondo le tante testimonianze dei naufraghi, nel canale di Sicilia. Oltre trecento corpi di africani sarebbero stati inghiottiti dalle onde del Mediterraneo a oltre 110 miglia da Lampedusa praticamente davanti alla Libia. Uomini, donne, bambini che hanno pagato un ‘’biglietto’’ di 650-800 euro ai mercanti di esseri umani per andare incontro alla morte.
Le organizzazioni umanitarie presenti a Lampedusa, impegnate notte e giorno per assistere i sopravvissuti, raccolgono le drammatiche storie di chi ce l’ha fatta. Sarebbero quattro  in tutto i gommoni partiti dalla Libia e naufragati, ognuno con oltre un centinaio di persone a bordo. Quindi su un totale di 420 persone partite – compresi i 29 morti assiderati – le vittime sarebbero circa 330. È il bilancio di Flavio Di Giacomo, portavoce in Italia dell’OIM, l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni che ha un team sull’isola. ‘’Di questi quattro gommoni – spiega Di Giacomo – uno è quello soccorso dalla guardia costiera lunedì, con 105 persone a bordo e che ha visto la morte per ipotermia di 29 migranti. Altri due gommoni, con 105 e 107 persone, sono naufragati e i 9 sopravvissuti in mare sono stati soccorsi da un mercantile, poi trasbordati su un rimorchiatore e portati a Lampedusa. Il quarto gommone non sarebbe mai stato avvistato, ma i sopravvissuti affermano che a bordo  ci sarebbero state altre 100 – 105 persone, tutte disperse’’.
I nove ragazzi del Mali e del Senegal giunti ieri mattina in salvo sono stati trasportati al centro di contrada Imbriacola, dove si trovano i 76 sopravvissuti salvati lunedì.
Un incontro commovente, di chi si è conosciuto sulle spiagge vicino a Tripoli, condividendo l’ansia e la speranza del viaggio, ma ha anche visto da vicino la morte.
’I migranti sono tutti giovani  uomini, l’età media è di circa 25 anni, provenienti da Paesi subsahariani, in particolare Mali, Costa D’Avorio, Senegal, Niger. Per alcuni la Libia era un Paese in transito, mentre altri vi lavoravano da tempo, infatti parlano anche un po’ arabo. Hanno raccontato di essere stati costretti a salire sui gommoni con la forza, minacciati da bastoni e pistole e derubati dei loro averi da parte dei trafficanti.’’
’Siamo andati via dal camp  e non potevamo tornare indietro. I trafficanti di armi ci minacciavano e hanno detto che le condizioni del tempo erano buone, potevano imbarcarci’’. Invece, sulla loro rotta hanno trovato onde alte sette-otto metri, che hanno messo in difficoltà anche i soccorritori, come raccontano gli uomini della guardia costiera. ‘’ I gommoni – racconta la portavoce dell’ ACNUR , l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite – con tutta probabilità sono partiti insieme domenica dalla Libia, con mare forza sette, senza cibo né acqua, navigando in condizioni proibitive per oltre un giorno’’.
’Il primo gommone- raccontano due sopravvissuti – si è bucato e ha cominciato a imbarcare acqua prima di essere travolto dalle onde del mare, l’altro si è sgonfiato ed è poi affondato. Noi siamo finiti in acqua e ci siamo aggrappati alle cime, mentre i nostri compagni annaspavano’’.
Tra le vittime anche bambini, secondo il racconto dei testimoni: solo in tre si sarebbero salvati, uno di loro è un bimbo di 12 anni non accompagnato, originario dalla Costa D’Avorio, sbarcato lunedì scorso a Lampedusa insieme con altri minori.
Altri tre  erano su uno dei due battelli naufragati: ’’Sul mio gommone – racconta un giovane del Mali – c’erano almeno tre  ragazzi della Costa d’Avorio, potevano avere non più di 13 -14 anni. Anche loro sono scomparsi tra i flutti.’’
’Non si può morire così per assideramento – dice addolorato don Mimmo Zambito, parroco di Lampedusa – il prezzo che Lampedusa piange ancora una volta è altissimo!’’
(da AVVENIRE – 12.02.15)


Certo che no, non si può morire così!


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