Questa è la situazione odierna,
una realtà che si cerca di affrontare come meglio si può, chiedendo l’aiuto di
tutte le forze in campo. Questa è l’emergenza umanitaria di cui qualcuno cerca
di farsi carico e, pur tra mille difficoltà di ogni genere, cerca di salvare
una vita umana, perché prima di tutto si tratta di questo: mettere in salvo un
essere umano.
Ma, come dice qualcuno, in un
forum sul web ‘’l’uomo comune non
ragiona’’, non ragiona perché è abituato a non ragionare oppure a ragionare
sempre e soltanto in modo egocentrico o con l’unico riferimento al discorso
economico.
Mi ha fatto molto male leggere
alcuni commenti sull’argomento ‘’immigrazione’’ che, non senza difficoltà e
sofferenza, riporto qui di seguito, non certo per esaltarli o dare loro altro
spazio di visibilità, ma perchè, pur nella loro crudele disumanità, possono
aiutarci a riflettere su questo così delicato e doloroso problema che è quello dell’immigrazione
ovvero la fuga di
intere popolazioni da luoghi di morte.
Questa che segue è solo una
piccolissima parte di una discussione trovata sul web e fatta da interlocutori diversi
per età e per occupazione, adeguatamente ripulita nei termini e nei toni di
estrema volgarità…
- è proprio brutto vedere come cambiano i tempi, 20 anni fa si
diceva che sarebbe stato disumano affondare un gommone immigrato che arrivava
dall'Albania o dall'Africa, oggi credo che il 90% degli Italiani lo
affonderebbe con le proprie mani
- Non costerà di meno lanciare 4 bombe sulle imbarcazioni?
- Non voglio dire di affondare i barconi come sostiene qualcuno in
questi commenti, ma ci vuole tanto a mandare la flotta a bloccarli al limite
delle acque libiche per rispedirli SUBITO indietro ???
- Ma che sparate ...centri accoglienza cercano
soluzioni??????????? ce n’è una sola, riportarli a casa loro, gli date da
mangiare e via si riparte… basta........... (New York University)
- Felice che la marina faccia il suo dovere di guardiano e
salvatore nei nostri mari. Chi si lamenta dovrebbe prima capire i motivi di
questi flussi migratori. Non li volete sulle nostre coste? Perfetto. Allora
andate nel loro paese e mettete fine ai loro problemi.
- Gli Africani si riproducono velocemente e in poche generazioni ci saranno milioni di
africani clandestini in Italia.
Leggendo queste ‘’opinioni’’ mi veniva da pensare alla storia di Mosè, che qui, per chi non la conoscesse, riporto brevemente: Nato da Yochebed e Amram,
il piccolo Mosè venne nascosto in un cesto dalla madre a solo tre mesi di vita,
e deposto sulle rive del Nilo per essere salvato dalla persecuzione voluta da
Faraone . Infatti il Faraone aveva detto al suo popolo:
«Ecco che il popolo dei figli d'Israele è più numeroso e più forte di noi. Prendiamo provvedimenti nei suoi riguardi
per impedire che aumenti, altrimenti, in caso di guerra, si unirà ai nostri
avversari, combatterà contro di noi e poi partirà dal paese». Impose quindi
agli Ebrei i lavori forzati per opprimerli. Ma il popolo ebreo continuava a
aumentare così il re d'Egitto disse alle levatrici degli Ebrei di uccidere i
figli maschi degli Ebrei, ma le levatrici non lo fecero. Allora il faraone
diede quest'ordine a tutto il suo popolo: «Ogni figlio maschio che nascerà agli
Ebrei, lo getterete nel Nilo, ma lascerete vivere ogni figlia» . Dalle acque del Nilo, Mosè fu raccolto dalla figlia del
sovrano che, commossa dal pianto del bambino, decise di adottarlo
come suo figlio, affidandolo, su invito di Miriam, sorella del neonato, alla
madre naturale affinché lo nutrisse
Come si può notare, la storia non è
cambiata affatto: parliamo di Millenni di anni fa, eppure il modo di ragionare
è identico, tragicamente identico, perdutamente identico, crudelmente identico:
dov’è il nostro presunto progresso???
Il faraone temendo l’invasione di un
popolo pacifico decise di sterminarlo: noi, a quanto pare, non siamo da meno!
Che cosa fece la mamma di Mosè? Mise il proprio
figlio in una cesta e lo affidò alla corrente del fiume, nella speranza di
garantirgli una qualche possibilità di salvezza, confidando nell’aiuto divino.
Che cosa hanno fatto quelle 200 e più
mamme che hanno affidato i loro figli ‘’minori’’ alle acque del Mediterraneo,
nella speranza che qualcuno li salvasse?
Li hanno messi su dei barconi, non più
resistenti e sicuri di una cesta di vimini, per salvarli dalla persecuzione ed
hanno confidato nell’aiuto e nell’umanità di altri popoli.
La differenza dove sta?
Non
ne vedo molte, tranne una sola: la figlia del faraone sapeva che Mosè era
ebreo, sapeva che tenendolo con sé sarebbe andato contro la volontà e gli
ordini del padre, ma l’ha tenuto ugualmente, amandolo come se fosse il suo vero
figlio; noi, invece, come ci comportiamo?
Vorremmo affondare i figli di coloro che
subiscono persecuzioni e abusi ogni giorno!
Non credo che questo ci faccia molto
onore!
Ci sono, per fortuna, anche tanti buoni
esempi, tanta gente si è prodigata, personalmente, per accogliere e dare
soccorso a molti di loro, ma tanti, purtroppo, non riescono ad andare oltre il
proprio recinto, chiusi nelle loro personali paure e nei loro discorsi-non
ragionati e così regrediscono di millenni di storia!
Per dare risposta a chi, molto convintamente,
propone di rispedirli al mittente ed a chi propone di conoscere le motivazioni
delle loro ‘’fughe’’, vi riporto un articolo apparso sul giornale ‘’Avvenire’’
del 1° maggio scorso; mentre in Italia si cantava e si cercava di festeggiare
un lavoro che non c’è, in Siria accadeva ben altro…
Raid
su una scuola ad Aleppo, mentre i bambini stavano tenendo
una
mostra dei loro disegni : 18 le vittime.
‘’Ancora morte e distruzione in Siria. E,
ancora una volta, la guerra non risparmia i bambini. Un raid aereo ha centrato, ieri, una scuola ad Aleppo
e ucciso 18 civili, tra i quali almeno dieci sono bambini di età compresa fra i
12 ei 13 anni. Ad affermarlo è l’Osservatorio siriano dei diritti umani, almeno
un insegnante è rimasto ucciso nell’edificio, dove i bambini, secondo quanto ha
affermato l’attivista Mohammed al Khatieb, stavano ‘’tenendo una mostra dei
loro disegni’’. La scuola si trovava nel quartiere di Ansari, prima della
guerra affollato centro commerciale. Le roccaforti ribelli nella seconda città
della Siria sono, da metà dicembre scorso, nel mirino di massicci bombardamenti
aerei messi in atto dal regime siriano, che nei giorni scorsi si era guadagnato
le critiche delle organizzazioni dei diritti umani internazionale per il lancio
di barili bomba su insediamenti civili.
Due giorni
fa un’autobomba jihadista aveva fatto circa cento morti a Homs.
L’attacco, attribuito ai miliziani di al Nusra, è avvenuto nel pieno di
un’offensiva del regime per recuperare il
pieno controllo della provincia.
Secondo il quotidiano inglese ‘’ Daily
Telegraph’’, non si sarebbe fermato l’uso di armi chimiche da parte del regime
di Bashar al Assad , che nelle ultime settimane avrebbe lanciato nuovi letali
attacchi contro la popolazione civile, colpendo anche bambini.
Dopo il gas sarin, sarebbero stati usati
anche il cloro e l’ammoniaca.’’
Le riflessioni
e i commenti li lascio a chi legge, per quanto mi riguarda vorrei solo rivolgere
qualche domanda agli illustri signori
(alcuni di loro, infatti, appartengono a prestigiose Università, italiane e non)
del dialogo soprariportato: chi di voi sarebbe disposto a scambiare la proprio
vita con quella dei profughi? Chi di voi sarebbe disposto a vivere nei luoghi
da cui gli immigrati fuggono?
Chi di voi
vivrebbe spensierato sapendo che il proprio figlio potrebbe non tornare da
scuola per un raid aereo o per un’incursione improvvisa di ribelli o di
militari? Chi di voi, sapendo di non avere speranze di vita nel proprio paese,
non desidererebbe o non cercherebbe di trovare un luogo più sicuro, pur con
tutta la nostalgìa per la propria patria?
Chi di voi sarebbe
così coraggioso da vivere sotto le bombe?
Chi, pur di
dare una speranza di vita al proprio figlio, non farebbe ciò che aveva fatto la
madre di Mosè o le madri dei bambini siriani che hanno raggiunto le nostre
coste in questi giorni?
Non è passato
molto tempo da quando, in Puglia, davanti ad un Liceo è scoppiato un ordigno
che ha ucciso una studentessa quindicenne. È nel ricordo di tutti quel dramma e
l’angoscia dei genitori degli altri studenti nel non potersi più fidare neanche
di un luogo pubblico come la scuola. Ricordiamo tutti le loro preoccupazioni:
erano genitori preoccupati per l’incolumità dei propri figli, in un Paese
civile e democratico.
Perché, dunque, ai genitori di un Paese dove
infuria la guerra civile, dove il Governo non solo non tutela la popolazione
civile, ma inveisce addirittura contro di essa… perché a questi genitori, che
vivono nel terrore per sé e per la propria famiglia, non è consentito il
preoccuparsi e il cercare soluzioni per la sopravvivenza dei propri figli? Sono
forse genitori inferiori agli altri genitori?
Amano forse meno i loro figli? La vita dei loro
figli vale forse meno di quella dei nostri figli?
Si è genitori dovunque e si è figli dovunque: la
morte degli uni o degli altri ha lo stesso carico di sofferenza a qualsiasi
latitudine ci si trovi.
Il coraggio e la sofferenza di una madre e di un
padre che affidano alle organizzazioni criminose la vita del proprio figlio,
affinchè possano traghettarlo in terre lontane e sconosciute, nella speranza
che abbiano una vita migliore della loro o perlomeno che non siano in pericolo
di vita quotidiano… il loro coraggio è prova del loro grande amore oltre che
del grande pericolo che corrono restando nel loro Paese.
Fermo restando
il rispetto per la libertà di pensiero e
di parola, diritti sacrosanti, vorrei dire a tutti coloro che la pensano come gli
interlocutori sopra citati, di assicurarsi, prima di esternare opinioni e
convinzioni su questi argomenti così delicati, che ci sia in loro un ultimo
frammento di cuore ancora in vita, perché, in chi rifiuta il soccorso a coloro
che fuggono dalla morte, probabilmente qualcosa
dentro è morto da tempo.
Se un Governo,
non solo non si prende cura della propria popolazione, ma la perseguita
addirittura, tutto il resto del Mondo ha il dovere, umanitario e sacrosanto, di
prendersene cura, di proteggere chi è in difficoltà o in pericolo di vita; è un
suo esclusivo e prioritario dovere, perché ogni essere umano appartiene al
mondo intero, senza distinzioni di sorta.
Un mondo che
esclude i più deboli e che non si pone il problema di chi vive in mezzo alla
guerra, è un mondo che ha problemi di ‘’umanità’’, cioè deve forse recuperare
la sua originale identità di ‘’Umanità’’ intendendo per essa persone che non
affondano barconi pieni di bambini e di donne incinte che fuggono dalla
guerra!!!
Il grido ‘’salvate i nostri bambini’’, da parte
delle popolazioni perseguitate, possa giungere
negli spigoli più acuti dei cuori di tutti gli uomini, che li aiuti a
riscoprire la loro identità di uomini, a riconoscersi uomini nel volto
terrorizzato dell’altro uomo, nelle lacrime spaventate di una madre, nel
desiderio di vita di un bambino, nel sogno di una vita migliore per ogni essere
umano.

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