giovedì 1 maggio 2014

1 MAGGIO 2014:
 FESTA DEI LAVORATORI SENZA LAVORO!

Oggi, 1 maggio, ricorre la FESTA DEI LAVORATORI.
Quest’anno, forse più degli altri anni, questa festa sa più di amarezza che di consolazione; sa più di difficoltà che di serenità; sa più di discriminazione che di unità.
Il lavoro è un Bene comune, un diritto di tutti, così come sancito da tutte le Costituzioni Democratiche.
Il lavoro non è solo un bisogno, ma è una necessità per la sopravvivenza del corpo, ma non di meno dello spirito, perché, come recita un vecchio adagio ‘’il lavoro nobilita l’uomo’’.
Il lavoro è senza dubbio alla base del nostro vivere quotidiano.
E quando dico ‘’nostro’’ intendo dire di ‘’noi esseri umani tutti’’, senza distinzioni di razza, colore, genere o religione, come siamo abituati a fare o a sentire da che mondo è mondo.
Certo, lasciano un po’ l’amaro in bocca certe frasi dette con arrogante freddezza: ‘’occorrerebbe andare in Sicilia per avere gli stessi diritti degli immigrati… oppure … gli immigrati tolgono il lavoro agli Italiani… oppure … stiamo subendo l’invasione degli immigrati…’’
L’amaro in bocca è davvero tanto perché ancora una volta dimostriamo, noi che ci crediamo civilizzati e progressisti, di non aver raggiunto quella meta che crediamo di aver conquistato: la civiltà la si misura dal grado di solidarietà e da come sappiamo  vivere e condividere quel concetto di uguaglianza che sta alla base di ogni vivere civile e democratico, non da quanti elettrodomestici abbiamo in casa.
Solo quando ci sentiremo davvero tutti uguali, tutti aventi gli stessi diritti e tutti bisognosi degli stessi diritti; solo quando sapremo guardare più in là dei nostri stretti bisogni personali e soggettivi e sapremo riconoscere gli stessi bisogni nell’altro; solo quando sapremo condividere, generosamente, quel poco che si ha... solo allora potremo ritenerci davvero ‘’civilizzati’’ perché  la civiltà fa rima con libertà e con responsabilità e con solidarietà e con umanità:  Civiltà è essere uomini e si  è uomini quando si è capaci di considerarsi tutti fratelli… tutti…senza distinzioni o discriminazioni di nessun genere!
Oggi, invece, si tende a fare il contrario, assistiamo ad una involuzione dei diritti umani, all’ aumento delle discriminazioni: fra uomo e donna, fra bianchi e neri, fra Nord e Sud, come se appartenessimo  a pianeti diversi, come se non fossimo tutti esseri umani.
È triste festeggiare questa ‘’FESTA DEL LAVORO’’ dopo gli atti razzisti di questi ultimi giorni: la ragazza alla quale è stato impedito di frequentare uno stage in un albergo di Cattolica (Rimini),  solo perché portava il velo; il giocatore nero al quale è stata lanciata una banana, per ricordargli che è una scimmia e quindi un essere inferiore  alla razza bianca; le frasi razziste urlate durante una partita di basket a New York; le frasi razziste urlate durante le partite di calcio; i tanti soprusi,  intimidazioni ed abusi che gli uomini e le donne di colore subiscono nell’esercizio del loro umile lavoro… le tante esperienze di vita ai limiti della sopportazione che gli immigrati si trovano a vivere nel tentativo di dare speranza ad un ultimo filo di speranza…
No, non è la mancanza di lavoro che scatena tutto ciò, ma la mancanza di civiltà.
Il lavoro è sempre stato un problema di sempre e dovunque, ma questo non giustifica i comportamenti razzisti contro chi chiede soltanto di avere gli stessi diritti degli altri, primo dei quali quello alla sopravvivenza e al sostentamento della propria famiglia.
Siamo immersi nella ‘’cultura del togliere’’, convinti che chi viene  toglie qualcosa a noi che già ci siamo; non riusciamo ancora a capire che l’altro è ‘’ricchezza’’ per noi, ricchezza umana, ben più importante di quella materiale, ben più necessaria per il futuro del mondo.
Ma noi siamo molto bravi a mettere paletti e steccati intorno al giardino del nostro piccolo io, non sappiamo eliminare trincee e confini che ci separano; non sappiamo vivere in libertà, ma preferiamo innalzare le barricate che impediscono all’altro di arrivare a noi.
È una nostra reazione, un nostro istinto di difesa… ma gli istinti vanno superati… la difesa va abbassata, perché dal fratello che è carne come noi non ci si deve difendere, ma lo si deve accogliere; è importante ribaltare il principio al quale rispondiamo: l’altro è mio fratello e non mio nemico!
Il lavoro è un diritto sacrosanto, proprio per questo non va negato a nessuno e non può essere mezzo di discriminazione.
Gli immigrati di oggi chiedono la stessa cosa che noi, immigrati di ieri, chiedevamo.
La storia si ripete. La storia è sempre la stessa.
LA FESTA DEI LAVORATORI, dovrebbe essere LA FESTA DEGLI UOMINI-LAVORATORI, cioè anteporre la parola UOMINI a quella dei lavoratori, per ricordarci che tutti siamo uomini e tutti vorremmo essere lavoratori, ma se non sentiamo forte il senso dell’uguaglianza dell’essere tutti uomini, non potremo mai vivere correttamente il dono del lavoro, corrotto com’è dalle discriminazioni, dalle raccomandazioni, dalla mercificazione di un Bene che appartiene all’Umanità, non alle lobby, pubbliche o private, che ne fanno occasione di arricchimento personale e di  sfruttamento comunitario.

Che sia davvero, dunque, questa, LA FESTA DEL LAVORO DI TUTTI E PER TUTTI, della libertà del lavoro, del diritto al lavoro costituzionalmente sancito e umanitariamente e correttamente distribuito.

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