LA PRIMAVERA EUROPEA
Se la primavera è la stagione del risveglio… allora… evviva!… ben venga finalmente il risveglio della dormiente Europa.
Siamo fortunati… non è stato necessario aspettare cento anni né il bacio del bel principe per assistere al risveglio della ‘’Bella Europa addormentata’’,
è bastata - per modo di dire - la lunga fila dei profughi, la foto di un bambino di tre anni ‘’morto’’ sulla spiaggia tunisina, il cuore accogliente della gente… è bastato trovarsi faccia a faccia con un problema troppo a lungo ignorato e sottovalutato e soprattutto scaricato sulle spalle dei Paesi che – loro malgrado - si allungano nel Mediterraneo, nella fattispecie Italia e Grecia.
Volendo seguire il consiglio di una famosa canzone napoletana
‘’ ciò che è stato è stato, dimentichiamoci il passato…’’,
dimentichiamo pure, archiviamo i tanti rifiuti e tutte le volte che l’Europa ha girato le spalle ai Paesi in difficoltà per i continui sbarchi dei migranti; dimenticare è tanto desiderabile quanto auspicabile… considerato il risvolto positivo della situazione e il cambio di rotta di coloro che, a quanto pare, possono fare il bello e il cattivo tempo, tutto e il contrario di tutto.
Ma anche volendo dimenticare i discorsi, le opposizioni, le sordità e le cecità, anche volendo dimenticare l’essere stati dimenticati da un’Europa distratta e indifferente dinanzi ai drammi di interi popoli e alle difficoltà di altri, dinanzi alle file interminabili delle bare impossibilitate ad essere tumulate per mancanza di spazio… anche a voler andare oltre tutto ciò che è stato… certamente non si può provare un attimo di sconcertante stupore nel sentir parlare Junker – solo oggi, dopo anni di migrazioni - di valori umani, di necessità di superare le differenze religiose, di attenzione all’umanità sofferente; come non possono non destare sconcerto le parole della Merkel quando dice che l’Italia e la Grecia non possono essere lasciate da sole, perché il problema immigrazione riguarda tutta l’Europa, dopo mesi e dopo ripetuti tentativi da parte dell’Italia di far passare questo concetto!
Sorprende anche l’improvviso risveglio o presa di coscienza del presidente francese che - una mattina, casualmente - ha scoperto che in Siria, da più di cinque anni, infuria la guerra e che c’è una popolazione che chiede aiuto ad un’Europa sonnecchiante.
L’improvviso interesse francese desta ammirazione, non c’è che dire, così come anche il primo ministro inglese ha finalmente e improvvisamente capito che forse è tempo di dare una mano nell’accoglienza dei profughi, anche se - sottolinea – sarà lui a stabilire le condizioni, cioè modi, tempi e percentuali di accoglienza e non l’Europa che – nel suo svegliarsi di soprassalto - ha pensato - ingenuamente – di poter imporre numeri a destra e a sinistra.
Non ci sorprendono, invece, i muri dell’Ungheria e il blocco delle frontiere della Danimarca, perché è solo la materializzazione di un pensiero che ha serpeggiato per l’intera Europa per anni e che ha contagiato anche parte dell’Italia, ma solo di quella parte incapace di dividere il pane con l’affamato e il tetto con il rifugiato.
Oggi abbiamo di fronte un’Europa spaccata in due e in tre nel respingere i rifugiati, ed un’altra Europa che si fa in quattro per accogliere i profughi; un’Europa che scopre all’improvviso di avere un’ anima e che sui BOT e sugli Spread prevale la vita e la solidarietà.

Evviva!!! Finalmente!!!!!!!!!’’
Ma, forse dovrei ridurre un po’ l’entusiasmo e non fare a voce troppo alta questo grido di esultanza, perché le brutte sorprese sono sempre in agguato…
L’entusiasmo per il risveglio europeo può anche far dimenticare il passato, ma non riesce a distogliere l’attenzione da alcuni dubbi che seppure restino di sottofondo… lasciano un po’ di amaro sul fondo del cuore: tanto per dirne una… l’apertura della Germania ai Siriani!
Che siano tra i più tribolati, è vero, ma l’apertura tedesca ad un solo popolo in particolare fa un po’ pensare: i siriani, si diceva nei vari dossier televisivi, sono un popolo di manager e gente particolarmente istruita, la loro istruzione e i loro talenti potrebbero far molto comodo anche alla Germania.
Cosa pensare, dunque, dell’improvvisa e selettiva apertura della Germania?
Se davvero la sua commozione è tale da fare marcia indietro sulle sue posizioni di chiusura, perché questa selezione molto ristretta di rifugiati?

E tutti gli altri? Quelli provenienti dal Gambia, dal Senegal, dal Ghana, dall’Eritrea… sono ‘’scarti’’ da lasciare al buon cuore degli altri?
A quanto pare, questa improvvisa accoglienza nasconde una terribile discriminazione!
È davvero triste la capacità umana di sfruttare ogni situazione pensando solo al proprio tornaconto e la capacità di trasformare in fonte di guadagno anche il dolore umano.
Ovviamente la Germania non è la sola a pensarla così, anche qualcun altro, che siede nei posti più alti del Parlamento Europeo in un’intervista ha dichiarato:
‘’ Prenderemo solo i migranti di cui abbiamo bisogno’’.
Siamo al businnes!
Siamo nei bassifondi della politica!
Fa orrore un’affermazione del genere!
È davvero triste scoprire dove può arrivare la miseria umana che, per quanto la si voglia mettere in conto, riesce sempre a superare il limite del pensabile e dell’accettabile e a sorprenderti!
Quella primavera alla quale si accennava all’inizio… si veste già dei colori autunnali … anzi si avverte già il gelo dell’inverno!
Mi sovviene in questo momento, una famosa quanto straziante lirica di Ungaretti ‘‘San Martino del Carso’’:
Di queste case
Non è rimasto
Che qualche
Brandello di muro
Di tanti
Che mi corrispondevano
Non è rimasto
Neppure tanto
Ma nel cuore
Nessuna croce manca
E’ il mio cuore
Il paese più straziato
‘’Nel mio cuore nessuna croce manca’’. Sì, forse l’Europa dovrebbe cominciare a fare i conti con queste croci, piuttosto che solo con monete e banconote; sul cuore dell’Europa nessuna croce manca, qualunque sia lo sforzo europeo per dimenticarle e per escluderle dal suo sguardo; dovunque esse siano state piantate, la loro esistenza è reale.
Ogni singola croce ha un suo peso preciso: bambini, giovani, adolescenti, donne incinte, padri e madri di famiglia, intere famiglie, intere tribù, intere città, intere nazioni, numeri incalcolabili di barconi ribaltati… pesi insostenibili nonostante la leggerezza di una croce di legno!
Se l’Europa ha preso finalmente coscienza della sua incoscienza soltanto oggi, e se questa coscienza è solo in funzione dei propri interessi, non può e non dovrà mai dimenticare di essere ugualmente responsabile dei vivi e dei morti, degli accolti e dei respinti, a qualunque nazionalità essi appartengano.
La responsabilità dell’accoglienza, senza discriminazione di popoli, faccia in modo che nessuno dimentichi le conseguenze della propria indisponibilità.
Aveva ragione Ungaretti nel dire che è il cuore dell’uomo il paese più straziato, perché dalle condizioni del suo cuore prende vita la logica del suo pensiero: se il cuore è chiuso, concentrato e divorato dal suo egoismo non ci si può illudere che un giorno possa esserci mai un’apertura di pensiero o un gesto di solidarietà né un salto di qualità che sia autentico e veritiero.
In conclusione, pensando a tutto questo, verrebbe da dire
‘’Europa? No grazie!’’.
Se questa è l’Europa, davvero si fa fatica a riconoscersi nei principi, nei valori, nella morale, nell’etica, nelle opinioni e anche nella politica, nella cultura, nella sua filosofia di vita.
Questa emergenza ha messo in luce tutte le difficoltà e le differenze, le distanze, se vogliamo, fra i vari Paesi dell’Unione.
‘’Non c’è molta Europa in questa Europa’’ ha detto Junker nel suo intervento di ieri al Parlamento europeo; come non dargli ragione!
Questa affermazione mi fa sorgere, però, una domanda:
ma quale Europa vogliamo in questa Europa?
Perché forse il punto è proprio questo: abbiamo desiderato un’ Europa e qualcuno ne ha anche tracciato il profilo, ma sembra che si sia un po’ sbiadito e si faccia fatica a riprenderlo per renderlo più solido e visibile.
Se Europa deve essere, Europa sia… ma non un Europa dalla memoria corta e dalla voce alta sugli obblighi stabiliti da un ristrettissimo gruppo di parlamentari di un certo ramo politico, ma un’Europa forte delle sue radici e pertanto capace di dare frutti di buona qualità, graditi a tutti e pronti per essere messi a disposizione di tutti… cittadini europei o profughi africani che siano!
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