sabato 5 settembre 2015

PAGINE DI STORIA

L’ALTRA EUROPA
Certo, sono giornate complicate queste giornate di inizio settembre; giornate complicate ma, per la prima volta, … giornate più umane.
Un fatto nuovo le caratterizza, una scoperta che rincuora: di fronte ai muri della politica, di fronte alle frontiere chiuse della politica, di fronte al filo spinato dei governi… di fronte al cuore chiuso della politica europea… si è contrapposto il cuore straordinariamente aperto delle popolazioni, che hanno mostrato un senso civico, umano e pratico molto… ma molto nobile.
Le immagini televisive di questi giorni fanno storia, una storia che non ci fa onore, almeno per quello che riguarda la parte politica che deve prendere decisioni importanti sul problema dei migranti, trovare soluzioni immediate e soprattutto garantire i diritti umani a chi fugge da guerre e terrorismo.
La Francia contro il muro anti-migranti dell'UngheriaAssistiamo, da mesi, all’incapacità di una politica europea di far fronte alle urgenze che non sono di natura economica, che non riguardano il mondo della finanza, che non riguardano il PIL, lo SPREAD, le Borse e cose simili; l’Europa si misura con problemi di natura umanitaria e qui mostra il suo vero volto: un’Europa spaccata, con reazioni diverse, con soluzioni diverse, con principi diversi; forse questa emergenza imprevista porta in sé una sfida più grande, è l’occasione per recuperare un po’ di valori etici e sociali di cui si avvertiva fortemente l’assenza.
Per la prima volta  ho sentito presidenti parlare di valori da tener presenti, di un senso umanitario da ritrovare e riscoprire, ho sentito nei loro discorsi un qualcosa di nuovo, qualcosa che non fa solo rima con euro, crisi e adeguamenti alle leggi europee; per la prima volta l’Europa non ha potuto girarsi dall’altra parte, perché è stata toccata nel cuore, in tutti i sensi; il flusso dei migranti si dirige con determinazione verso il cuore dell’Europa, preme alle sue frontiere, chiede di poter entrare nel cuore dell’Europa; dall’altra parte, le immagini strazianti dei migranti morti sulle spiagge, in particolare quella di Aylan, un bimbo di tre anni, prendono al cuore e non si può più fingere di niente.
Dopo centinaia di bare, migliaia di morti in mare, famiglie disperate e decine di bambini morti annegati, ecco… un solo bambino commuove il cuore europeo che per la prima volta si interroga sul da farsi.
Quanti Aylan ci sono voluti perché l’Europa decidesse di svegliarsi?
Certo, meglio tardi che mai, ma tutti quei morti annegati, compresi bambini e donne incinte, pesano su quel cuore europeo per troppo tempo assente, per troppo tempo chiuso.
È bello vedere, però, che il popolo sa andare oltre i  confini della politica: laddove il governo si chiude nella freddezza delle pratiche burocratiche e dei calcoli numerici, la gente si apre alla solidarietà, non aspetta che sia il ministro o il presidente a chiamare in causa, ma va per le strade spontaneamente, portando acqua, cibo, vestiti, pannolini per bambini, giocattoli… un gesto di umanità che onora il cuore di questi popoli, come quello dei siciliani che per primi hanno teso la mano a chi fuggiva dagli orrori del terrorismo.
mappa-migrantiI profughi hanno attraversato mezzo continente africano, a piedi, sfidando sole torrido, fame, sete, terrorismo, stanchezza  e pericoli vari, ora stanno attraversando un altro mezzo continente a piedi, che in tempi di pace, costruisce muri e chiude frontiere a chi rivendica semplicemente il diritto di avere una speranza di vita.
E mentre noi cerchiamo soluzioni contro i trafficanti di uomini, ipotizzando bombardamenti e dirottamenti, loro, in silenzio, trovano l’alternativa: la rotta balcanica è una scelta obbligata per sfuggire alle organizzazioni mafiose.
Il paradosso è proprio questo: la rotta italiana alimenta le organizzazioni dei trafficanti, ma consente loro un approdo e un’accoglienza più sicura; la rotta dei Balcani, invece, libera dalle organizzazioni mafiose, diventa una trappola, un’ostruzione che rischia di vanificare i loro sforzi e di allontanare il traguardo sempre più, perché la burocrazia impedisce la libera circolazione e la libera scelta del luogo dove porre dimora.
È vero che servono controlli, che è necessario acquisire dati e informazioni su ciascuno di loro, ma ciò non deve essere motivo di negazione del diritto di vivere nel luogo in cui si desidera.
Occorre superare certi trattati, teorici, e riscriverli tenendo conto della realtà, sulla base delle esigenze e delle emergenze.

Se l’Europa politica ha mostrato finora il suo cuore di ghiaccio, la gente d’Europa ha mostrato un cuore accogliente, capace di cogliere il volto umano della questione, piuttosto che quello finanziario.
Per la prima volta, chi continua a fare i conti in tasca a questo o a quel Paese, di fronte ad una realtà innegabile, si accorge che c’è un problema da affrontare e da risolvere al più presto e chiede che di questo problema se ne faccia carico tutta l’Europa; lo fa solo adesso, dopo anni che l’Italia cerca di far capire che il problema non è solo italiano; oggi sui giornali leggiamo: ‘’La polizia tedesca ha stimato che solo martedì in Baviera siano arrivati 3.500 migranti che hanno fatto richiesta di asilo. Il governo della Germania si è impegnato ad accogliere i migranti siriani e a concedere loro asilo, chiedendo però che uno sforzo simile sia assunto anche dagli altri stati membri dell’Unione Europea, trattandosi di una crisi che interessa tutti i paesi dell’Europa.’’
C’è poco da commentare, l’unica cosa che si può dire è che… visto da lontano, il problema non esiste o non ci tocca; dovendo fare i conti da vicino, il problema appare tutto nella sua drammaticità ed urgenza ed allora ecco il risveglio.
APTOPIX Hungary MigrantsÈ un meccanismo normale, ma non dovrebbe essere così per chi ha scelto di servire un popolo o addirittura un continente; non bisogna aspettare che il problema esploda ai propri confini per capirne la portata e svegliarsi come se si uscisse da un coma.
’L’Europa sembra cambiare passo dopo tanti morti’’ dice Mattarella a
Cernobbio.
l’Europa che ha avuto bisogno della morte di un bambino di tre anni per decidersi a fare qualcosa; l’Europa che si commuove di fronte ad una foto, ma che fa fatica a muoversi di fronte alle file interminabili di gente disperata.
Un’Europa contraddittoria, ma che  mostra la sua umanità nel volto solidale della gente.
 Un grazie a questa Europa solidale e accogliente.
Un grazie a tutti coloro che si sono chiesti che cosa possono fare per aiutare chi è stato più sfortunato di loro; un grazie a chi non è stato a guardare; un grazie a chi non ha speculato politicamente sulla pelle di chi è disperato, ma si è messo nei suoi panni ed ha lasciato che il cuore parlasse e tendesse la sua mano, non a pugno chiuso, come succede in alcune città della nostra Italia, ma a mano aperta, tesa ad afferrare quella spaventata di un bambino o di un disabile che attraversa mezzo mondo a piedi sperando nella solidarietà di un estraneo o meglio di uno straniero.
L’augurio è che l’Europa vinca la sua sfida e che si scopra forte, unita, decisa… ma dal cuore buono, dal cuore aperto o anche solo che scopra di avere un cuore, già questo è un passo importante!
Grazie ad Aylan, che con il suo sacrifico ha svegliato l’Europa… il suo piccolo cuoricino batte ancora … nel cuore vuoto della grande Europa;
sì l’Europa ha sentito per la prima volta un palpito, un sussulto… un gemito… il cuore di Aylan è stato trapiantato nel cuore spento dell’ Europa ed ora batte il canto della solidarietà!
GRAZIE Aylan e Galip, perchè i vostri sorrisi hanno dato vita al cuore dell’altra Europa!


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AYLAN E GALIP,
I DUE FRATELLINI DI 3 E 5 ANNI, MORTI PER IL CAPOVOLGIMENTO
DEL BARCONE SULLE SPIAGGE TURCHE

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