Le
parole di Francesco risuonano ancora nelle
nostre orecchie e fanno battere il cuore, dirompenti come tutti i pensieri
forti: ‘’I conventi non sono nostri, non
servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare solidi, ma sono
per la carne di Cristo che sono i rifugiati’’.
Lo
ha detto il papa alcune settimane fa in un luogo che ai rifugiati dà ricovero e
speranza, il Centro Astalli della Compagnia di Gesù.
‘’Facciamo tanto – ha aggiunto girando lo
sguardo fra i tanti poveri accorsi come ogni giorno per ricevere un pasto – forse siamo chiamati a fare di più’’.
Un
appella alla Chiesa, ai cristiani tutti, alle persone di buona volontà, anche
ai credenti di altre religioni e ai non credenti…ha invitato tutti a leggere
seriamente e con responsabilità questo segno dei tempi.
‘’
In questo tempo così difficile, le parole
del papa ci spingono a non restare indifferenti, a non aver paura di sporcarci le mani –
commenta padre Luigi Gaetani, presidente della CISM – ci ha ricordato che il vedere non è sono l’osservare con gli occhi, ma
il coinvolgere tutta la persona: il papa ascolta, tocca l’interlocutore, mette
in moto un coinvolgimento empatico. Ciò che vuole da tutti noi non è solo un
guardare per emozionarci, come la cultura di questo tempo ci sta abituando a
fare, ma il sentire quella carne come nostra. Le storie dei rifugiati sono le
nostre, di conseguenza non rappresentano una minaccia, ma una ricchezza da
accogliere. Lui, il papa, abbraccia il povero e lo chiama maestro. Ha indicato degli
obiettivi chiari: servire, accogliere, accompagnare, difendere.
Sono le grandi chiavi di lettura della
realtà.
‘’Servire’’ significa relazioni umane, entrare nella
carne, nella vita, nel respiro dell’altro, usando empaticamente tutti i sensi,
gli occhi, le orecchie, ma poi anche questo non basta… ed ecco il senso della
seconda parola ’’accompagnare’’ che
vuol dire accogliere una domanda di
giustizia e di speranza, metterci nelle stesse condizioni dell’altro.
‘’Dobbiamo, cioè, far sì che nessuno abbia
più bisogno di una mensa’’ – afferma il papa.
Infine c’è il ‘’difendere’’, il metterci dalla parte di chi è più debole.
L’intervento di Francesco ci interpella
tutti… chiede che la vita tutta e quella religiosa in particolare non si
ripieghi su se stessa, perché in un momento di crisi il rischio c’è, il rischio
di avere paura e cercare sicurezze, ricollocare i propri immobili e fare cassa,
seguire una lettura soltanto umana e non evangelica del potere. Invece il papa
ci ha ricordato che questo è il tempo della tenerezza, del limite che non è
sconfitta, ma capacità di avere misura di sé.
E la misura dell’ Amore – lo sappiamo – è quella di non aver misura… sono tante le
persone che quotidianamente bussano alle porte dei conventi, della Caritas,
alle mense per i poveri, ai centri di accoglienza per immigrati… tutti grandi
segni di solidarietà… ma neanche questi bastano… il papa ci richiama a fare di
più: dare un pasto non basta, occorre anche dare amicizia, affetto, stabilire
un rapporto di umanità, che poi è il servizio più bello e certamente non meno
utile del pasto quotidiano. Tanti volti, tante storie… tanti operano nel
silenzio, nascosti con Cristo in Dio… un seme nel solco è invisibile, eppure
diventa vita.
Il papa ha chiamato i poveri ‘’maestri’’,
perché la verità del nostro incontro con i poveri dice la verità del nostro
incontro con Cristo, non si può andare incontro a Dio dimenticando i poveri, i
rifugiati, gli immigrati, gli sfollati… quegli ultimi – secondo la classifica
umana – che saranno i primi – secondo la classifica di Dio!’’
-----------------------------
Un
seme è piccola cosa e a causa della sua piccolezza tutti dimenticano che sia anche
portatore di qualcosa di immenso che è la Vita stessa.
Senza
quel piccolissimo seme la Vita non ha più vita, muore!
Molte
volte, anzi come sempre, siamo tentati a dare il valore alle cose per la loro grandezza
o appariscenza, guardando a quell’apparenza che colpisce subito i nostri sensi…
non sappiamo volgere lo sguardo e l’attenzione alla sostanza, al contenuto,
alla bellezza vera delle cose che non dipende dalla sua maggiore o minore
grandezza… ma dal buono che si porta dentro!
Noi
guardiamo il bello non più il buono… sembra che il buono
sia scomparso pericolosamente dal nostro orizzonte di vita!
Questo
sguardo totalmente estetico che ci ritroviamo ci allontana dalla vera bellezza
che sta nella bontà delle cose!
Ciò
che è bello non sempre è buono… ma ciò che è buono è sempre bello!
Quando
Dio creò il mondo disse che era cosa ‘’buona’’ poi creò l’uomo e disse che
era cosa ‘’molto buona’’, non disse che era molto BELLA… ma molto BUONA … in questo scambio di
aggettivi c’è uno scambio di prospettive, di modi di guardare e naturalmente
delle conseguenze del nostro guardare, di ciò che riusciamo a cogliere: se
guardiamo il bello, saremo portato a dividere l’umanità in belli e brutti,
bianchi e neri, primi e ultimi… ma questo è lo sguardo umano… limitato,
limitatissimo… sbagliato… sbagliatissimo; se invece guardiamo e cerchiamo il
buono… ecco che tutto diventa cosa buona… e quindi anche bella… perché è lo sguardo di
Dio, che di bellezza certo se ne intende!
La
Bellezza soggiace alla Bontà, le è sottomessa perché senza la Bontà… la
bellezza non ha valore assoluto, diventa solo apparenza, Estetica, capace di
soddisfare i sensi e non il Cuore, di conseguenza solo una parte dei bisogni
umani, non l’uomo nella sua interezza.
Dico
questo perché molte volte le cose piccole passano inosservate, magari mal
giudicate, considerate inutili, forse anche sbagliate… perché valutiamo sempre
tenendo lo sguardo sulle cose grandi e apparenti… la CASA FAMIGLIA DELLO SCOIATTOLO,
per esempio, è una piccola cosa, un piccolo tentativo di concretizzare la
solidarietà, un esempio quasi microscopico di quella Carità operosa che tanto
sta a cuore al papa… un seme invisibile al grande mondo… per la sua semplicità
e il suo silenzio, non ha un grande nome, non ha grandi fondatori, non ha
grandi locali, non ha grandi sogni, non ha grandi mezzi… la sua struttura non
ha grandi dimensioni… non ha niente di grande se non una… una cosa sola,
l’unica che serve davvero grande: l’AMORE nella sua più ampia e bella
accezione!
E
l’amore che la rende COSA BUONA prima ancora che COSA BELLA, la rende
necessaria, utile, indispensabile, forse invisibile al mondo… ma sicuramente
non sfugge allo sguardo attento di Dio che sa molto bene, per averci dato
l’esempio per primo, che le COSE devono essere soprattutto BUONE per poter
essere stupendamente BELLE!!!
E
se c’è un argomento sul quale siamo tutti d’accordo che è COSA BUONA E BELLA
quello è il Volto e il Cuore dell’Immacolata che oggi festeggiamo… colgo
l’occasione per fare gli auguri a tutte coloro che portano il nome di Immacolata
e di Concetta … che la bellezza di questi nomi faccia eco alla bontà del cuore
di coloro che li portano! Auguri a tutte!

Nessun commento:
Posta un commento